Speranze quasi nulle quelle di ritrovare in tempo il sottomarino Titan della Ocean Gate, sparito domenica scorsa, 18 giugno, con cinque persone a bordo dirette a quasi 3800 metri di profondità per visitare da vicino il relitto del Titanic, nell’Oceano Atlantico, a largo dell’isola canadese di Terranova. Le scorte di ossigeno, della durata di oltre 90 ore, dovrebbero esaurirsi nella mattinata di giovedì 22 giugno. Una corsa contro il tempo che, al momento, non ha prodotto i risultati sperati e, con il passare delle ore, le speranze di ritrovare il sommergibile, e con esso le cinque persone a bordo, nei tempi utili per salvare loro la vita è assai improbabile.

Secondo una stima della Guardia Costiera americana, l’ossigeno a bordo finirà alle 7:18 del mattino di oggi, le 13:18 ora italiana. Per recuperarlo e riportarlo in superfici servono navi, almeno cinque quelle presenti nella zona, e robot.

Un primo robot, pilotato dalla nave canadese Horizon Arctic, ha raggiunto il fondo marino dopo è presente il relitto del Titanic. Il Rov, il mini robot per le acque profonde, ha iniziato a scandagliare i fondali nella speranza di ritrovare Titan.

Trovati detriti e rottami: potrebbe essere il sommergibile imploso

La Guardia costiera degli Stati Uniti riferisce che, durante le ricerche del sommergibile disperso nell’Oceano Atlantico Titan con 5 persone a bordo, è stato trovato un campo di detriti. “Un campo di detriti è stato scoperto nell’area di ricerca da un ROV vicino al Titanic. Gli esperti del comando unificato stanno valutando le informazioni”, si legge in un tweet della Guardia costiera Usa.

Ocean Gate: “C’è ancora tempo”

Per il co-fondatore di OceanGateGuillermo Söhnlein, le cinque persone a bordo hanno disposizione una “finestra temporale” più lunga di quanto la maggior parte delle persone ritenga. Lo ha dichiarato a Insider, come riporta il Guardian. Söhnlein non è più coinvolto nell’azienda ma ha fondato OceanGate insieme a Stockton Rush, attuale ceo della compagnia, che è una delle 5 persone a bordo, e resta socio di minoranza. Ha raccontato di avere parlato con Rush l’ultima volta circa due settimane prima del lancio della spedizione. “Oggi sarà un giorno critico per questa missione di ricerca e salvataggio, poiché le scorte di supporto vitale del sottomarino iniziano a scarseggiare. Sono certo che Stockton e il resto dell’equipaggio si siano resi conto giorni fa che la cosa migliore da fare per assicurarsi il salvataggio è estendere i limiti delle scorte rilassandosi il più possibile. Sono fermamente convinto che la finestra temporale disponibile per il loro salvataggio sia più lunga di quanto la maggior parte delle persone pensi. Continuo a nutrire speranza per il mio amico e per il resto dell’equipaggio”, ha dichiarato Sohnlein a Insider, dicendo di aver incoraggiato tutti a “rimanere fiduciosi” per il recupero del sottomarino scomparso e che continua a “nutrire speranza” per il suo amico e il resto dell’equipaggio.

Quattro ore per riportare Titan in superfice

Secondo David Gallo, lo scienziato esploratore di acque profonde, ci vorrebbe solo un miracolo per le persone intrappolate nel Titan , anche perché – ha sottolineato -qualora fosse trovato proprio in questo ultima ‘finestra’ di tempo, “ci vorrebbero ore per portarlo in superficie”. Circa quattro secondo altri esperti citati dalla Bbc: “Non sappiamo quanto tempo ci vorrebbe ma in uno scenario operativo normale pensiamo ci vogliano circa due ore per scendere in profondità e ancora circa due ore (per risalire)” spiegano Alistair Greig, professore di ingegneria marina presso l’University College di Londra, e Rob Larter, geofisico marino del British Antarctic Survey.

Il robot scende a una profondità di 6mila metri

Le ricerche proseguono senza sosta e i rumori provenienti dall’area dell’Atlantico considerata “sensibile” sono “credibili e ripetuti” ma per ora il sottomarino non è stato ancora localizzato. Parlando a Good Morning Britain sull’emittente ITV, Gallo facendo riferimento ai rumori provenienti dal fondale ha spiegato che “a questo punto dobbiamo assumere che quello sia il sottomarino e spostarci rapidamente in quel punto, localizzarlo e calare i robot” ma “per portarlo in superficie ci vogliono ore”. Per gli esperti non è solo la mancanza d’aria l’unico pericolo: il batiscafo potrebbe anche aver perso energia elettrica, che svolge un ruolo fondamentale nel controllo dei livelli di ossigeno e anidride carbonica: man mano che i livelli di anidride carbonica si accumulano, essa diventa come un sedativo, un gas anestetico che addormenta.

