Il libro di Matteo Salvini si preannuncia scoppiettante. Oggi, con una nota, il leader della Lega ha reso note alcune anticipazioni di “Controvento“, il volume edito da Piemme, che uscirà nelle prossime settimane. E tra i primi argomenti volontariamente diffusi c’è quello del rapporto con Mario Draghi, specie nel periodo in cui Lega e Forza Italia hanno contribuito a farlo dimettere da capo del governo nel 2022. Una scelta rivendicata con orgoglio da Salvini. E quello del leader del Carroccio non appare un messaggio casuale, visto il gran parlare di Draghi e di un suo possibile futuro in Europa a guida di un’istituzione di Bruxelles.

Salvini rivendica l’addio di Draghi, le anticipazioni del libro

“In quelle ore concitate, alla vigilia del voto decisivo che poi sancì la fine dell’esecutivo, Berlusconi fu semplicemente straordinario e coraggioso. La sera in cui Draghi decise di dimettersi, per le insanabili divergenze politiche, mi rendevo conto che avevamo vinto una partita difficilissima grazie alla solidità della squadra”, racconta Salvini nel libro. Poi è ancora più chiaro: “Se oggi per fortuna c’è il governo Meloni, fu grazie alle strategie messe a punto col Cavaliere a Villa Zeffirelli”. “Nonostante pesantissime pressioni nazionali e internazionali, avevamo sempre chiaro il nostro obiettivo: prima gli italiani” ha aggiunto Salvini, rispolverando slogan sovranisti.

Salvini, Draghi e le pressioni internazionali

Il leghista, per aggiungere del pepe alla propria campagna elettorale europea e per ergersi come scudo di ‘difensoreì degli italiani, racconta di come abbia dovuto subire pressioni internazionali molto forti per non far cadere Draghi. “Emmanuel Macron e Angela Merkel volevano Mario Draghi a Palazzo Chigi, e quando scoppiò la crisi di governo chiamarono Silvio Berlusconi per convincerlo a sostenere l’ex presidente della Bce”, si legge nella nota.

La chiamata di Macron

“Il Presidente francese Emmanuel Macron auspicò che il governo Draghi potesse continuare. Cercò Berlusconi e anche me. Due volte. La segreteria del capo dell’Eliseo contattò il mio capo segreteria, attraverso l’ambasciatore francese in Italia, per preannunciarmi una chiamata. Il mio staff iniziò a cercarmi in modo martellante, ma io ero a un evento sul lago di Como, e più precisamente su una barca che puntava verso l’isola Comacina, in una zona senza campo. Venni avvertito in ritardo. Alla fine, comunque, dall’Eliseo ci tennero a verificare che il numero di cellulare in possesso di Macron fosse effettivamente il mio, ma poi la chiacchierata non si concretizzò. In compenso, so per certo che si confrontò con Berlusconi che però tenne il punto” scrive Salvini.

La chiamata di Merkel

Il racconto anticipato del leghista prosegue: “Lo fece anche quando chiamarono da Berlino, perché mentre eravamo a Villa Zeffirelli perfino Angela Merkel cercò il Cavaliere per perorare la causa di Draghi”. “Era un momento oggettivamente difficile, soprattutto – aggiunge Salvini – per l’amico Silvio: Forza Italia non era compatta, come dimostrarono successivamente gli addii dei ministri chiamati al governo senza condividerli con Arcore. Se il premier aveva pescato nei partiti nomi ‘governativi’ per evitare turbolenze, aveva ottenuto l’effetto di moltiplicare le tensioni. Il Cavaliere era pero’ convinto, come me, che il centrodestra dovesse tenere il punto. O governo Draghi senza i 5 Stelle, o elezioni”.

Salvini e Draghi in Europa, il commento di Calenda

Le anticipazioni di ‘Controvento’ sono subito divenute oggetto di dibattito pubblico. Carlo Calenda, leader di Azione, ha commentato le parole del ministro: “Salvini rivendica con orgoglio la decisione di far cadere Draghi. Un uomo che verrà ricordato per un moijto al Papeete verso l’italiano più autorevole del mondo. Se ci rimane un briciolo di dignità, mandiamo a casa Salvini alle prossime elezioni europee anche per questo”.

Draghi in Europa, l’esca di Renzi

Un altro vicino all’area ‘draghiana’ che, pur non parlando delle frasi di Salvini, ha tirato in ballo indirettamente l’ex premier italiano è stato Matteo Renzi. In vista della presentazione della lista degli Stati Uniti d’Europa di sabato, il leader di Italia Viva nella sua enews ha detto la sua: “Quando saranno noti tutti i candidati vi accorgerete che davvero la lista Stati uniti d’Europa ha le carte in regola per fare la differenza. E se avremo qualche parlamentare europeo capace, chissà che non ci riesca un miracolo bis come nel 2021. Staremo a vedere”. Il riferimento è alla sua mossa che ha permesso di mandare fuori da Palazzo Chigi Giuseppe Conte, sostituito poi da Mario Draghi stesso.

A fargli più o meno eco è stato l’europarlamentare renziano Sandro Gozi. “Draghi è come De Gasperi nel dopoguerra. Macron, alla pari di molti altri leader, lo apprezza moltissimo, ma siamo contrari a strane alleanze”. “Una personalità come Draghi può svolgere qualsiasi ruolo apicale, ma deve essere discusso innanzitutto dopo le europee. Occorre vedere quali saranno le priorità e quali i nuovi rapporti di forza. L’ultima cosa da fare è mettergli una casacca, non può essere il candidato di questo o quel gruppo”. ha ricordato Gozi

Redazione

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