Si dice aperto a parlare con Rita Dalla Chiesa “di suo padre e di mio padre, Giulio Andreotti” per mettere fine ad accuse e attacchi che, così come ribadito nei giorni scorsi, si susseguono da decenni dopo l’omicidio di stampo mafioso del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuto il 2 settembre 1982 a Palermo. A parlare è Stefano Andreotti, terzo dei quattro figli dello storico leader della Democrazia Cristiana.

Omicidio Dalla Chiesa, lo scontro su Andreotti e l’annuncio del figlio: “Non quereliamo”

Il riferimento è alle ultime accuse rivolte da Rita Dalla Chiesta nel corso di una intervista televisiva a ‘Tango‘ su Rai2, dove faceva riferimento al coinvolgimento diretto di Andreotti nell’omicidio del genitore. Dopo decenni dove la famiglia ha provato “tanta rabbia” oggi – sottolinea in una intervista al Corriere del Mezzogiorno – “prevale l’indifferenza. Gli attacchi sono qualcosa di periodico, e ci abbiamo fatto una certa abitudine. Mi addolora un po’ che nonostante i risultati dei processi (Palermo e Perugia, ndr) e le ricerche storiche, si venga rischiacciati sulla cronaca spicciola”.

Nonostante “si cerca di diffamare mio padre” e “ci sarebbero gli estremi per reagire per via giudiziaria, il suo insegnamento è stato quello di lasciare perdere. Noi lo rispetteremo”.

Le parole di Dalla Chiesa senza citare Andreotti

Per Rita dalla Chiesa il padre “fu ucciso per fare un favore a qualcuno, chi fosse quel qualcuno puoi immaginarlo”, rivolgendosi alla conduttrice Luisella Costamagna. Alla domanda di quest’ultima, “Non è passato abbastanza tempo per dire quel nome?”, Dalla Chiesa replica: “Potrebbe essere passato il tempo però c’è una famiglia di questo politico e io evito di parlarne”. “Ma se io dico Andreotti?” ha insistito la conduttrice con la deputata di Forza Itaia ha risposto con il silenzio. “Un silenzio che sembra un assenso” ha tagliato corto Costamagna.

Omicidio Dalla Chiesa, figlio Andreotti: “Presa in giro non dire nome”

Sul non pronunciare il nome di Andreotti, il tezogenito osserva: “Sono portato a giustificare l’amarezza di chi ha avuto dolori così terribili. Ma sono passati decenni, ci sono stati processi che hanno reso giustizia a mio padre. Eppure si tende a darne un’immagine avulsa dalla verità storica. Tra l’altro, non farne il nome sottintendendolo mi pare, a dir poco, una presa in giro”.

Figlio Andreotti: “Ottimi rapporti tra papà e generale, una volta pianse”

Stefano Andretti sottolinea gli ottimi rapporti che il padre Giulio aveva con il generale. “Di rispetto e di stima, per il ruolo che il generale ebbe come artefice della lotta al terrorismo delle Brigate rosse. Fu mio padre a dire a Francesco Cossiga nel 1979 di non smantellare il nucleo creato dal generale per sconfiggerle. E le lettere tra lui e Dalla Chiesa lo confermano”. Ricorda gli incontri a Roma quando Dalla Chiesa “chiedeva di essere ricevuto benché mio padre non avesse incarichi”. Poi racconta anche vicende personali: “Mio padre ci raccontò che il generale una volta si era quasi messo a piangere per i contrasti in famiglia con il figlio, per motivi ideologici”.

Andreotti junior non ha mai avuto dubbi sul racconto offerto dal padre: “Non scherziamo. Mio padre mai avrebbe chiesto di ammazzare qualcuno. Chi lo dice non l’ha mai conosciuto. È un’offesa alla sua memoria. Nelle lettere da aprire post mortem giura davanti a Dio di non avere mai avuto a che fare con la mafia, con l’omicidio Pecorelli, con quello di Dalla Chiesa. Che poi in Sicilia il malaffare incrociasse a volte la politica, è noto”.

 

Redazione

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