Un proverbio aborigeno recita: prenditi cura della Terra e la Terra si prenderà cura di te, distruggi la Terra e la Terra ti distruggerà. L’idea di un’economia circolare può rappresentare una risposta alle sfide ambientali del nostro tempo. Mentre il consumo globale di risorse materiali e la produzione di rifiuti continuano a crescere in modo esponenziale, l’economia circolare emerge come un paradigma alternativo che promette di rivalutare, rigenerare e proteggere l’ambiente, mentre si crea valore economico e sociale. La questione a cui dobbiamo trovare urgentemente una risposta è: ci può essere crescita senza distruggere il pianeta?

L’economia circolare è un’economia progettata per autorigenerarsisi. Si distingue dal tradizionale modello “prendi-produci-consuma-getta” che ha guidato gran parte della produzione e del consumo del ventesimo secolo. Essa è un modello di produzione e consumo che punta a estendere il ciclo di vita dei prodotti e che contribuisce a ridurre la produzione di rifiuti. L’obiettivo è che, una volta che i prodotti hanno terminato la propria funzione, sia possibile reintrodurre nel ciclo economico i materiali di cui sono composti, che potranno così generare nuovo valore. Invece di perseguire la crescita economica a spese dell’ambiente, l’economia circolare si basa su tre principi chiave: eliminare i rifiuti e l’inquinamento, mantenere in uso prodotti e materiali, rigenerare i sistemi naturali.
L’idea è promuovere la riduzione dell’utilizzo di risorse limitate e l’eliminazione dei rifiuti dal sistema. Invece di gettare prodotti esausti, si mira a mantenere i materiali all’interno del sistema produttivo, riutilizzandoli o riciclandoli. L’obsolescenza programmata, in cui i prodotti sono progettati per una durata limitata, viene contrastata. La condivisione, il noleggio, la riparazione e il riutilizzo dei materiali esistenti sono incoraggiati, estendendo il ciclo di vita dei prodotti. Inoltre si promuove la conservazione e il ripristino degli ecosistemi naturali. L’uso sostenibile delle risorse e il passaggio alle fonti di energia rinnovabile sono essenziali per ridurre l’impatto ambientale.

Nonostante il potenziale rivoluzionario dell’economia circolare, si prospettano sfide significative da affrontare: la moderna complessità dei prodotti rende il riciclo inefficiente. Materiali sintetici e componenti elettronici difficili da smontare ostacolano il pieno recupero di risorse. Ad esempio, solo il 30% dei materiali utilizzati in uno smartphone modulare può essere recuperato. L’uso estensivo dei combustibili fossili è un altro problema da risolvere. La maggior parte dei combustibili fossili viene bruciata per produrre energia e non può essere riutilizzata o riciclata. Anche il passaggio alle energie rinnovabili presenta criticità, poiché la produzione e la gestione di tecnologie come pannelli solari e batterie al litio richiedono risorse difficili da riutilizzare. La crescita costante dell’uso di risorse rende difficile attuare un’economia circolare. Nonostante l’efficienza dei sistemi di estrazione, la quantità di materiale disponibile per il riciclo rimarrà inferiore alla domanda causata dalla crescita economica richiedendo l’utilizzo di nuove risorse.

L’Unione Europea sta giocando un ruolo di primo piano nell’adozione e nell’attuazione dell’economia circolare. In linea con l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 previsto dal Green Deal, nel marzo 2020 la Commissione europea ha proposto il primo pacchetto di misure per accelerare la transizione verso un’economica circolare, come annunciato nel Piano d’azione per l’economia circolare. Le proposte includono il potenziamento dei prodotti sostenibili, la responsabilizzazione dei consumatori verso la transizione verde, la revisione del regolamento sui materiali da costruzione e una strategia sui tessili sostenibili. Nel novembre 2022, la Commissione ha inoltre proposto nuove regole a livello europeo sugli imballaggi. Queste comprendono una proposta per migliorare il design degli imballaggi, dotarli di etichettatura chiara e incentivare il riutilizzo e il riciclo. La proposta include anche una transizione verso plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili. Nel voto del 9 febbraio 2021, il Parlamento europeo ha richiesto norme più severe sul riciclo con obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030 per l’uso e il consumo di materiali. Nell’ottobre 2022 il Parlamento ha approvato una revisione delle norme sugli inquinanti organici persistenti (POP) per ridurre la quantità di sostanze chimiche pericolose nei rifiuti e nei processi di produzione. Le nuove regole introdurranno limiti più severi, vieteranno alcune sostanze chimiche e manterranno gli inquinanti lontani dal riciclaggio. Alcune misure innovative includono la creazione di un passaporto elettronico per i prodotti, l’introduzione di standard minimi per prodotti ecocompatibili e la promozione di acquisti pubblici verdi.

Tuttavia, l’Unione Europea non può non coinvolgere altre regioni del mondo nell’adozione di questo modello. L’efficacia di esso dipende da una sua diffusione su scala globale, se solo alcune zone del pianeta attuano il modello esso non ha alcun impatto: è necessaria una cooperazione internazionale per affrontare il problema del consumo e dello sfruttamento delle risorse a livello planetario. In tal senso la Global Alliance on Circular Economy and Resource Efficiency (GACERE) rappresenta un’importante iniziativa per promuovere la transizione.
Nonostante le criticità intrinseche al modello, l’Unione Europea sta svolgendo un ruolo guida nell’attuazione di questa visione a livelllo internazionale. Tuttavia, per avere un impatto significativo è necessaria una cooperazione internazionale più ampia. L’economia circolare non è solo una questione economica, ma una sfida esistenziale che richiede il coinvolgimento di governi, aziende e cittadini di tutto il mondo. La transizione rappresenta una delle chiavi per garantire un futuro sostenibile per le generazioni presenti e future.

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Professore universitario, romano, classe 1984. È laureato in Giurisprudenza ed è dottore di ricerca in filosofia del diritto, politica e morale. Ha lavorato per l’UE e per lo European Patent Office. Attualmente svolge attività di consulenza come Policy Officer per le policies europee. Appassionato di filosofia, cerca, nei suoi scritti, di ridare un respiro esistenziale alla quotidianità e alle sfide politiche