La gestione dei rifiuti
Rifiuti, al Sud la tassa più alta ma il servizio peggiore
I cittadini campani pagano la tassa sui rifiuti più alta di tutto il Paese: 421 euro all’anno. Nel 2019 in Italia la spesa media a famiglia per la tassa dei rifiuti urbani è di circa 300 euro e la regione più economica è il Trentino Alto Adige, con 190. Un divario enorme se si pensa anche alle differenze di reddito tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno. «I rifiuti in Campania? In due parole: croce e delizia. Croce per i cittadini e delizia per l’ecomafia». Non lascia spazio a fraintendimenti Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania nel fotografare la situazione della produzione e dello smaltimento della spazzatura. Un dramma che la Regione si porta dietro da anni, che ha attraversato tutte le amministrazioni e che pare lontanissimo da una soluzione concreta. I problemi che hanno portato a un disastro dopo l’altro nella gestione dei rifiuti costituiscono un elenco infinito, tra loro la poca trasparenza delle amministrazioni comunali, la mancanza di impianti sul territorio e l’ombra delle ecomafie che in questa situazione trovano terreno favorevole per i loro traffici.
Secondo gli studi di Legambiente Campania, il 60 per cento delle amministrazioni comunali o delle aziende che gestiscono il servizio ha elaborato e reso disponibile la Carta dei servizi. Solo due su tre indicano il tipo di raccolta effettuata, la metà esplicita la frequenza con cui è effettuata. E al cittadino è ancor meno dato di sapere con che frequenza vengono igienizzati i cassonetti (lo indica appena il 47 per cento delle Carte), pulite le strade (37 per cento) o svuotati i cestini per strada (25 per cento). «Il cittadino svolge un ruolo chiave nella gestione dei rifiuti- sottolinea Imparato- e il fatto che venga tenuto all’oscuro dell’iter dello smaltimento dei rifiuti è deleterio, rappresenta uno degli ostacoli principali anche alla costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti organici». La nostra regione ne ospita pochissimi e spesso malfunzionanti. Dai confini campani, infatti, escono più di 3 milioni di tonnellate di spazzatura, il 90 per cento sono gli scarti delle nostre tavole, cioè rifiuti organici.
Solo 170mila tonnellate vanno direttamente all’estero, mentre il resto è destinato soprattutto verso Lombardia e Abruzzo, almeno per la prima tappa di un viaggio difficile da ricostruire per intero. Ecco perché paghiamo tanto. C’è da pagare la raccolta, il trasporto, e la somma ai soggetti che si occupano di smaltire i nostri rifiuti. Ma perché non ci sono impianti sul territorio? «Nonostante l’emergenza rifiuti sia evidente, per molti comuni non rappresenta una priorità- spiega Imparato – l’iter è farraginoso e le leggi spesso non fanno che ingarbugliare le cose. A questo si aggiunge la cattiva comunicazione alla cittadinanza che teme la costruzione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti organici che rappresentano quasi la metà dei rifiuti prodotti in Campania. La cittadinanza non conosce il funzionamento degli impianti e i vantaggi che potrebbero apportare in termini economici e di tutela dell’ambiente».
La Regione aveva approvato un progetto per la costruzione di undici impianti, i comuni avrebbero dovuto riunirsi e decidere la zona più adatta alla loro costruzione, ma non è stato fatto e ogni qualvolta si parla di piattaforme per lo smaltimento, i cittadini insorgono e i sindaci fanno dietro front. Per non perdere qualche voto? Probabile. E intanto l’immondizia è diventata parte dell’arredo urbano. La Regione e le amministrazioni comunali dovrebbero «avere più coraggio – dice Imparato- e avere una visione lungimirante, non fermarsi solo allo smaltimento dei rifiuti ma renderli riutilizzabili come fonte di energia». Anche perché i cittadini fanno la loro parte per quel che concerne la raccolta differenziata. Dai dati di Legambiente emerge che sono 1.440.118 i cittadini campani che conferiscono in maniera corretta i rifiuti nei 247 comuni identificati come “ricicloni” che, nel 2018, hanno superato il limite di legge del 65 per cento di raccolta differenziata. Tra i comuni virtuosi c’è Pozzuoli che negli anni ha conosciuto un’evoluzione positiva nella gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata.
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