Il Presidente della Repubblica, tirato per la giacchetta sin troppe volte in questi mesi, ieri si è ripreso la scena.
Il ricevimento al Colle delle alte cariche dello Stato gli ha dato modo di incidere sulla pietra il suo pensiero. E se le voci sulla riforma del premierato possono averlo indispettito, lo ha certamente tenuto per sé, forte del proverbiale garbo istituzionale. A Palazzo Chigi, per una volta, le luci della ribalta sono rimaste spente: niente conferenza stampa prenatalizia per Giorgia Meloni che ha l’influenza – ma è negativa al Covid, fanno sapere – e non è potuta andare di persona all’appuntamento con il Presidente. Con il quale ha avuto un colloquio telefonico, prima ancora dell’arrivo sul Colle delle alte cariche dello Stato.

E’ stato dunque il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a condurre le danze degli invitati al Palazzo che fu del Papa prima e dei Savoia poi. «Siamo giunti al termine del primo anno di legislatura e purtroppo non possiamo che confermare la preoccupazione per l’evoluzione degli scenari internazionali dove alla crisi ucraina si sono aggiunte le tensioni in Medio-Oriente. L’Italia, come sempre, sta facendo la sua parte ed è pronta a farsi carico di quelle che potrebbero essere nuove esigenze di sostegno, sia nell’ambito Atlantico sia in quello Europeo”, ha detto La Russa preparando il terreno per il discorso del Capo dello Stato. Sergio Mattarella è volato alto: «La libertà come premessa di pace, giustizia, uguaglianza, democrazia, coesione sociale, dialogo, tolleranza, solidarietà. Dal rispetto della libertà di ciascuno discendono le democratiche istituzioni, l’equilibrio fra i poteri, il ruolo fondamentale del Parlamento, l’imparzialità, principio guida della pubblica amministrazione, unitamente al suo dovere di efficienza e competenza. Su queste qualità, su questi doveri della funzione pubblica, si fonda la garanzia di libertà dei cittadini e dunque la loro fiducia nelle istituzioni», il monito alle alte cariche. Ma il Presidente ha spaziato a tutto campo. Con un occhio di riguardo alle sfide del prossimo futuro. Quella della stabilità negli equilibri geopolitici, in primis.

Ma ha parlato anche di Intelligenza Artificiale e di responsabilità dello stare in rete. Ricordando che il 2024 si aprirà con la presidenza del G7. «Sarà una grande opportunità per favorire soluzioni più avanzate su cruciali questioni globali, quali il governo delle migrazioni, la sicurezza alimentare e la regolamentazione dell’intelligenza artificiale». E su questo punto il Presidente argomenta con puntuta puntualità: «Va considerato che la gestione delle tecnologie più avanzate è, nei fatti, patrimonio esclusivo di poche grandi multinazionali che, oltre a detenere una quantità imponente di dati personali -talvolta artatamente carpiti- possono condizionare i mercati, incluso quello che, abitualmente, loro stesse definiscono il mercato della politica. È inevitabile, verosimilmente, che gli operatori dominanti in questo settore abbiano grandi dimensioni perché quelle attività richiedono capacità, dati, infrastrutture tecniche e risorse economiche che soltanto un numero estremamente ristretto di soggetti può assicurare ma vi è l’esigenza di regole -non ostacoli ma regole a garanzia dei cittadini- per evitare che pochi gruppi possano condizionare la vita di ciascuno di noi e la democrazia».

L’allarme risuona dall’alto dell’autorevolezza del Quirinale: «Attraverso un uso distorto della tecnologia, si riesce, già oggi, ad alterare, in maniera difficilmente avvertibile, dichiarazioni, video, filmati, tagliando brani, isolando frasi, rimontando abusivamente. Con l’intelligenza artificiale -ha sottolineato il Capo dello Stato- è possibile produrre scenari virtuali».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.