Siamo arrivati a 82. Sono ottantadue i detenuti che dall’inizio del 2022 si sono uccisi nelle carceri italiane, un numero mai così alto negli ultimi dieci anni.

L’ultimo ‘caso’ riguarda un 30enne di origini bengalesi, trovato senza vita nel carcere romano di Rebibbia: il detenuto, che aveva ricevuto una condanna a meno di due anni per concorso in rapina, avrebbe finito di scontare la pena tra sei mesi, il prossimo luglio.

In primo grado era stato lasciato fuori dal carcere, ma a luglio in appello per un residuo di pena di un anno era stato portato nel carcere di Rebibbia: gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno trovato impiccato in cella questa mattina, con delle lenzuola del letto.

Secondo quanto riferisce l’agenzia Lapresse, il 30enne si trovava in una sezione ‘protetta’ perché probabilmente aveva già tentato il suicidio in passato. Secondo l’Agi invece il detenuto era stato visitato recentemente dagli psicologi, ma dalla visita non sarebbero emerse problematiche particolari.

Rimango allibita dal fatto che per persone con fine pena così brevi non si riescano a organizzare misure alternative al carcere. Il ragazzo probabilmente si è sentito solo“, ha dichiarato all’agenzia Gabriella Stramaccioni, Garante dei detenuti di Roma, sottolineando che “è necessario un potenziamento degli organici per accompagnare le persone e accoglierle anche dal punto di vista psicologico. Troppe persone con pene brevi sono in carcere, abbiamo fatto un appello anche ai magistrati di sorveglianza

Gli 82 suicidi di questo 2022 accendono una spia sul sistema penitenziario e ci obbligano a riflettere sui cambiamenti profondi che vanno apportati e le riforme urgenti e non più rimandabili“, è l’allarme che lancia ancora una volta Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

Gonnella cita Papa Francesco, che pochi giorni fa aveva evocato un provvedimento di clemenza nei confronti dei detenuti, “ma la risposta della classe politica e dirigente italiana è stato il silenzio. Lo stesso silenzio che registriamo quotidianamente di fronte a questa drammatica scia di suicidi. Per questo chiediamo che la questione carceraria sia affrontata in Parlamento al fine di umanizzare e modernizzare le condizioni di detenzione. Senza dimenticare neanche il personale che merita molta più gratificazione sociale di quanto non avvenga oggi“, spiega Gonnella.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.