L’11 giugno 2025 si terrà a Roma, al Gazometro, il Namex Annual Meeting (NAM2025), evento di riferimento per il settore delle telecomunicazioni e dell’infrastruttura digitale in Italia. L’edizione di quest’anno affronterà temi cruciali come l’impatto dell’intelligenza artificiale, la sicurezza dei cavi sottomarini e la corsa alla connettività satellitare globale. Le domande cruciali riguardano l’indipendenza digitale e tecnologica dell’Italia, in un contesto in cui internet è diventato il “sesto potere”, con la sua capacità di influenza strategica, ma che non deve per questo perdere la spinta innovativa, orizzontale e pluralista che l’ha generato.

Il Nam 2025 è l’evento promosso annualmente dal Consorzio Namex, uno dei principali punti di interscambio dati internet (Ixp) in Italia. L’Ixp è un punto di interscambio fisico dove diverse reti Internet, come i fornitori di servizi Internet, si interconnettono per scambiarsi traffico senza dover passare attraverso fornitori di transito di terze parti. Tale interconnessione diretta riduce la latenza, ottimizza il flusso, e permette a diverse reti di gestire traffico in modo efficiente e meno costoso. Competenze utili per le piattaforme big tech e non solo, soprattutto vitale per i creatori di contenuti, quelli con cui tutti noi utenti abbiamo familiarità. Alla guida di Namex il Ceo Maurizio Goretti. Proprio lui ci ha spiegato la realtà che da trent’anni interconnette grandi Telco nazionali, internazionali e piccoli provider italiani. Roma è stata un laboratorio anticipatore: dai 4 provider locali degli anni ’90 siamo arrivati ai 260 attuali. «Leghiamo contenuti e reti, lavorando per avvicinare sempre di più i dati agli utenti finali», ha detto Goretti, sottolineando il ruolo crescente delle infrastrutture «neutrali» come elementi centrali della geografia digitale del Paese. Cosa si intende per infrastruttura digitale neutrale? Un centro d’interscambio accessibile ai diversi attori in gioco e non posseduto da una delle grandi telco, com’era in Italia prima della svolta nella logica della concorrenza, una scelta fatta tardi secondo il Ceo. Ma se gli operatori e i dati aumentano, bisognerà che si moltiplichino anche gli edge data center, in modo da essere più sostenibili e competitivi, afferma Goretti.

A maggior ragione perché Roma dovrà avere un ruolo importante come Milano, su cui le prospettive sono di ulteriore espansione nello scacchiere europeo. Namex sta inoltre penetrando anche nel sud Italia e a Tirana. Ad ogni modo è impensabile che la Capitale non sia uno dei fulcri del web nella sfera mediterranea e dell’Europa meridionale. Il data center di Namex vicino alla Stazione Termini per Goretti dev’essere solo una delle pedine, nella partita dello sviluppo e dell’intelligenza artificiale, sulla quale secondo l’Amministratore del Consorzio ci sono tutte le potenzialità per l’Italia per essere indipendente. A patto che la politica sappia gestire questa fase cruciale. «Ok la regolamentazione, importante è che il Gdpr dell’Ue sulla privacy venga fatto sempre rispettare, ma prima di essere regolamentati la politica deve capire cos’è internet.

Non è come la televisione, con un’antenna che può trasmettere su un gran numero indefinito di televisori, è una cosa diversa. Negli anni i centri di interscambio sono cresciuti senza quasi che la politica se ne interessasse, oggi invece è un fiume di norme. E ovviamente per reggere la sfida dell’IA dobbiamo sviluppare soluzioni internamente, senza andarle sempre a prendere all’esterno. Ricordiamoci – prosegue Maurizio Goretti – che internet è nata nell’humus della controcultura americana, che perseguiva una dimensione decentralizzata e non controllata dall’alto. Quest’idea deve rimanere. Persino ora che sappiamo i potenziali effetti sulla massa del web, divenuto invece pervasivo, forte. Internet è il 6° potere? Ce lo chiederemo al Nam, riflettendo concretamente sulle strategie per avere sovranità tecnologica e digitale», conclude Goretti.

Giampiero Cinelli

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