La fu Grande Bellezza
Roma, è ko tecnico. La Capitale sommersa dai rifiuti è un luna park dell’orrore
Conti in rosso, cumuli di rifiuti, turisti che si aggirano fra topi e nutrie. La Capitale boccheggia, ma non solo per il caldo. E, mentre il termovalorizzatore ancora non si vede, cresce il malcontento per la mancanza di visione nella guida della città.
Roma boccheggia, e non è solo il gran caldo. Perché Caronte va via ma il Campidoglio resta, con la flemma dei suoi occupanti che lento pede stanno traghettando la Capitale verso un interminabile declino. L’Estate Romana è un cartellone ingiallito da paesone di provincia, la festa sul Tevere è una summer edition di Porta Portese con bancarelle di t-shirt e birrette. Chi ci va per mangiare, lo fa senza accorgersi dei roditori che si avvicendano lungo le banchine: topi, pantegane, nutrie. I turisti, divertiti, fotografano. In città impazza una selfie-challenge (una volta si sarebbe detto: safari fotografico) diffusa dai social degli americani. Possono partecipare tutti, è gratuito e prevede premi per gli scatti migliori. Le montagne di rifiuti fanno cinquanta punti. I topini sui marciapiedi, cento. I corvi che mangiano piccioni morti 200. I gabbiani che mangiano topi, 300. Non sappiamo se esiste uno score per i cinghiali.
Ma Roma, Grande Bellezza che fu, è diventata anche questo: un luna park dell’orrore, un posto dove troppo spesso chi visita la città fa sapere, nelle recensioni che lascia (Trustpilot, TripAdvisor, scegliete voi) che non tornerà.
Il termovalorizzatore che serve per liberare le strade della Capitale da tonnellate di rifiuti per adesso non lo si vede arrivare. Sarà l’influenza del Nazareno? Il Tar del Lazio la settimana scorsa ha rigettato la richiesta di sospensiva dei comuni limitrofi (Albano Laziale, Ariccia) che avevano provato a sottrarsi perfino dal presondaggio. Il sito non si trova ancora. L’Azienda Municipalizzata Ambiente che un paradossale acronimo sigla Ama è come il pallone nel gioco “palla avvelenata”: nessuno vuole toccarla. Commissari straordinari e amministratori unici si sono succeduti con una certa dinamica.
Una buona notizia, adesso, potrebbe esserci: è arrivato in questi giorni il nuovo Direttore Generale, l’ingegnere Alessandro Filippi, che era già stato al vertice dell’azienda municipalizzata tra il 2005 e il 2006 con ottimi risultati. Servirebbe un generale Dalla Chiesa, dotato di tutti i poteri. Vediamo se Filippi riuscirà ad esercitarne anche solo qualcuno.
Con i chiari di luna del bilancio capitolino, ogni passo avanti avrà il sapore del miracolo. I conti di Roma Capitale sono in profondo rosso. Tanto che ieri il Campidoglio è stato costretto a ricorrere a una variazione di bilancio che sembra la manovra disperata di un pilota per evitare lo schianto. Un colpo di cloche che in cifre corrisponde a 786 milioni per il triennio, di cui 453 di spesa corrente e 233 in conto capitale. Dopo la variazione dunque il valore del bilancio di Roma Capitale ammonta a 5,748 miliardi di parte corrente e 3,989 miliardi di conto capitale. Nel triennio le maggiori entrate saranno – stando alle previsioni – di circa 390 milioni, di cui 79 nel 2023, 175 nel 2024 e 177 nel 2025.
Per reperire denaro, il Campidoglio ha avviato quella che definisce, con un elegante eufemismo anglofono, “un’azione massiccia di ‘compliance fiscale’”: decine di migliaia di lettere di accertamento o di morosità, in particolare da Ama per la Tari, “dove la distanza tra l’accertato e il riscosso è importante”. I soldi arriveranno anche dall’aumento della tassa di soggiorno, che scatterà dal 1 ottobre 2023: “Abbiamo adeguato la tariffe dopo la presa di coscienza dell’aumento dei prezzi dei nostri servizi – ha spiegato l’assessore al bilancio Silvia Scozzese – Questo elemento, e l’aumento esponenziale dopo il Covid dei city users della città, ha determinato la nostra esigenza di coprire servizi alla città come il decoro e la pulizia. Senza una manovra di questo genere non avremmo avuto gli strumenti finanziari adatti”.
Varrà circa 200 milioni in tre anni. Ci sono poi, tra l’altro, sempre nel capitolo entrate, 65 milioni in più nel triennio dall’allargamento della base imponibile, e 76 milioni da voci come la Tosap (l’occupazione di suolo pubblico), la pubblicità ma anche le maggiori entrate dovute all’apertura dei nuovi nidi.
Per le licenze taxi, c’è da aspettare un decreto del governo che permetta margini di manovra maggiori. Problemi di bilancio anche per Atac Spa. Giovanni Mottura, Presidente dell’azienda del trasporto pubblico, ha spiegato che “come sta avvenendo in altre grandi realtà metropolitane, nel 2022 abbiamo risentito ancora della riduzione passeggeri e hanno pesato gravosamente il caro carburanti e le materie prime ma il trend di crescita è positivo e rivedremo il segno più tra il 2024 e il 2025”.
Vanno invece bene Acea Spa e Risorse per Roma. Due aziende diverse, legate però da un nome: Albino Ruberti. Il ruvido e pugnace ex capo di gabinetto del sindaco Gualtieri – dimessosi un anno fa in seguito alla famosa cena degenerata in urla e minacce (“Vi ammazzo! Inginocchiatevi o sparo!”) è rientrato come vicepresidente di Acea Ato2, società che si occupa del servizio idrico nella capitale. Il pensiero va a lui se facciamo caso a un dettaglio: la giunta politica di Roma Capitale non è più stata convocata dall’esplosione del caso Ruberti nell’estate 2022. È trascorso un anno. E le distrazioni si notano.
Girano voci di malcontento in Campidoglio per atti più di origine ideologica che di visione della città come la fascia verde non condivisa da tanti, cittadini ma non solo o l’aumento della tassa di soggiorno di oggi. È evidente come manchi una visione: il regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico non vede ancora la luce. Se non ci fosse stata la proroga al 31 dicembre 2023 sarebbe dovuto già essere pronto. Il regolamento sulle osp ridisegna la città, come viene fruita, come si offre allo sguardo dei visitatori.
È lo specchio dell’idea di capitale che l’amministrazione ha, una vision che alla giunta manca totalmente. La fiducia del mondo imprenditoriale, dei costruttori e delle associazioni dei commercianti è al minimo da quando si è insediata la giunta Gualtieri. C’è chi, a partire da Forza Italia, inizia a parlare di commissariamento per la Capitale, in caso la situazione contabile si dovesse rivelare irrecuperabile.
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