Ogni cento metri, 812 rifiuti. In Campania, fare una passeggiata in spiaggia vuol dire immondizia a ogni passo. Una mole incredibile se si pensa che ciò che è visibile ai nostri occhi in spiaggia è solo il 15 per cento dei rifiuti che entrano nell’ecosistema marino (il restante 15 galleggia sulla superficie del mare e il 70 per cento resta in sospensione nella colonna d’acqua oppure affonda). Sconcertante l’immagine di distese di oggetti abbandonati lungo le nostre coste. cornice di un mare ancora più inquinato che a tratti ingoia e ad altri sputa i rifiuti che gli vengono “gentilmente” offerti dalla gente. La situazione delle spiagge campane è stata fotografata da BeachLitter 2020, l’annuale report di Legambiente sulla condizione di inquinamento dei litorali della Regione.

L’associazione ambientalista ha preso in esame 10 spiagge, per un totale di 63mila metri quadrati. sui quali ci sono circa 8.122 rifiuti. Dai contenitori per bevande e alimenti ai guanti e alle mascherine usa e getta: a farla da padrona è ancora la plastica che rappresenta l’88 per cento del totale della spazzatura rinvenuta. Il 50,3 per cento di tutti i rifiuti individuati da Legambiente sulle spiagge campane riguarda i prodotti usa-e-getta al centro della direttiva europea che vieta e limita gli oggetti in plastica monouso. L’Italia, infatti, ha messo al bando le shopper in plastica ed è stato il primo Paese in Europa a farlo, registrando una diminuzione del 55 per cento di buste di plastica dal 2013 a oggi. Il nostro Pese ha poi anticipato la direttiva europea anche con il bando dei cotton-fioc di plastica (ritenuti illegali dal primo gennaio 2019). Nonostante le misure messe in atto, la plastica continua a mischiarsi con i granelli di sabbia.

Il pattume è costituito principalmente da mozziconi di sigarette (46,5 per cento), bottiglie e contenitori in plastica, inclusi tappi e anelli (24,6 per cento), buste di plastica (9,7 per cento). La principale fonte di questi rifiuti è classificabile come indefinita, frammenti che non possono essere associati a oggetti o riconosciuti (31 per cento), seguita dai rifiuti derivanti da abitudini dei fumatori, principalmente mozziconi di sigaretta, ma anche accendini, pacchetti di sigarette e loro imballaggi (24,2 per cento), e da carte per alimenti e vari materiali (18,2 per cento). Chiudono la lista i rifiuti da igiene e cura personale (9,8 per cento).

In Campania, invece, tra le prime dieci tipologie di oggetti rinvenuti nel monitoraggio di Legambiente troviamo mozziconi di sigaretta (23,4 per cento), pezzi di polistirolo (11,4 per cento), frammenti di plastica (10,8 per cento), tappi e coperchi (7 per cento), salviettine umide (6,3 per cento), buste e sacchetti (6,3 per cento), bottiglie e contenitori di bevande (4,1 per cento), cotton-fioc in plastica (3 per cento), pezzi plastica più piccoli di 50 centimetri (2,5 per cento), stoviglie usa-e-getta (2,3 per cento). Numeri che danno ancora una volta la misura di quanto sia critica la situazione dei rifiuti sulle nostre spiagge.

Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.