Il nervosismo dei parlamentari leghisti stona con la “soddisfazione” del fu “Capitano” e dei suoi pretoriani: “Siamo soddisfatti, abbiamo fatto meglio dei 5 Stelle, il paragone con le scorse europee è sbagliato, va fatto con le politiche dove abbiamo preso l’8.7, avanti così sicuri che alle Europee andrà meglio”. Ma da qui alle Europee il leader della Lega dormirà sonni agitati perché il suo partito nazionale che lo candidava a premier non ha più ragione sociale e si muove in una palude con poche vie d’uscita. Tranne miracoli al momento non all’orizzonte. La resa dei conti per la sua leadership e il suo progetto politico è rinviata alle Europee. In effetti i sondaggi interni erano più catastrofici, tra il 6 e il 7 per cento. Il 7,5% consente di avere qualche piccolo spazio di manovra. L’obiettivo è superare le due cifre e non farsi più superare da Forza Italia. Si ragiona, in via Bellerio, di modificare il simbolo e togliere, ad esempio, il nome di Salvini, cosa già successa in qualche elezione amministrativa dove il nome del segretario è stato sostituito con quello del candidato sindaco.

Il Jolly e le tensioni

Un jolly da giocare è certamente il nodo del terzo mandato. Ieri Salvini era a Verona tra gli stand della fiera sulla logistica (Letexpo), settore in cui le aziende italiane sono leader. C’erano Crosetto e il governatore Zaia. Salvini è tornato sul pezzo: “Confido che il Veneto nel 2025 continuerà ad essere leghista”. Ci sono solo due modi. Il primo è che il Parlamento dia il via libera al terzo mandato per i presidenti di regioni, a cominciare da Zaia che scade nel 2025. Così come De Luca in Campania e Emiliano in Puglia. Motivo per cui Meloni non ne vuole sapere (vuole affidare a Fratelli d’Italia la guida della regione). E neppure Elly Schlein. L’asse tra le due signore della politica italiana ha stoppato l’emendamento al decreto elezioni in Commissione ma in aula sarà fatto un nuovo tentativo. Questa prima soluzione è la preferita di Salvini. Il secondo modo per mantenere il Veneto leghista è convincere la premier ad investire su un candidato scelto da via Bellerio. Impresa anche questa difficile assai. Ci saranno tensioni.

La terza carta da giocare per le Europee a doppia cifra è la scelta dei candidati. Puntare cioè su signori dei voti, mr Preferenze come Aldo Patriciello, signore della sanità privata nel sud Italia. O come il generale Vannacci. Due nomi, entrambi, che fanno però storcere il naso ai leghisti doc e ai 28 eurodeputati leghisti. Di questo piccolo esercito (frutto del 30 per cento alle Europee del 2019) resteranno se va bene 7-8 posti. Se 4 o 5 saranno occupati da mr Preferenze reclutati per alzare la percentuale di voti, per la vecchia guardia restano 2/3 posti. Una strage. Difficile da digerire in genere. Ancora di più se poi i prescelti di turno fanno i preziosi e gli incerti.

Col piattino in mano

Come sta facendo il generale Roberto Vannacci. Salvini lo corteggia da mesi ma lui non si concede. “Non ho ancora deciso, sono padrone della mia vita, quando deciderò ci metterò tre secondi a dirlo” ha detto ieri ai microfoni di Un giorno da pecora. Nel caso sarà nel centrodestra “visto che da sinistra non mi sono arrivate offerte”. Ora il punto è che Vannacci, stimato tra il 2 e il 4%, ha capito che Salvini non è più un carro tanto vincente. E che tutto sommato gli conviene battere il ferro finché è caldo e fare da solo. In questo senso va letta la cena sabato scorso a Tirrenia, terra di Folgore e militari, dove ha tenuto a battesimo il Movimento “Mondo all’incontrario”. Una robina già strutturata: Fabio Filomeni presidente, coordinatori nazionali Norberto De Angelis e Patrizia Biagi, il segretario Bruno Spatara e il tesoriere Gianluca Priolo. All’hotel Continentale di Tirrenia c’erano sessanta delegati regionali e 15 in streaming collegati dall’estero, dalla Spagna al Marocco. Domani esce il nuovo libro “Il Coraggio Vince. Vita e valori di un generale incursore”. Timing perfetto per la campagna elettorale. All’eurodeputata Stefania Saccardi, una di quelle che rischia di essere sacrificata proprio per l’ingresso in lista di Vannacci, è toccato andare alla riunione del Comitato e fare anche qualche sorriso. Eppure Salvini è lì che aspetta col piattino in mano. Scena che in via Bellerio non capiscono e non sopportano.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.