Che aria tira nelle nostre città? A quanto pare un’aria tutt’altro che buona. In Campania nessuna città capoluogo raggiunge la sufficienza. Avellino occupa la migliore posizione in classifica, ma con voto 4 su 10; seguono Benevento, Caserta, Salerno e Napoli con voto 3 su 10. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Legambiente Mal’aria, presentato alla vigilia dell’entrata in vigore delle misure antismog in diverse località italiane sulla base dell’accordo per le zone del bacino padano. Lo studio analizza l’inquinamento in un arco di cinque anni, dal 2014 al 2018, confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) con i parametri definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Non va meglio nel resto del Paese: l’85% delle 97 città italiane sotto esame non raggiunge la sufficienza per qualità dell’aria. Fanalino di coda sono Torino, Roma, Palermo, Milano e Como che prendono un voto pari a zero. Solo il 15% delle città ha raggiunto, nei cinque anni considerati, un punteggio sufficiente. In testa alla classifica c’è Sassari con voto 9, seconda Macerata con voto 8. La maggior parte delle città campane sconta il mancato rispetto soprattutto del limite suggerito per le polveri Pm2,5. In particolare Napoli e Benevento, nei cinque anni presi in esame, hanno sempre superato i limiti previsti dall’Oms per le polveri Pm10 e Pm2,5. Caserta ha superato sempre i valori di Pm10 nell’arco del quinquennio. Le città campane si salvano solo grazie al fatto di essere riuscite a rispettare il limite previsto dall’Oms per il biossido di azoto. In particolare Avellino e Benevento non l’hanno mai sforato, mentre Napoli e Caserta l’hanno superato una sola volta e Salerno due.

Cosa fare per cercare di migliorare l’aria che respiriamo? «Per liberare le città dalla cappa dello smog – suggerisce Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – è fondamentale il ruolo delle Regioni, chiamate a predisporre piani e nuovi fondi da destinare a progetti innovativi nel settore della mobilità. Interventi simili sarebbero necessari per rilanciare i centri urbani oggi in forte sofferenza. Nodo centrale rimane un trasporto pubblico che oggi, in Campania, non rappresenta una vera e seria alternativa all’uso delle automobili. Il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, è la vera spada di Damocle della nostra regione dove i continui tagli, ritardi, guasti e disservizi, testimoniati dal disastro della Circumvesuviana e dai continui guasti alle linee 1 e 2 della metropolitana di Napoli, si risolvono in un aumento delle automobili private sulle strade e, di conseguenza, dello smog».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.