I commissariamenti della sanità regionale hanno meccanismi inceppati: moltiplicano le regole e limitano le risorse, creando contraddizioni insanabili in termini di realizzazione delle opere. Negli anni sono state attivate le procedure di commissariamento il Lazio (2008 – 2020), l’Abruzzo (2008 – 2016), la Campania (2009 – 2020), la Calabria dal luglio 2010; il Molise dal luglio 2009. Abbiamo chiesto al governatore calabrese Roberto Occhiuto, vicesegretario nazionale di Forza Italia, perché ha lanciato l’allarme sul taglio dei fondi per la sua Regione. Strali di cui ha fatto oggetto i ministri della Sanità, Orazio Schillaci e del Pnrr, Raffaele Fitto.

Governatore, i fondi alla sanità commissariata arrivano con il contagocce?
«Nella riunione tra le Regioni e i ministri Fitto e Schillaci io ho eccepito che le regole stabilite per la rimodulazione delle risorse del Piano nazionale complementare (Pnc) non possono essere applicate allo stesso modo per le regioni che hanno la sanità commissariata, come la Calabria. Io sto tentando di recuperare il tempo perduto per la sanità calabrese».

È stato perso tempo?
«In Calabria sì, negli ultimi 15 anni. Da quando è commissariata. Si figuri che ho trovato ospedali che sono stati progettati nel 2007 e che avrebbero dovuto essere realizzati entro tre anni e ancora oggi non esistono. Io ho dato un impulso alla loro realizzazione ma i fondi che erano stati stanziati nel 2007 per realizzarli sicuramente oggi non bastano più. Io ho detto: non chiedo altri soldi al governo, anche se al commissario del governo per la sanità andrebbero concessi fondi ultieriori. Però almeno non toglietemi risorse».

Altrimenti?
«Rimetto il mandato. L’ho detto come provocazione, ma è chiaro che anche da esponente di centrodestra che sostiene questo governo io devo rappresentare gli interessi della mia Regione. Che sconta i ritardi dei governi nazionali che in questi anni hanno nominato commissari generali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza… commissariamenti che hanno lasciato come dicevo più o meno tutto com’era».

C’è tensione tra Calabria e Roma?
«In linea di prinicipio no. Le interlocuzioni con i ministri Fitto e Schillaci sono buone. La mia Regione ha fatto l’accordo di coesione con il ministro Fitto, prima tra le regioni del Sud. In questo accordo abbiamo previsto di spendere 2 miliardi e 200 milioni secondo un cronoprogramma e regole impegnative sia per il Governo sia per la Regione. Ho sempre fatto in modo di utilizzare le risorse in modo che non si disperdessero».

Le regioni con sanità commissariata sono due: Calabria e Molise. Vi coordinate?
«Sì, ho sentito anche questa mattina il Presidente del Molise. Vogliamo essere trattati come Regioni per le quali occorre un impegno ulteriore in termini di risorse da parte del Governo».

Dal 2007 la legge sul commissariamento delle Regioni crea questo impasse, impedendo a chi ne avrebbe più bisogno di ricevere risorse aggiuntive…
«Peraltro c’è una Sentenza della Corte Costituzionale che diceva che a nulla serve il commissariamento della sanità in Calabria se al commissario non vengono attribuiti poteri e risorse ad hoc. Qui siamo al paradosso: non ho richiesto fondi aggiuntivi ma semplicemente che non venissero distratte risorse già assegnate alla Calabria, che in questi dodici anni la Regione non ha speso».

L’articolo 20 del programma straordinario degli investimenti pubblici in sanità va riformato?
«Mi sembra evidente. La mia non è una polemica contro il governo, ma la segnalazione puntuale di una criticità. Poi ci lamentiamo se ci sono servizi televisivi su ospedali in Calabria progettati e mai conclusi. Io ho riavviato i lavori che ho trovato, ma non accetto di vedere tagliati i fondi di cui i cittadini calabresi hanno diritto».

Leggiamo che ha razionalizzato le strutture amministrative, centralizzandole. Cos’è il progetto Azienda zero?
«Appena insediato ho constatato che c’era uno straordinario deficit di struttura amministrativa sia nelle Aziende sanitarie provinciali e ospedaliere sia nel Dipartimento Salute della Regione. Ho voluto costituire una unica azienda che centralizza le spese, verifica gli acquisti, si occupa di selezione del personale e di affari legali, dando alle aziende sanitarie l’unico compito di applicare i Lea».

L’edilizia sanitaria è bloccata, diceva. Se potesse trasformare quel contagocce in una bacchetta magica come la userebbe, per la Calabria?
«Renderei immediatamente spendibili le risorse disponibili. Se dalle gestioni passate ereditiamo in Calabria circa 350 milioni di euro di stanziamenti non spesi, vorrei poterli spendere. Le regole attraverso le quali queste risorse possono essere spese sono assurde, bisogna fare rimodulazioni dei piani che impegnano più Ministeri e a volte più anni. Se si vuole accelerare la spesa per l’edilizia sanitaria ovunque, e non solo in Calabria, va messa mano alle regole che la organizzano».

Il Mes sanitario andava preso, è stato un errore non prenderlo?
«Più risorse si rendono disponibili per la sanità, meglio è».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.