Europa
Schlein all’angolo: sconfessata da mezzo Pd. Per il no al ReArm era pronta giocarsi la Piazza

In pratica vedi Strasburgo e poi muori, la “Caporetto” del bipolarismo italiano alla plenaria del Parlamento europeo. Il voto sulla risoluzione sulla Difesa Ue (passato con 419 dischi verdi), che accoglie anche il piano di riarmo di Ursula von der Leyen, spacca inesorabilmente la delegazione dem italiana. Insomma, la disfatta di Elly Schlein: nella conta finale, 11 fedelissimi seguono la sua indicazione per l’astensione (Zingaretti, Corrado, Zan, Benifei, Nardella, Ricci, Ruotolo, Laureti, Strada, Tarquinio e Lucia Annunziata) e 10 (Bonaccini, Decaro, Giorgio Gori, Gualmini, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Tinagli e Topo) votano a favore, conformemente alla decisione del gruppo di appartenenza, S&D. Il Nazareno perde praticamente mezzo partito, si allontana dalle socialdemocrazie europee e rischia di essere travolto nel campo largo. Giuseppe Conte e Alleanza Verdi-Sinistra si posizionano senza incertezze sul voto contrario. Un esito disastroso per la segretaria, che fino all’ultimo ha provato anche l’azzardo totale, ovvero il no a ReArm, come pegno d’amore alla piazza pacifista che su incitamento di Michele Serra si ritroverà a Roma sabato prossimo. Eppure la reazione della segretaria sembra arrivare da un altro mondo: “Quel piano va cambiato. È e resta questa la posizione del Pd”.
Campo largo frammentato
La frantumazione del campo largo, ancora una volta, riesce a coprire le “magagne” del centrodestra: sulla Difesa, Fratelli d’Italia si posiziona sul sì (d’altra parte, il governo si era già schierato così al Consiglio europeo) come Forza Italia, mentre la Lega è il capofila della battaglia anti-europeista. Il partito di Giorgia Meloni si riallinea all’asse sovranista nel voto sull’Ucraina, scegliendo l’astensione, “per sostenere l’iniziativa di pace americana che è un’azione meritoria”, dice il copresidente di Ecr Nicola Procaccini. Che, per lo stesso motivo, aveva chiesto di rinviare la risoluzione su Kiev: “Un testo non aggiornato finirebbe per scatenare l’odio verso gli Usa invece che aiutare l’Ucraina”. Proposta, però, bocciata dall’emiciclo. Così come è stato respinto un altro tentativo di Fratelli d’Italia di modificare il nome del progetto europeo: da ReArm a Defende Europe. Sulle macerie del centrosinistra e del centrodestra sfila baldanzoso Conte, l’eroe di giornata, che è riuscito a spaccare il Pd e a tenere a debita distanza Schlein: “Con sì al riarmo giornata nera per democrazia Ue”. Non fa sconti la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, capofila dem del voto favorevole: “La critica della segretaria del Pd Elly Schlein nei confronti del pacchetto di riarmo è sbagliata nel breve e nel lungo periodo”.
D’altra parte, praticamente tutti i padri nobili del Nazareno avevano implorato la numero uno di ripensarci, da Prodi a Veltroni, da Letta a Zanda, per arrivare all’ex ministra della Difesa, Roberta Pinotti. Un pressing che non ha smosso la segretaria, convinta a mantenere la sua posizione (e il distinguo con il gruppo di appartenenza, S&D) per la connessione “sentimentale” con il suo elettorato pacifista.
La piazza
Si distingue il Partito liberaldemocratico, nato la scorsa settimana su iniziativa del deputato Luigi Marattin. “La piazza proposta da Serra rischia di essere la sfilata di chi sceglie di non decidere in un passaggio fondamentale della vita europea. Per questo non ci saremo”, spiega Andrea Marcucci, che è uno degli esponenti di rilievo della nuova formazione centrista. Alla fine, l’unico vero vincitore è il caos, e il Pd riesce a ritagliarsi il ruolo da protagonista.
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