Il nuovo ministro della giustizia
Intervista a Gian Domenico Caiazza: “Da Nordio parole positive ma giudicheremo i fatti”
Il cantiere della giustizia è sempre aperto, il neo Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha lanciato subito delle priorità per il suo mandato, e si avvicina l’elezione dei laici del Csm. Ne parliamo con Gian Domenico Caiazza, Presidente dell’Unione delle Camere Penali.
Dalle prime dichiarazioni del Ministro Carlo Nordio c’è un cambio di passo rispetto alla Cartabia?
È prematuro dirlo. Le dichiarazioni rese dal nuovo Ministro sono molto importanti e positive, abbiamo avuto modo di conoscere in questi anni, in ripetute occasioni di incontro e di confronto, le solide radici liberali delle idee del dott. Nordio sulla giustizia penale, e la loro stretta vicinanza a molte di quelle che costituiscono da sempre il patrimonio culturale e ideale dei penalisti italiani. Certo, poi lo si dovrà giudicare dagli atti concreti.
Nordio: “il mio primo atto: convoco i sindaci e abolisco l’abuso d’ufficio. Sono proprio gli amministratori di sinistra ad averlo chiesto per primi”.
Si tratta di un antico tema. Questo reato comporta una amministrazione difensiva, la cosiddetta “paura della firma”, ed è molto sentito trasversalmente. Quindi il neo Guardasigilli fa bene a prendere queste iniziative.
Tra i suoi obiettivi anche la depenalizzazione. Mette d’accordo penalisti e magistratura.
Ai tempi di Bonafede avevamo convenuto con l’Anm su alcune proposte interessanti di depenalizzazione, soprattutto dei reati contravvenzionali. Si potrebbe ritornare a quella proposta comune. Sicuramente è una strada da battere.
Invece i pm non saranno d’accordo a una limitazione delle intercettazioni.
Anche su questo siamo d’accordo con il Ministro. Però il tema non è solo quello di limitarle quantitativamente ma di capire come ridurre il catalogo dei reati per i quali potrebbero essere disposte. A nostro parere il loro uso dovrebbe essere circoscritto solo ai reati di criminalità organizzata e di grave allarme sociale, come il terrorismo.
Meloni nel suo discorso ha detto che occorre recuperare la parità tra accusa e difesa nel processo penale. Non ha parlato esplicitamente di separazione delle carriere. Comunque: se non ora quando?
Io leggo le affermazioni della Meloni come una legittimazione politica delle affermazioni del Ministro Nordio sulla natura programmatica di questo governo in tema di separazione delle carriere. Parlare di equilibrio tra accusa e difesa non può che significare questo. Ora bisognerà solo rimboccarsi le maniche e decidere quale strada percorrere – se via parlamentare o governativa – per portare avanti questa riforma costituzionale, come previsto anche dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare.
Berlusconi in tal senso fece promesse (poi non mantenute) anche in passato. Ora la politica avrà quel coraggio che le è mancato in precedenza?
Dagli impegni che hanno preso le forze politiche rispondendo alle nostre domande in campagna elettorale la risposta dovrebbe essere solo che affermativa. Esiste una maggioranza assoluta che va al di là di quella di governo. Mi auguro che diversamente dal passato si dia coerenza e conseguenza a quello che si è affermato prima del 25 settembre. I presupposti ci sono tutti.
Riforma del processo penale. 26 Procuratori generali scrivono a Nordio: senza riforma transitoria sarà il caos. Anche per voi occorre mettervi mano?
Abbiamo anche a noi a cuore alcuni profili che richiedono a nostro parere un intervento transitorio. Penso ad esempio alle impugnazioni penali: dal primo novembre non sarà più prevista la possibilità di depositare le impugnazioni fuori dalla sede della Corte del giudice di riferimento. Questo è un problema perché sta andando in esaurimento la norma – transitoria a sua volta – che ci consente i depositi telematici. Se facciamo coincidere queste due circostanze si crea un grande problema. Un secondo tema riguarda la giustizia ripartiva: come la si può mettere in atto se mancano le strutture per la mediazione?
Il Guardasigilli ha detto che tra le sue priorità c’è il carcere e la pena non significa solo carcere. Ma come riuscire a conciliare queste sue istanze con quelle del partito che lo ha fatto eleggere che sostiene “costruiamo più istituti di pena”?
Questa è una bella domanda che bisognerebbe girare agli stessi Meloni e Nordio. Credo che un punto di incontro potrebbe essere solo quello di ripensare alle misure alternative come già fece la Commissione Giostra. Non solo ampliarle ma renderle anche più efficaci, effettive e più sorvegliate di come non lo siano ora. Questa può essere l’unica strada di incontro tra queste due esigenze.
Nonostante qualcuno metta in dubbio la permanenza di Renoldi come capo del Dap, Nordio dovrebbe essere il suo primo protettore.
Me lo auguro perché consideriamo Renoldi un eccellente capo del Dap.
L’8 novembre la Corte Costituzionale dovrebbe decidere se dare altro tempo al Parlamento sull’ergastolo ostativo.
Quello che non può accadere – ma temo che qualcuno della maggioranza abbia in testa – è che la risposta parlamentare possa essere contraria alle indicazioni fornite dalla Consulta. A questo punto i giudici costituzionali dovrebbero dichiarare l’incostituzionalità della norma in maniera definitiva.
Il Presidente dell’Anm Santalucia ha detto: “Nel 2021 e nell’anno in corso sono stati aperti 102 procedimenti, ne sono stati ad oggi definiti 64, 16 con l’applicazione di sanzioni, le maggior volte della censura, 27 per sopravvenuti recessi dei magistrati dall’Associazione e 21 per insussistenza del rilievo deontologico. Insomma, stiamo facendo i conti, e seriamente, con gli errori del passato”. Lei crede che davvero sia così?
Il problema non è numerico. Il problema è che non si vuole porre il giudizio disciplinare fuori dal Consiglio Superiore della Magistratura, ad esempio dando vita all’Alta Corte, come proposta anche da Luciano Violante.
L’onorevole di +Europa Riccardo Magi ha scritto una lettera al Presidente della Camera per chiedere criteri di trasparenza nella scelta dei laici del Csm. Concorda?
Mi sembra una giusta ed eccellente iniziativa, tuttavia non sono sicuro che avrà seguito.
La presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini, ha lanciato la candidatura dell’avvocato Giuseppe Rossodivita la Csm. Che ne pensa?
Giuseppe Rossodivita è un avvocato di antica militanza radicale e di sicura solidità di principi liberali e radicali sulla giustizia penale. Non posso che augurarmi che questa proposta abbia le migliori fortune.
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