Feuerbach diceva che siamo ciò che mangiamo e le sue conclusioni erano visionarie, ma nel mondo di oggi abbiamo una nuova consapevolezza: oltre a essere ciò che mangiamo, siamo anche come mangiamo. Il cibo sulle nostre tavole ha sempre portato con sé un significato spirituale, simbolico e culturale. Mangiare è sempre stato un modo per condividere la nostra fragilità col vicino: guarda, sono debole come te, ho un limite, devo mangiare per sopravvivere. Ecco perché mangiare è sempre legato al tipo di relazione che ho con l'”altro”.

Oggi il mangiare estende la sua potenza simbolica oltre il vicino stricto sensu e la comunità prossima nello spazio e nel tempo; oggi il vicino è l’intero pianeta e la comunità è l’intera famiglia umana. Le sfide della globalizzazione (cambiamenti climatici, migrazioni di massa, sviluppo tecnologico e pandemie) rendono sempre più evidente come la nostra interconnessione reciproca e con il pianeta sia molto intima e inevitabile: nessuno sopravvive se non sopravviviamo tutti. Il modo in cui mangiamo è quindi un fenomeno comunitario a livello globale, e sì, siamo allora come mangiamo. Mangiare oggi è sempre più un atto politico e culturale globale, è una scelta che implica una necessità per l’industria alimentare, per la distribuzione e per i consumatori di essere sostenibile ed ecologica.
In quest’ottica l’UE ha promosso e attuato il cosiddetto progetto “Farm to Fork Strategy for a fair, healthy and environmentally friendly food system“. La strategia fa parte della roadmap europea Green Deal presentata l’11 dicembre 2019 e promuove un modello di sistema alimentare sostenibile in tutte le fasi della catena alimentare. Molti cittadini e stakeholder hanno contribuito alla consultazione della Commissione nel febbraio/marzo 2020. A causa della pandemia di Coronavirus, il lancio iniziale del progetto, che si sviluppa attraverso 27 misure legislative e non legislative dal 2020 al 2024, è stato ritardato. Il 20 maggio 2020 la Commissione ha adottato la sua comunicazione. Il 12 novembre 2021, anche a causa della crisi pandemica, è stato adottato un piano di emergenza per garantire l’approvvigionamento e la sicurezza alimentare in tempi di crisi.

Uno degli obiettivi principali del piano è ridurre l’impatto ambientale del sistema alimentare europeo. Questo implica una serie di azioni, tra cui la promozione dell’agricoltura biologica, la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, e la promozione di pratiche agricole più sostenibili. L’UE si è posta l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi chimici entro il 2030, così come di aumentare la superficie agricola dedicata all’agricoltura biologica.
La strategia “Farm to Fork” promuove anche la riduzione dello spreco alimentare. L’UE si è impegnata a ridurre del 50% lo spreco alimentare per il 2030, un obiettivo ambizioso ma fondamentale per conservare le risorse naturali e alimentari. Inoltre, la strategia promuove la tracciabilità degli alimenti lungo l’intera catena di produzione e distribuzione, garantendo così una maggiore sicurezza alimentare per i consumatori.
Un altro pilastro importante della strategia è quello della promozione di una dieta più sana e sostenibile. L’UE cerca di incoraggiare i cittadini europei a adottare abitudini alimentari più equilibrate e sostenibili, riducendo il consumo di carne e prodotti ad alto impatto ambientale, e aumentando l’assunzione di prodotti vegetali. Questo non solo beneficia l’ambiente, ma anche la salute umana, contribuendo a combattere problemi come l’obesità e le malattie legate all’alimentazione.

Il piano riconosce anche l’importanza dell’agricoltura locale e della produzione a piccola scala. Promuove l’accesso equo ai mercati per gli agricoltori locali e mira a rafforzare le comunità rurali, contribuendo così alla coesione sociale ed economica.
Tuttavia l’iniziativa dell’UE non sfugge alle critiche. Alcuni sostengono che gli obiettivi, ambiziosi, potrebbero mettere a rischio la competitività dell’agricoltura europea in un contesto globale. Altri temono che la transizione verso una produzione alimentare più sostenibile potrebbe comportare un aumento dei costi per i consumatori.
Il piano d’azione si muove su diversi fronti: eliminazione delle emissioni di CO2; avanzamento delle soluzioni di efficienza energetica; riduzione del 50% dell’uso complessivo e del rischio dei pesticidi chimici e dell’uso dei pesticidi più pericolosi; riduzione di almeno il 20% dell’uso di fertilizzanti; misure per un settore animale più sostenibile, per il benessere degli animali e per la salute delle piante; riduzione del 50% delle vendite di antimicrobici nell’UE in agricoltura e acquacoltura; 25 % della superficie coltivata con metodo biologico e un aumento significativo dell’acquacoltura biologica. Tutti tali obiettivi sono da raggiungere entro il 2030. Sono previste inoltre raccomandazioni a ciascuno Stato membro sui 9 obiettivi della politica agricola comune (PAC) da inserire nei rispettivi piani strategici e misure per aumentare la sostenibilità della produzione di pesce e frutti di mare.

In conclusione, la strategia “Farm to Fork” dell’Unione Europea rappresenta un passo importante verso un sistema alimentare più sostenibile ed equo. Affronta sfide cruciali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la salute umana. Tuttavia, la sua implementazione richiederà un impegno congiunto da parte di agricoltori, produttori, consumatori e responsabili politici per raggiungere gli ambiziosi obiettivi stabiliti. Solo attraverso un approccio integrato e collaborativo potremo costruire un futuro alimentare migliore per tutti. Questo passaggio è fondamentale per un’UE più sostenibile anche dal punto di vista dell’industria alimentare. Grazie a questo strumento è chiaro che la sostenibilità non ha a che fare solo con l’espansione di un modello, ma anche con la protezione di ciò che già abbiamo. Le misure adottate nell’UE sono un esempio per il resto del mondo e potrebbero generare un circolo virtuoso a livello globale. È infatti sempre più chiaro che l’UE deve prendere coscienza di essere un apripista e un leader a livello globale, e che deve pensare in termini di politiche globali, per dare soluzioni globali a problemi globali.

Per farla breve, l’UE dovrà assumersi la responsabilità di essere un attore globale e di guidare il resto del mondo con il suo know-how, la sua esperienza e la sua visione. Questa strategia adottata dall’UE è un buon esempio di come noi europei possiamo trovare soluzioni globali a problemi globali. Il prossimo passo sarà iniziare ad avere fiducia e diffondere i nostri modelli e le nostre migliori pratiche in tutto il mondo, uscire dal nostro nido e volare. Sta a noi essere leader o assistere passivamente alla degenerazione del mondo. Infatti, sta diventando evidente che l’adozione di misure come il Farm to Fork o il Contingency Plan solo in alcune parti del mondo non risolve il problema delle emissioni di CO2. Per risolverlo, il Farm to Fork e il Contingency Plan dovrebbero essere strategie globali. Intervenire è più urgente che mai e rappresenta una grande opportunità per l’UE di diventare un attore politico, economico e culturale di primo piano su scala globale.

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Professore universitario, romano, classe 1984. È laureato in Giurisprudenza ed è dottore di ricerca in filosofia del diritto, politica e morale. Ha lavorato per l’UE e per lo European Patent Office. Attualmente svolge attività di consulenza come Policy Officer per le policies europee. Appassionato di filosofia, cerca, nei suoi scritti, di ridare un respiro esistenziale alla quotidianità e alle sfide politiche