È la pandemia la prima sfida di Mario Draghi. Sia l’emergenza che la campagna vaccinale. Partirà inevitabilmente dal coronavirus, il suo esecutivo, qualora dovesse formarsi. Prime mosse potrebbero quindi riguardare l’uscita dai confini regionali e gli impianti sciistici. Quest’ultimo un settore messo in crisi dalla pandemia.

A questo punto, sembra che se gli impianti riapriranno, sarà con molte restrizioni. A inizio febbraio era arrivato l’atteso via libera del Comitato tecnico scientifico. Via libera alla riapertura dal 15 febbraio, ma solo nelle Zone Gialle. Le Regioni avevano proposto di riaprire al 50% della capienza. Proposta bocciata. E questa sembrerebbe la linea più accreditata al momento.

Preoccupano infatti diversi fattori: la risalita dei contagi in alcune Regioni, il lockdown in Alto Adige, le Zone Rosse in Abruzzo, le varianti del coronavirus. L’economia che ruota intorno al turismo invernale, secondo la Coldiretti, ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera. Un settore in forte sofferenza.

Le frontiere tra Regioni – e i due temi sono strettamente collegati – continueranno a rimanere sigillate, a quanto pare e a quanto emerge dalle indiscrezioni. Di questo parere anche tecnici e politici, mentre continuano le trattative per il nuovo governo. Roberto Speranza potrebbe essere confermato al ministero della Salute. La settimana scorsa erano circolate voci sull’insediamento della virologa Ilaria Capua. Speranza segnerebbe però una scelta di continuità nella gestione dell’emergenza. Non è escluso che già nel fine settimana arrivino le prime misure, qualora dovesse formarsi il governo Draghi. Soltanto successivamente si passerà a palestre, piscine, ristoranti.

Vito Califano

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