Sky News riferisce che la nave francese Atlante che trasporta un robot per le immersioni a migliaia di metri di profondità ha raggiunto l’area dove il sottomarino risulta disperso. Robot che è in grado di immergersi fino a 6mila metri di profondità: si chiama, non a caso, Victor 6000 ed è dotato di bracci controllati a distanza che possono essere utilizzati per tagliare cavi ed eseguire manovre mirate a liberare una imbarcazione rimasta bloccata. Stando ai dati rilevati da Marine Traffic, la nave Atalante ha rallentato la sua velocità a sei nodi nautici e si trova a circa 20-30 km dalla ‘nave madre’ Polar Prince.

 

Chi c’è a bordo del sottomarino: miliardari ed esperti. Il viaggio costato 250mila dollari a testa

Le cinque persone a bordo includono un pilota e quattro passeggeri “esperti”. Secondo ricostruzioni giornalistiche derivanti dall’attività social delle persone coinvolte, a bordo dovrebbero esserci il pilota francese Paul-Henry Nargeolet e il miliardario britannico Hamish Harding, rinomato a livello mondiale per le sue imprese. Harding lo scorso anno era volato nello spazio a bordo del quinto volo commerciale di Blue Origin, la società spaziale di Jeff Bezos. A confermare la sua presenza sul batiscafo è il figliastro Brian Szasz in un post di Facebook.

Insieme a loro c’è anche un uomo d’affari pakistano, Shahzada Dawood, e suo figlio Sulaiman Dawood, secondo una dichiarazione rilasciata dalla famiglia martedì. Shahzada Dawood è un amministratore del SETI Institute, un’organizzazione di ricerca in California. Il CEO di OceanGate Stockton Rush è la quinta persona sulla nave, come membro dell’equipaggio, come confermato da ABC News. Anche le possibilità di recupero, nel caso in cui si dovesse localizzare il punto preciso in cui si trova il sommergibile, sarebbe un’impresa, a causa della grande profondità del mare in quelle zone.

Chi è il ‘sopravvissuto’ del sottomarino Titan

Ha disdetto l’escursione a 3800 metri di profondità perché era “poco convinto” delle condizioni di sicurezza. Lui si chiama Chris Brown, ha 61 anni e aveva prenotato il viaggio con il sottomarino Titan della Ocean Gate per visitare da vicino il relitto del Titanic. Poco prima della partenza, avvenuta domenica 18 giugno, ha annullato tutto. A raccontare la sua testimonianza è il tabloid The Sun che sottolinea come Brown avesse concordato il viaggio con l’amico Hamish Harding, una delle cinque persone disperse nel sottomarino.

Scoppia la polemica sui social: “Centinaia i migranti inghiottiti dal mare”

Intervento immediato con aerei, sonar e sottomarini a comando remoto per salvare tre miliardari in gita negli abissi, inazione dolosa mentre centinaia di donne e bambini migranti sono inghiottiti dalle onde: doppi standard, reali e presunti, denunciati sui social in giorni di naufragi e ricerche. Le polemiche, con tweet e post rilanciati sul web migliaia di volta, riguardano due incidenti accaduti a migliaia di chilometri l’uno dall’altro ma a pochi giorni di distanza tra loro.

La polemica social nasce dal confronto tra i mezzi dispiegati e la rapidità dei soccorsi nel Nord Atlantico con quanto accaduto la notte tra il 13 e il 14 giugno, quando a largo della Grecia era colato a picco un barcone monitorato da tempo e poi rimasto in balia delle onde per ore: almeno 80 i morti accertati ma centinaia, secondo testimonianze concordanti, le persone inghiottite dal mare.

A twittare è ad esempio Susie Symes, economista, presidente del Museo dell’immigrazione nel Regno Unito: “C’è un contrasto doloroso tra l’intervento delle squadre di soccorso internazionali che stanno cercando le persone intrappolate nel sottomarino (speriamo ce la facciano) e la terribile mancanza di aiuto prestato ai migranti sul barcone”.

Tutto troppo ingiusto anche secondo Ben Coates, giornalista e autore, al lavoro tra la Gran Bretagna e l’Olanda: “I turisti del Titanic affondano nel sottomarino e tutto il mondo sta a guardare mentre le Marine non badano a spese per ritrovarli; centinaia di migranti affondano con un barcone sovraffollato: speriamo che sappiate nuotare, perdenti”. La stessa frase compare sul profilo di Ethics in Bricks, in italiano una sorta di “filosofia in mattoncini”. L’accusa è pubblicata sopra una foto con orsacchiotti in stile Lego lasciati da bambini annegati senza che nessuno provasse a salvarli.

Redazione

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