Torna a farsi infuocato il rapporto tra gli Stati Uniti di Donald Trump e il resto del mondo, in particolare i paesi europei, sulla gestione dell’emergenza Coronavirus. A scatenare l’indignazione la notizia che gli Usa Usa si sono accaparrati praticamente l’intera scorta mondiale di remdesivir, l’unico farmaco con licenza per curare il Covid-19.

Ad annunciare l’accordo con Gilead Sciences, la società californiana che lo produce, è stato Alex Azar, il segretario alla Salute del governo Trump. Per quanto possibile, vogliamo garantire che qualsiasi paziente americano che abbia bisogno del remdesivir possa ottenerlo”, ha spiegato il ministro, che ha definito l’accordo “uno straordinario affare”.

Stando a quanto emerso, l’accordo prevede che l’amministrazione Usa acquisterà il 100% della produzione farmaceutica di luglio e il 90% di quella di agosto e settembre. Così gli Stati Uniti potranno curare circa 80mila pazienti. Il farmaco della Gilead Sciences è particolarmente costoso: 309 dollari per fiala, pari a un totale di 2.340 dollari per l’intera cura.

Ohid Yaqub, dell’università britannica del Sussex, è tra gli esperti che hanno condannato la decisione: “Notizie spiacevoli”, che “chiaramente segnalano la mancanza di volontà di collaborare con altri Paesi e l’agghiacciante effetto sugli accordi internazionali a proposito di diritti di proprietà intellettuale”. Già nelle prime fasi della pandemia gli Usa si erano attirati le ire estere, quando si erano rifiutati di esportare mascherine pre-ordinate da altri Paesi, e in seguito quando è emersa l’intenzione di assicurarsi la ‘proprietà’ dei vaccini.

POPOLARITA’ IN PICCHIATA PER TRUMP – A quattro mesi dalle presidenziali negli Usa, e nel mezzo della pandemia che non molla la presa sul Paese, la popolarità di Trump è in picchiata. Precipita l’approvazione del suo operato di fronte al coronavirus, mentre sale il vantaggio dello sfidante democratico Joe Biden in vista del voto di novembre. Sono ormai quasi una ventina gli Stati che hanno fatto dietrofront sull’allentamento di restrizioni e lockdown, travolti dagli aumenti dei contagi che in molte zone (e soprattutto nel sud trumpiano) continuano a segnare record. In totale, i nuovi casi nell’ultimo giorno sono stati 48mila, nuovo record per la quarta volta in una settimana. È un dato su cui Trump, nonostante l’abituale quotidiana pioggia di tweet sui più svariati temi, è rimasto in silenzio. E che è arrivato il giorno dopo che il massimo esperto di malattie infettive Anthony Fauci ha detto di temere si tocchino i 100mila al giorno, se i focolai attuali non saranno sedati.

Al centro della disapprovazione dell’operato di Trump c’è proprio la gestione della pandemia: la sua popolarità è calata al 39%, la disapprovazione è salita al 59%, ha rivelato il sondaggio Politico/Morning Consult (a inizio giugno rispettivamente 41% e 55%). Precipita anche l’ottimismo degli elettori: solo un quarto ritiene che gli Usa siano nella giusta direzione, mentre il 75% ritiene che siano finiti “piuttosto gravemente” sul binario sbagliato, un record nella presidenza Trump. E, a differenza di quanto sostenuto dal magnate, la gran maggioranza degli americani ritiene che la lotta al coronavirus debba avere la priorità sull’economia. Nei sondaggi sul voto, Trump è dietro Biden, dice l’ultimo sondaggio USA TODAY/Suffolk: 12 punti li staccano, 41% contro 53%. Decisiva proprio l’opposizione al repubblicano, che spinge verso l’ex vice di Obama. Forse anche per questo la metà di quanti sostengono il tycoon se ne dice entusiasta, per Biden lo afferma appena il 27%.

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