Andrea Scanzi è l’unico giornalista stipendiato come opinionista da Rai3 per partecipare a Cartabianca, la trasmissione di approfondimento politico condotta da Bianca Berlinguer. Il suo compenso? Ignoto. È quanto emerge dalla risposta della tv di Stato all’interrogazione presentata da Michele Anzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza Rai, che il deputato di Italia Viva considera “il trionfo dell’opacità, ai limiti dell’omertà: roba da restare allibiti”.

La questione è ormai nota: da tempo infatti Anzaldi si sta battendo per garantire la pluralità di opinione nei talk politici della televisione pubblica, dove lo spazio per Italia Viva è sempre meno mentre i giornalisti del Fatto Quotidiano, praticamente l’house organ del Movimento 5 Stelle e del premier dimissionario Giuseppe Conte, sono al contrario enormi.

Uno spazio, quello che la Rai garantisce al Fatto Quotidiano, ovviamente pagato. Ma alla domanda sul compenso, la tv di Stato spiega che soltanto che “è in linea quello percepito da giornalisti che svolgono analoga attività professionale”. “Perché questa opacità? Perché questa mancata trasparenza? Che ne pensano Beppe Grillo, Fico, Di Maio, Di Battista? Visto che la Rai si rifiuta, sia direttamente Scanzi a fare trasparenza e dire quanto viene pagata ogni sua ospitata, come fece Mauro Corona quando rivelò di prendere 500 euro a puntata (20-22mila euro a stagione)”, ricorda dunque Anzaldi.

Ma non è finita qui. Nella risposta al segretario della Vigilanza, la Rai ammette che Scanzi è l’unico giornalista a venire retribuito come giornalista da Cartabianca, visto che l’altro opinionista contrattualizzato è Massimo Cacciari, docente di Filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Una scelta che per Anzaldi non rispetta il pluralismo: “E’ normale che l’unico opinionista pagato sia un giornalista fortemente schierato, di certo non un campione di equilibrio e imparzialità?”.

Un ritorno al pluralismo e all’imparzialità che secondo il segretario della Vigilanza “sarà una delle missioni più difficili per il nuovo governo Draghi, una sfida quasi impossibile per chi avrà le deleghe alle Telecomunicazioni e all’Editoria”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia