È stato ritrovato nella macchia boschiva, quella dov’è precipitata la cabina della funivia Stresa-Mottarone nell’incidente di domenica 23 maggio, nel quale hanno perso la vita 14 persone, il secondo forchettone. Lo strumento che avrebbe impedito l’entrata in funzione dei freni di emergenza della funivia sul lato piemontese del Lago Maggiore. Nuovo dettaglio nel giorno delle dichiarazioni che hanno sconvolto e segnato una svolta nella strage del Mottarone: i forchettoni sarebbero stati inseriti deliberatamente per “evitare disservizi e blocchi della funivia”. Per ragioni economiche quindi.

La svolta nel caso all’alba, dopo una notte di interrogatori serrati e drammatici. Proprio mentre migliorano le condizioni di Eitan, il bambino di 5 anni ricoverato all’Ospedale Pediatrico Regina Margherita di Torino. L’unico sopravvissuto della tragedia, che nello schianto ha perso tutta la sua famiglia, è stato estubato e la risonanza magnetica cui è stato sottoposto non ha evidenziato danni neurologici a livello celebrale o a livello del tronco encefalico.

I fermati sono Luigi Nerini, proprietario delle Ferrovie del Mottarone, del direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e del capo servizio Gabriele Tadini. Il Procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bassi, che con il pm Laura Carrera coordina le indagini dei carabinieri, chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo dei tre e l’arresto per quello che definisce “un quadro fortemente indiziario”.

L’analisi dei reperti ha permesso di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”. Il forchettone, definito anche divaricatore, avrebbe tenuto distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante. Non sarebbe stato rimosso, “consapevolmente”, da quando il servizio era ripreso, da circa un mese.

Il cavo trainante si è rotto quasi in cima, a 1.385 metri, e il sistema di freni non si è attivato. La cabina è scivolata velocemente verso il basso, si è schiantata contro il pilone, è caduta per una ventina di metri ed è rotolata per altre decine di metri. Il tenente colonnello Alberto Cicognani ha detto a Buongiorno Regione, su Rai3, che i tre hanno ammesso. “Credo che l’impianto, gestito dalla società, abbia plurimi dipendenti. Verificheremo se anche il personale sapeva, il che non significa che fosse una loro decisione”, ha aggiunto Bassi.

La cabina quindi sarebbe stata in quelle condizioni da giorni e in tali condizioni viaggiava. Il 3 maggio era stato richiesto ed effettuato un intervento tecnico. “Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale – ha aggiunto il Procuratore – uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti”.

La Procura potrebbe valutare le posizioni di altre persone. Il Giro d’Italia ha intanto modificato il percorso, di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e con la Regione Piemonte. A seguito della tragedia del Mottarone “il nuovo percorso sarà di 166 chilometri e la partenza verrà data da Abbiategrasso alle 12:35. L’arrivo è previsto sempre tra le 17 e le 17:30”. La sindaca di Stresa, Marcella Severino, ha commentato così gli sviluppi della vicenda: “La notizia di questa mattina è un’ulteriore mazzata. Questa volta sappiamo che la tragedia si poteva evitare. Il buono e il cattivo c’è ovunque, persone così spero ce ne siano pochissime”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.