Subito dopo pranzo, martedì scorso, si è scatenato un vero e proprio inferno nella centrale idroelettrica di Bargi. Una turbina sarebbe esplosa all’ottavo piano, a circa quaranta metri sotto il livello dell’acqua e avrebbe causato prima un incendio e, poi, un tubo refrigerante avrebbe determinato l’allagamento del nono piano e il crollo di un solaio. La centrale fu costruita nel 1975 ed è gestita da Enel Green Power. Dopo diverse ore, come è normale, non si conoscono ancora le cause dell’esplosione né le responsabilità. Ma come non è assolutamente normale e accettabile, non si ha trasparenza di chi era al lavoro e con quali contratti. Conosciamo le storie dei tre morti, erano “trasfertisti”, hanno perso la vita lontano dalle loro famiglie. Al momento si nutrono poche speranze di trovare gli altri 4 dispersi. Si parla molto di uno di loro, con oltre 70 anni, in pensione con partita iva.

L’esercito dei pensionati e il ricorso al subappalto

Lo si fa chiudendo gli occhi su un esercito di pensionati che a tutte le età e professioni continuano a lavorare anche in condizioni di pericolo. Non si dica che si ricorre al subappalto per problemi di carenza di competenze e assenza di specializzazioni. Se il patrimonio di un’azienda è rappresentato da persone, relazioni e competenze. Qualcosa nella generazione e rigenerazione di questi elementi non sta funzionando. Come non rappresenta uno stato di necessità inevitabile non avere trasparenza delle persone che lavorano quotidianamente in un cantiere di conduzione o di manutenzione di un impianto.

Morti bianche, più 19% da inizio 2024

Quello di Bargi sul lago di Suviana, nel Bolognese, è solo l’ultimo della lunga serie di incidenti mortali sul lavoro che continuano a segnare le cronache italiane: solo nei primi due mesi del 2024, secondo gli ultimi aggiornamenti Inail, si è già arrivati a quota 119. È il 19% in più dello scorso anno. Nei due mesi dell’anno gli infortuni sono stati 92.711 (+7,2% rispetto a gennaio-febbraio 2023), 119 dei quali con esito mortale. In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 14.099 (+35,6%). A livello nazionale, i dati rilevati a febbraio di ciascun anno evidenziano per il primo bimestre del 2024, rispetto al pari periodo del 2023, un incremento sia dei casi avvenuti durante il lavoro, passati da 73 a 91, sia di quelli in itinere (nel percorso per raggiungere il luogo di lavoro) (da 27 a 28). Da 15 anni non si riesce a ridurre in modo significativo infortuni e morti sul lavoro. Il mese scorso la strage nel cantiere della Esselunga di Firenze ma torna alla memoria la strage di 37 anni fa nel cantiere Mecnavi del 13 marzo 1987: 13 operai tra i 18 e i 60 anni, addetti alla rimozione dei residui di carburante, persero la vita durante la manutenzione straordinaria della nave gasiera “Elisabetta Montanari”. Un incendio divampato nella notte li colse di sorpresa mentre lavoravano in cunicoli alti appena 90 centimetri, nei quali si potevano muovere solo strisciando in spazi angusti. Quasi 40 anni dopo è quello che dovrebbe essere accaduto l’altro ieri nella centrale Enel.

Morire sul lavoro è un’indecenza. In solitudine o con i propri compagni di lavoro. Le norme ci sono, la loro applicazione concreta molto meno. L’attività di vigilanza sul lavoro è sporadica. Le autorità ispettive sono diverse, senza organici, coordinamento, interoperabilità dei dati. Lo Stato si accontenta di quintali di carta che spesso tradiscono il peggiore cinismo aziendale in cui ognuno preserva la propria responsabilità. Per rispetto di questi ragazzi bisognerebbe bandire almeno le frasi di rito, il cordoglio di routine, unito a qualche photo opportunity e agli immancabili del dito puntato: “Sia fatta piena luce”, “È il momento di dire basta”, etc. Ognuno pensi a quanto e come eserciterà (e ha esercitato) il proprio ruolo affinché la vita conti di più. A quante volte ha “chiuso un occhio” e lasciato correre. Ad ogni momento in cui abbiamo difeso la vita con l’intransigenza che merita. Senso di responsabilità che bisognerebbe imparare dai volontari e da tutti i soccorritori che in queste occasioni fanno vedere l’Italia migliore.