La regione al voto il 14 febbraio
Se la sinistra vuole vincere in Calabria metta da parte i rancori
Dopo la prematura scomparsa della Presidente Jole Santelli, i vertici della Regione hanno fissato la data del 14 febbraio, Covid permettendo, per lo svolgimento delle elezioni. Siamo già, quindi, nel pieno della bagarre in vista dell’importante appuntamento. Nel centrodestra, infatti, Forza Italia ha già rivendicato il diritto di indicare il candidato a presidente, per il quale circolano i nomi di Roberto Occhiuto, chiamato da Berlusconi a fare parte del comitato di presidenza del partito, che potrebbe rappresentare una forte ipoteca sulla sua nomination, di Gianluca Gallo e di Maria Limardo. Ma anche Fratelli d’Italia, attraverso l’assessore Fausto Orsomarso, ha rivendicato la presidenza per Wanda Ferro, mentre il facente funzione Nino Spirlì, della Lega di Salvini, ha annunciato che tornerà a dedicarsi alla scrittura.
Nella ridda delle ultime ore c’è anche quella di un Berlusconi che starebbe pensando di togliere dal cilindro il nome di Santo Versace, imprenditore calabrese di successo e già parlamentare pddiellino. Insomma una situazione non proprio all’insegna della chiarezza e a rischio implosione che, in un post su Facebook, fa scrivere a Mario Occhiuto, fratello di Roberto e sindaco di Cosenza, di «avere nostalgia di Mario Oliverio». Nell’altro campo, quello del centrosinistra, ha fatto capolino, nei giorni scorsi, il Partito Democratico con una riunione convocata dal commissario Stefano Graziano che, dopo la bocciatura alle ultime regionali, è stato chiamato dal governatore De Luca a fare parte del suo staff con il compito di occuparsi di Aree interne. Ma in Calabria Graziano, dopo mesi di assenza, è approdato a Gizzeria, in una zona di mare, proprio all’Hotel Marechiaro, crocevia da sempre di incontri e di intese tra i big della politica calabrese che conta, per incontrare i maggiorenti del partito, invitati per funzioni, come i parlamentari, i consiglieri regionali, i presidenti delle province, i segretari delle federazioni.
Peccato, però, che alcuni inviti non sono stati proprio recapitati e precisamente quelli per la parlamentare Enza Bruno Bossio e per il segretario dei Giovani Democratici, Mario Valente. Forse, anzi senza forse, perché nella vicenda delle scorse regionali erano schierati dalla parte di Mario Oliverio e quindi hanno un marchio che prevede l’esclusione a prescindere. E a nulla è valso nemmeno l’intervento di Matteo Orfini, già presidente del Pd, volto a porre rimedio all’errore volutamente compiuto, al punto che il commissario della Federazione di Cosenza inviato da Roma, un certo Miccoli, di fronte alla sollecitazione, comparsa in una chat riservata ai segretari provinciali, a prendere in esame la richiesta, ha scritto in maniera sprezzante: “Orfini chi?”. È chiaro che, con questo modo di fare, la partenza non è stata delle migliori, anzi risulta evidente come, invece, si vuole continuare a perseverare sulla scia degli errori gravi che sono stati commessi dal partito nazionale nelle ultime competizioni regionali e che hanno portato ad una bruciante sconfitta del centrosinistra e del candidato scelto da Roma, Pippo Callipo, che solo dopo pochi mesi ha addirittura abbandonato il campo, rinunciando a condurre le forze dell’opposizione in una battaglia nell’interesse dei calabresi.
Di tutto questo, nei mesi scorsi, non si è potuto discutere per approfondire e valutare. Bene hanno fatto, dunque, le forze potenzialmente alleate del Pd, quali Articolo 1, il Partito socialista e Italia viva, a sottolineare, attraverso i loro leader, Luigi Incarnato, Ernesto Magorno e Nico Stumpo, come il lavoro che è necessario portare avanti in vista del 14 febbraio deve puntare a non ripetere gli errori del passato, all’apertura verso i movimenti e l’associazionismo civico, al pieno coinvolgimento dei sindaci, che sono la frontiera quotidiana nel rapporto con i cittadini, a rimettere in campo la politica e a rimuovere rancori ed esclusioni pregiudiziali. Certamente è politicamente corretto partire dalle forze che oggi compongono la maggioranza di governo, e quindi anche i Cinquestelle, a patto però che tutto questo avvenga senza condizionamenti, logoramenti e cedimenti alle spinte demagogiche e populiste.
Anche perché è opportuno riflettere sulla circostanza che nelle regioni dove il centrosinistra ha vinto, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia, ciò è avvenuto perché sono stati messi in campo progetti politici a forte impronta riformista e con i candidati presidenti uscenti molto caratterizzati politicamente, mentre le alleanze con i grillini con candidati civici a presidente, costruite in Umbria e Liguria, sono state pesantemente sconfitte. Vanno bene, pertanto, gli appelli all’unità e alla responsabilità per costruire una alleanza ampia e anche la ricerca di un candidato presidente che sia espressione della politica. Ma questa volta alle parole bisogna necessariamente far seguire i fatti se davvero si vuole tornare a vincere.
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