Non ha raccolto i 287 voti necessari per far cadere il governo francese la mozione di sfiducia “transpartisan” del partito indipendente Liot, votata da tutte le opposizioni al governo Borne dopo la riforma delle pensioni. Sono mancati 9 voti per la sfiducia che è stata votata da 278 parlamentari.

«Non è stato un fatto isolato, ma il parossismo di intere settimane in cui abbiamo visto l’antiparlamentarismo in tutte le sue manifestazioni»: con queste parole, mentre gran parte dei deputati delle opposizioni abbandonavano i banchi ed uscivano dall’aula in segno di protesta, la premier Elisabeth Borne ha cominciato il suo intervento alla fine della seduta dell’Assemblée Nationale per la presentazione di due mozioni di censura al governo. «Intervento dopo intervento – ha continuato la Borne – ho constatato che non ci sono davvero limiti alla doppiezza. Sono gli stessi che hanno fatto di tutto per limitare il dibattito che ora vengono a rimproverarci di aver limitato il dibattito. Questi comportamenti sono gravi». L’intervento di Elisabeth Borne, che ha convocato i ministri per questa sera, è l’ultimo prima del voto sulle due mozioni di censura. Nulla la seconda votazione sulla mozione del partito di estrema destra Rassemblement National.

Il voto di ieri era un momento cruciale per il Governo e per il presidente Emmanuel Macron che ha fatto ricorso a poteri costituzionali speciali per fare passare una riforma impopolare e che ha scatenato un vespaio di polemiche e proteste. Per essere approvata, la mozione di sfiducia avrebbe dovuto ottenere il voto di metà dell’assemblea, appunto 287 parlamentari. Dal 1962 a oggi nessuna mozione di questo tipo ha avuto successo. Nei giorni scorsi il leader repubblicano, Olivier Marleix, aveva fatto sapere che il suo gruppo avrebbe votato contro la mozione di sfiducia: “Riconosciamo la necessità di una riforma per salvare il nostro sistema pensionistico e difendere il potere d’acquisto dei pensionati”, aveva detto.

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