Non soltanto Donald Trump ha stravinto, ma i suoi due unici concorrenti e cioè Ron De Santis e Nicky Haley non sono riusciti a trovare un accordo e hanno preso intorno al 20 per cento, ma non hanno dato la sensazione di costituire un’alternativa all’ex presidente già considerato il futuro presidente. Alla Casa Bianca, Joe Biden non ha potuto che prenderne atto: “E’ lui il nemico ed è inutile farsi illusioni su qualche altro repubblicano che non costituisca un pericolo per la democrazia americana. Trump è quanto di peggio possa capitare a questo paese ma adesso rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di salvare il salvabile”.

Biden, la situazione irritante e il rischio ritiro durante nuovo quadrennio

Cosa piuttosto improbabile, visto che Joe Biden non vuole cedere il posto di candidato democratico per raggiunti e superati i limiti d’età mettendo di conseguenza l’elettore americano di fronte a una situazione irritante. Questo significa che la scelta del vicepresidente che dovrebbe correre in team insieme a Biden è un problema grave perché, anche ammesso che Biden possa farcela, le probabilità di ritiro nel quadriennio per cause naturali sono altissime, per essere quindi sostituito dal suo vice uomo o donna, per ora sconosciuto. Donald Trump sta intanto giocando con sdegno la sua partita. Cosa che abbiamo visto proprio in Iowa, uno Stato piccolo e più gelido della Siberia, dove i fan di Trump hanno dato prova di coraggio aspettandolo al comizio, con il termometro sotto i quaranta gradi centigradi.

Trump e i rivali: la differenza nella politica estera 

Il Tycoon era furioso con Nikki Haley e con Ron DeSantis che ha chiamato “traditori, bugiardi e imbroglioni” perché cercano senza alcuna chance di fargli le scarpe. Lo diceva mentre i due, che lo hanno abbandonato mettendosi in proprio, cercavano invano di trovare un sentiero comune come moderati. Entrambi in politica interna sono stati vaghi e tutto sommato indistinguibili dai Democrats. La vera divisione fra loro è l’Ucraina e l’intera politica estera su cui sono inconciliabili. Il governatore della Florida è stato brutalmente abbandonato dalla parte più influente del suo ricco elettorato e la Haley è la candidata che vorrebbe riportare gli Stati Uniti sui suoi binari tradizionali: amici dell’Europa, nemici della Russia, pronti a fare a pugni con chiunque tocchi il mondo occidentale.

La Haley è stata per anni ambasciatrice degli Stati Uniti presso L’Onu, e ha accumulato una grandissima esperienza in politica estera con una percezione diretta dei rischi che corre l’occidente. Ma sul piano della politica interna non ha convinto nessuno perché ha parlato in modo molto generico dell’età pensionabile e di una riforma della Social Security. Ron DeSantis è stato nei suoi discorsi più conservatore, ma d’accordo con Trump sulla politica estera, e sulla decisione di mollare l’Ucraina, dichiarare Putin grande amico e libero di prendersi quanta Europa vuole.

Trump, evita i Caucus e rilancia MAGA

I Caucus sono delle forme di contatto con gli elettori molto complicate e che mettono a dura prova i candidati costretti a seguire decine di diverse riunioni nelle case, chiese, palestre e nella buona stagione anche grandi picnic. Il gelo ha trasformato il Caucus dell’Iowa in una tortura cui “The Donald” (come lo chiamava sua moglie) si è sottratto come un divo che non ha bisogno di scendere tra le plebi. Ha parlato in pubblico e al riparo e ha difeso il progetto MAGA, Make America Great Again, con tutti i suoi vezzi retorici che fanno la fortuna dei suoi numerosi imitatori. Di fatto rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda anche leggermente aggressiva, interrompe la giornalista, in genere donna, e poi le dice che già si sente seccato, che ne ha abbastanza del suo tono di voce e poi la definisce “nasty”, cioè cattiva, indisponente.

La Haley ha ancora molta strada da fare anche se tutta in salita, ma è l’unica che attrae quel tipo di elettore di destra moderato che chiede un approccio ragionevole senza pregiudizi. Trump vuole chiudere i rubinetti all’immigrazione clandestina? La Haley non li vuole aprire, ma regolare con un controllo che non faccia dell’immigrato un nemico. Lo scrittore e polemista repubblicano Peter Spiliakos adora Nikki e si fa in quattro per cercare l’accordo fra lei e Ron DeSantis. I repubblicani non amano il populismo di Trump e il populismo in genere, ma i trumpiani sostengono che il governatore della California è molto più populista di Trump.

L’astro nascente Nikki Haley anche se ancora molto lontana dai traguardi che possono permettere di sognare, è stata ben attenta a non farsi prendere dal gorgo populista restando con i piedi per terra senza divagare e questo è un dato che tutti gli osservatori politici riconoscono e che sperano di veder crescere ed affinarsi.

Il profilo di Halay che piace non solo ai repubblicani

Quindi, oggi lo stato delle cose è questo: Trump è chiaramente il front runner, l’uomo in testa, anche se gioca a fare l’under dog, il concorrente minacciato dal potere del Deep State. Ma anche se ha fatto benissimo, conquistando il 51 per cento dei voti, è pur sempre fermo intorno alla metà. La Haley è al 20 e mezzo per cento e Ron quasi al 23. Fra i due ultimi bisogna tener conto che il governatore della California è in discesa e l’ex governatrice del South Carolina è in rapida crescita perché ha marcato delle vere differenze con Trump, ciò che la rendono appetibile anche all’elettore non repubblicano, quello indipendente che vuole continuità col passato e con la difesa dell’Europa. Gli americani di diretta discendenza europea sono ormai una minoranza ma milioni di loro sono ancora sensibili al tema della libertà delle loro “Old countries” europee, molte delle quali nell’Europa dell’Est.

Trump è un animale politico raffinato e competente, a prescindere dai suoi modi teatrali, ed ha imparato a moderare o esaltare i punti che tradizionalmente fanno di lui il campione dei moderati o quello degli infuriati che vogliono invadere il Messico per riportare anche oltre le colline di Montezuma (come canta l’inno dei Marines) l’ordine e la legalità di cui ha bisogno il grande corpo dell’America.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.