E così abbiamo anche il nostro Landini in toga. Che minaccia scioperi e non accetta che si dedichi una giornata, neppure nel nome di Enzo Tortora, a ricordare i tanti errori giudiziari. Pur se il dottor Giuseppe Santalucia, al contrario del segretario della Cgil, parla con tono sommesso, da capo del sindacato dei magistrati, non è meno capo-popolo del suo collega in tuta (metaforica).
La riforma sulla separazione delle carriere di giuridici e requirenti sta facendo impazzire i magistrati militanti. Che poi sono una minoranza, visto che si sono riuniti domenica nel palazzo della Cassazione in 700, sul totale di circa diecimila. Niente a che vedere con gli scioperi e le manifestazioni indette dall’omologo di Santalucia, il collega Maurizio Landini. Ovvio che il diritto di sciopero riguardi tutti i cittadini, sia da singoli che riuniti in sindacati o associazioni. Ma fa una certa impressione quanto abbiamo sentito nell’assemblea straordinaria delle 700 toghe, una vera avanguardia di lotta.

Il ‘fare giustizia’ influenzato dal pensiero delle piazze

L’appello alla mobilitazione contro una riforma del Parlamento prima di tutto, mira a collocare, al contrario da quelle che sono le ambizioni di altre categorie di lavoratori, il sindacato magistrati nell’area della conservazione, se non della reazione. E poi l’appello al popolo, con l’intenzione, scritta nella mozione approvata all’unanimità, di “avviare immediatamente una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui pericoli di questa riforma”. Era già avvenuto di recente, nel corso di una manifestazione a Bologna di sostegno a un giudice sul problema dei rimpatri dei migranti, che l’incontro del sindacato magistrati fosse aperto ai cittadini, quasi come se il “fare giustizia” dovesse o potesse essere influenzato o contaminato dal pensiero delle piazze. Un vero vulnus, per un soggetto che dovrebbe essere sottoposto solo alla legge. Tanto da far sorgere una domanda: chi sono i veri populisti, gli uomini di governo o quelli del sindacato delle toghe?

Un’altra fonte di preoccupazione, uscita da quell’assemblea che viene definita “infuocata” e piena di giovani, è il riferimento all’Europa, con un’esplicita richiesta di “coinvolgimento delle istituzioni europee preposte al monitoraggio dell’indipendenza e imparzialità della magistratura, anche per attivare eventuali procedure di infrazione, in relazione all’iter parlamentare di discussione del ddl di riforma costituzionale”. Quindi, in sintesi, la magistratura italiana dovrebbe sollecitare un organismo europeo a interferire nell’attività legislativa del nostro Parlamento con qualche provvedimento amministrativo.

Caduta di credibilità

Se non siamo ai soviet, vuol dire che siamo ancora più avanti, verso l’auspicio dell’instaurazione di un regime totalitario, con le toghe che dovrebbero sostituire le barbe e i turbanti. Il tutto solamente perché, con il progetto di riforma Nordio, si propone di portare l’Italia a uscire, unico esempio nel mondo occidentale, dall’anomalia che tiene insieme nello stesso ordine sia i giudici che i rappresentanti dell’accusa, cioè di una parte processuale. La separazione dei due ruoli comporterebbe semplicemente l’istituzione di due concorsi separati per l’ingresso in magistratura e poi due diversi Csm e l’istituzione di un’alta corte di giustizia chiamata a giudicare i procedimenti disciplinari. Una rivoluzione “ordinata”, che farebbe chiarezza anche agli occhi dei cittadini sul senso stesso del processo, perché farebbe ritrovare il vero “giudice a Berlino” del mugnaio di Brecht e riporterebbe a quella fiducia nella giustizia oggi decisamente in crisi.

Se ne rendono conto gli stessi 700 magistrati dell’assemblea di domenica, quando lamentano la propria caduta di credibilità, anche se poi ne addebitano la responsabilità al fatto che “la magistratura è pesantemente attaccata sotto il fuoco di parte, di buona parte, della stampa e dei media, che la feriscono con ogni genere di accuse”. E a questi si aggiungono, secondo loro, anche le proposte di legge sui controlli psicoattitudinali dei magistrati e la segnalazione degli errori giudiziari che portano in galera ingiustamente mille cittadini ogni anno.
C’è abbastanza per scioperare, no?

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.