Il caso di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni sparita nella primavera del 2021 e mai più ritrovata, è tornato in primo piano su tutti i media nazionali dopo la notizia dell’intercettazione del padre. “L’ho uccisa per il mio onore e per la mia dignità”, le parole dell’uomo che ha lasciato l’Italia con la moglie senza mai essere rintracciato. L’audio risale al giugno del 2021. L’Ansa riporta oggi una nuova versione dell’omicidio che si sarebbe consumato a Novellara, in provincia di Reggio Emilia.

Il racconto sarebbe riconducibile a uno degli indagati, il cugino Ijaz, e secondo i carabinieri di Reggio Emilia sarebbe credibile solo in parte. A un altro detenuto, che a sua volta ha riferito tutto alla polizia penitenziaria, Saman sarebbe stata tenuta ferma dai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq mentre lo zio Danish Hasnain la strangolava con una corda. La madre Nazia Shaheen, in preda a una crisi di pianto, sarebbe stata allontanata dal marito, Shabbar Abbas, che aveva chiesto alla moglie di fare una camminata con Saman nelle vicinanze della casa di Novellara, nei pressi delle serre, dove sarebbero state raggiunte dallo zio della ragazza e dai due cugini.

Dalla versione emerge anche la figura di un uomo misterioso, convocato dal padre e dal volto coperto dal passamontagna, che avrebbe fornito il suo contributo: avrebbe aiutato il gruppo a finire la ragazza, a infilare il corpo in un sacco e a trasportarlo in bici, dopo averlo fatto a pezzi, e a gettarlo nel Po con Danish e Nomanhulaq. Una versione che ovviamente è tutta da vagliare ed eventualmente confermare.

Il cugino Ijaz è stato catturato in Francia nel maggio 2021, dopo essere fuggito dall’Italia. Era stato il primo essere preso. Le confidenze risalirebbero al 20 e 29 ottobre del 2021. Secondo gli investigatori i racconti (soprattutto il primo) sarebbero infarciti di elementi non veritieri, depistanti, se non proprio fantasiosi. L’uomo si sarebbe corretto, anche dopo aver letto gli atti del fascicolo giudiziario, nel frattempo tradotti, per aderire il più possibile agli elementi in possesso degli inquirenti così da essere più credibile.

Il processo per la scomparsa della ragazza comincerà il prossimo febbraio. Rinviati a giudizio per omicidio e occultamento di cadavere sono cinque famigliari di Saman: lo zio Danish Hasnain, 34 anni, i due cugini, Ikram Ijaz, 28 anni, e Nomanhulaq Nomanhulaq, 35 anni, e i genitori della 18enne Shabbar Abbas, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni. I primi tre sono stati arrestati nei mesi scorsi tra Francia e Spagna ed estradati in Italia.

La Procura ritiene che la furia del padre sarebbe scaturita da una foto pubblicata sui social in cui la figlia baciava il fidanzato. La ragazza si sarebbe infatti opposta a un matrimonio combinato in Pakistan dalla famiglia. L’avvocato dei genitori di Saman Simone Servillo ha raccontato a Fanpage però che il padre parlava “in chiave figurativa” in quell’intercettazione. L’omicidio si sarebbe consumato la sera del 30 aprile. “Per me la dignità degli altri non è più importante della mia. Io ho lasciato mio figlio in Italia. Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno”, le parole dell’uomo nella telefonata intercettata nel giugno del 2021. Per l’avvocato “stiamo parlando oltretutto di intercettazioni di soggetti che parlavano in pakistano, magari in un dialetto: quindi parlare di confessione è completamente ridicolo”. Il legale ha criticato duramente la diffusione dell’informativa contenente le parole dell’uomo.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.