Una strage silenziosa, visto che i ‘grandi media’ raramente se ne occupano o la lanciano in prima pagina. Dall’inizio del 2022 sono stati 79 i casi di suicidio nelle carceri italiane, il numero più alto mai registrato negli ultimi 10 anni. Allargando l’arco temporale al 2012, sono stati invece 583 le persone che si sono tolte la vita quando erano nelle mani dello Stato.

Il dato ufficiale è inserito in un rapporto stilato dal Garante delle persone private della libertà personale Mauro Palma. Numeri ancora più allarmanti se rapportati al totale delle persone detenute negli istituti di reclusione del paese: nel 2022 sono infatti 11mila in meno rispetto al 2012, ma ci sono stati 23 suicidi in più.

Si tratta di 74 uomini e 5 donne, 33 erano riconosciute con fragilità personali o sociali, senza fissa dimora, persone con disagio psichico; circa un suicidio su 5 si verifica nei primi 10 giorni dall’ingresso, il 62% dei suicidi in carcere avvengono invece nei primi sei mesi di detenzione.

Delle 49 persone che si sono tolte la vita nella fase ‘inziale’ della detenzione, 21 si sono uccise nei primi tre mesi dall’ingresso in Istituto e 15 nei primi 10 giorni, 9 dei quali addirittura entro le prime 24 ore dall’ingresso. Significa circa un suicidio su cinque si verifica nei primi dieci giorni dall’ingresso nel carcere Inoltre, fra le 79 persone suicidatesi 5 avrebbero completato la pena entro l’anno in corso, 39 avevano una pena residua inferiore a 3 anni; solo 4 avevano una pena residua superiore ai 3 anni e una soltanto aveva una pena residua superiore ai 10 anni. Un picco si è registrato nel mese di agosto, quando in carcere gran parte delle attività si fermano, con ben 17 casi.

Secondo Mauro Palma, i numeri dimostrano come “le condizioni della vita detentiva o la durata della pena ancora da scontare o della carcerazione preventiva spesso non sembrano risultare determinanti nella scelta di una persona detenuta di togliersi la vita“. “In questi casi – prosegue il Garante nazionale dei detenuti – sembra piuttosto che lo stigma percepito dell’essere approdati in carcere costituisca l’elemento cruciale che spinga al gesto estremo”.

Un rapporto commentato a stretto giro dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, impegnato in audizione alla Commissione Giustizia del Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero. “Abbiamo vissuto con grande dolore la sequenza di suicidi, anche per questo il ministero si sta attivando con una pressante energia per limitare i tagli previste dalla legge di bilancio e per devolvere al settore eventuali risorse disponibili“, ha spiegato il Guardasigilli.

Nordio ha promesso attenzione alla salute dei detenuti, in particolare “tutele per i fragili, potenziando il coordinamento con le autorità sanitarie gli enti locali e le comunità terapeutiche. L’obiettivo è individuare fin dall’inizio le persone con problematiche da dipendenza o con patologie psichiatriche o rischio di autolesionismo“.

 

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia