La giustizia al centro del primo, vero, Consiglio dei Ministri del governo Meloni in programma lunedì 31 ottobre. E nonostante la nomina dell’ex magistrato Carlo Nordio alla guida del Dicastero di via Arenula, al primo punto ci sarà un decreto legge per mantenere l’ergastolo ostativo, che esclude dall’applicabilità dei benefici penitenziari (liberazione condizionale, lavoro all’esterno, permessi premio, semilibertà) gli autori di reati particolarmente riprovevoli quali i delitti di criminalità organizzata, terrorismo, eversione, e rinviare a fine anno l’entrata in vigore della Riforma Cartabia.

Si tratterebbe un inizio in salita per lo stesso Nordio che nonostante i proclami in campagna elettorale, sembra adeguarsi alla linea di partiti come Fratelli d’Italia e Lega da sempre giustizialisti.

Sono sette gli articoli per rinviare al 30 dicembre prossimo l’entrata in vigore della intera riforma Cartabia sulla giustizia penale e soprattutto per mettere in sicurezza l’ergastolo ostativo. Il decreto che porta le firme della premier Giorgia Meloni e del Guardasigilli Carlo Nordio. Oltre alle scarcerazioni “facili”, l’obiettivo sarebbe anche quello di impedire che la riforma Cartabia entri in vigore senza che siano stati risolti le criticità e i problemi organizzativi messi in evidenza dai Procuratori generali di tutte le Corti d’appello in una lettera al governo e dall’Associazione nazionale magistrati.

ERGASTOLO OSTATIVO – Nonostante i pareri della Corte Costituzionale, che nel 2021, ha stabilito l’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo, e della Corte europea per i diritti umani (CEDU) che, nel 2019, aveva invitato l’Italia a rivedere la legge, ritenendola in contraddizione con la Convenzione europea dei diritti umani, che proibisce “trattamenti inumani e degradanti”, il nuovo esecutivo continua a considerare l’ergastolo ostativo, regolato dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, uno strumento essenziale nel contrasto alla criminalità organizzata.

Il testo in esame ricalca il disegno di legge n. 2574 già approvato nella passata legislatura dalla Camera dei Deputati e punta a evitare le scarcerazioni facili dei mafiosi, perché permette l’accesso ai benefici penitenziari al condannato che abbia dimostrato una condotta risarcitoria e la cessazione dei suoi collegamenti con la criminalità organizzata. “Una corsa contro il tempo – fa filtrare Palazzo Chigi – per garantire sicurezza sociale e impedire che ai detenuti mafiosi possano aprirsi le porte del carcere pur in costanza del vincolo associativo“.

Nella bozza, visionata dall’Ansa, per accedere ai benefici penitenziari i condannati per reati di mafia che non collaborano con la giustizia dovranno aver riparato il danno alle vittime e dimostrare di aver reciso i rapporti con i clan, allegando “elementi specifici”.

SLITTAMENTO RIFORMA CARTABIA – Sempre sul tema della giustizia, il Consiglio dei Ministri domani affronterà il rinvio al 30 dicembre 2022 dell’entrata in vigore di alcune disposizioni della ‘Riforma Cartabia’, raccogliendo le criticità già emerse nel dibattito parlamentare e che sono state confermate in questi giorni dagli operatori del diritto con una lettera al Ministro della Giustizia. Il provvedimento intende rispettare le scadenze del PNNR e consentire la necessaria organizzazione degli uffici giudiziari.

Dura la posizione dell’Unione Camere Penali: “Non vi è alcuna ragione che giustifichi il differimento dell’entrata in vigore delle parti relative al sistema sanzionatorio e di esecuzione della pena, che non manifestano il benché minimo problema di natura organizzativa posto a fondamento delle ragioni d’urgenza del decreto” afferma la giunta in un documento approvato all’esito di una riunione convocata di urgenza.

Per quanto riguarda il secondo intervento l’Ucpi parla di “un inammissibile atto di ribellione del Governo e del Parlamento alle indicazioni del Giudice delle leggi“, facendo notare che il dl “introduce regole addirittura peggiorative del quadro normativo censurato dalla Corte costituzionale oltre che dalla Corte Europa dei Diritti dell’Uomo”. L’Unione sottolinea, infine, “la manipolazione informativa che sta accompagnando l’adozione di questo provvedimento, indicato come relativo al solo tema dell’ergastolo ostativo, quando invece esso riguarda ed aggrava gli effetti delle ostatività relativi ad un ben più ampio catalogo di reati, a cominciare da quelli contro la pubblica amministrazione”. La giunta chiederà di essere ricevuta dal ministro Nordio “per poter rappresentare compiutamente le ragioni di contrarietà al decreto legge, riservandosi ogni ulteriore iniziativa di contrasto e di protesta nei confronti di un provvedimento che giudica di straordinaria gravità”

NESSUNO TOCCHI CAINO – “Dopo le incoraggianti e condivisibili dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio per un’esecuzione penale finalmente orientata ai principi costituzionali, esprimiamo la più viva preoccupazione per il possibile rinvio della Riforma Cartabia nella parte in cui prevede l’introduzione delle misure sostitutive del carcere per pene brevi, secondo una visione ormai internazionalmente affermata della giustizia riparativa”. Nessuno Tocchi Caino “spes contra spem” chiede al governo di ripensarci e non rinviare la riforma.

“Per noi, che costantemente visitiamo le carceri e vediamo con i nostri occhi la disperazione e l’illegalità che vi regna – dicono Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti – il rinvio costituirebbe non un cambio di registro, ma il proseguimento della prassi consolidata di rimandare all’anno del poi che sempre si tramuta in quello del mai di riforme necessarie e urgenti. I 72 suicidi di detenuti mai verificatisi prima d’ora dovrebbero essere un monito per tutti”. “Altrettanto preoccupante – secondo Nessuno Tocchi Caino – è l’annuncio di varare un decreto in materia di ergastolo ostativo, demolitorio dell’ordinanza della Consulta che ha accertato la violazione di principi costituzionali italiani e convenzionali europei che, con una decisione di portata storica ha sancito il diritto civile e umano alla speranza anche per i condannati al fine pena mai”.

Su Twitter il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, scrive:  “Il Ministro della Giustizia Nordio ha chiarito da subito il suo impegno sulle carceri, cosa che gli fa onore e che condividiamo. Ma cosa ci farebbe un ministro garantista nel Governo che insegue Salvini, rinvia la riforma Cartabia e comincia con il fuoco di sbarramento contro il superamento dell’ergastolo ostativo (fine pena mai), che Meloni per farsi capire meglio chiama direttamente carcere ostativo?”.

Redazione

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