Sono 45 gli indagati tra appartenenti alla polizia penitenziaria, medici, funzionari e direttori pro-tempore del carcere di Ivrea nell’ambito di una nuova inchiesta, coordinata dalla procura, in merito ai pestaggi subiti dai detenuti della casa circondariale. I reati ipotizzati sono quelli di tortura con violenze fisiche e psichiche nei confronti di numerosi detenuti, falso in atto pubblico e reati collegati. Nella notte personale della polizia penitenziaria, dei carabinieri e della guardia di finanza, su disposizione della Procura di Ivrea, ha eseguito 36 perquisizioni, all’interno del carcere e nelle abitazioni degli indagati.

La nuova indagine, che segue quella della Procura Generale riferita a fatti del 2015, riguarda diversi episodi dell’ultimo biennio, fino all’estate 2022. Le indagini hanno permesso di raccogliere numerosi elementi a conferma delle denunce presentate nel corso degli anni, anche in merito all’esistenza di una “cella liscia” e di una cella “acquario”, all’interno delle quali i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti nemmeno con i legali. “I reati risultavano tuttora in corso, situazione che ha reso inevitabile l’intervento degli inquirenti“, fanno sapere dalla procura di Ivrea.

Nel frattempo, in concomitanza con la notizia della perquisizione, è arrivata puntuale la denuncia del sindacato Sinappe, che ha dichiarato di un’aggressione ai danni del personale della polizia penitenziaria da parte di un detenuto. L’agente sarebbe stato colpito con calci, pugni e sputi, tanto da essere costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso. “Come se ciò non bastasse, il detenuto ha continuato a danneggiare i beni dell’amministrazione – ha segnalato Raffaele Tuttolomondo, segretario regionale del Sinappela situazione delle carceri è disastrosa. Abbiamo informato il sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro, da sempre dalla parte dei poliziotti, con l’auspicio che il nuovo Governo presti attenzione quanto prima alle condizioni in cui i nostri colleghi sono costretti a lavorare“.

Redazione

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