“Speriamo adesso con il nuovo Parlamento di avere voce in capitolo sui temi della giustizia”, afferma l’avvocato Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali che proprio domani celebreranno a Pescara il loro congresso straordinario.

Presidente Caiazza, il vostro congresso, “La giustizia oltre il populismo”, arriva all’indomani delle elezioni per il rinnovo del Parlamento. Che scenario si prospetta per la giustizia penale in Italia?
Uno scenario completamente nuovo che noi come Ucpi abbiamo anticipato nei mesi scorsi chiedendo a tutte le forze politiche in campo che si pronunciassero in modo esplicito su quelle che riteniamo essere le priorità in materia di giustizia.

Quali sono state le risposte?
Se stiamo alle risposte dei rappresentanti dei vari schieramenti, che hanno preso un impegno pubblico, ci dovremmo trovare con un Parlamento che, a prescindere dai futuri assetti di governo, è favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati, al divieto di impugnazione delle sentenze di assoluzione da parte del pm, al ritorno della prescrizione ante riforma Bonafede.

Pensa che dalle parole si passerà ai fatti?
In questi anni ne abbiamo viste e sentite troppe. Bisognerà certamente capire come verranno declinate queste riforme. Per la separazione delle carriere dei magistrati, ad esempio, serve una riforma costituzionale altrimenti è inutile discutere.

Cosa la preoccupa di più?
Siamo molto allarmati da come si vuole affrontare il tema dell’esecuzione della pena e del carcere, ho sentito parole pericolose.

Si riferisce a Giorgia Meloni, prossima presidente del Consiglio, che ha affermato di essere garantista nella fase del processo e giustizialista in quella dell’esecuzione della pena?
Esatto. Io credo si debbano sempre tener ben presenti i valori costituzionali. La pena va sempre considerata in ottica di recupero sociale. Declinare la certezza della pena con la certezza del carcere va contro la nostra cultura liberale.

Può tracciare l’identikit del futuro Guardasigilli?
Dovrà essere un giurista che sappia di cosa si parli e che abbia un alto senso delle Istituzioni. Ma soprattutto che sia espressione di una politica indipendente dalla magistratura. Perché la magistratura, se si fanno riforme come la separazione delle carriere, certamente reagirà ed anche duramente.

Come è lo stato della giustizia?
Negativo. Servono investimenti in personale amministrativo e in nuovi magistrati. Si sente anche una mancanza ‘fisica’ di strutture. È sufficiente farsi un giro in tribunale per capire di cosa parlo.

L’Ufficio del processo voluto dalla ministra Marta Cartabia è stato di aiuto a tal proposito?
Guardi, noi l’abbiamo contestato fin dal primo giorno. Invece di assumere a tempo determinato 16mila laureati senza una formazione specifica, che alla fine fanno gli aiutanti delle cancellerie e meno male che non vanno a scrivere le sentenze al posto del giudice, si potevano assumere a tempo indeterminato amministrativi e magistrati.

La scorsa settimana lei si è recato a Genova dove i penalisti hanno indetto una giornata di astensione dalle udienze per protestare contro il sostanziale blocco dei dibattimenti a causa del concomitante processo per il crollo del ponte Morandi che ha di fatto paralizzato tutto il tribunale.
Pensi che il giorno dell’udienza del processo Morandi, guardando lo statino delle udienze, c’era solo quello e le direttissime. Tutto il resto rinviato. Non si capisce perché un processo per reati colposi debba paralizzare tutti gli altri. Non voglio minimizzare assolutamente cosa è accaduto, ci mancherebbe altro, ma si parla sempre dell’aspettativa delle persone offese. E gli imputati di altri processi non hanno diritto anche loro ad un processo celebrato in tempi rapidi? Vorrei poi sapere quale è stato il criterio per cui si è deciso che questo processo, dove non ci sono detenuti e i reati si prescrivono molto avanti, deve essere celebrato prima di tutti gli altri. La rilevanza mediatica?