È crollato e ha raccontato tutto, seppur in modo confuso e in uno stato “frastornato” come rendono noto i legali che lo assistono. Il 17enne sarebbe, per sua stessa ammissione, entrato nella residenza universitaria Paolo Borsellino di Torino per derubare un uomo. Una volta all’interno dell’edificio ha cambiato idea quando ha sentito la voce della ragazza dietro la porta che ha visto nuda nel momento in cui ha aperto.

Difeso dagli avvocati Gianluca Bona e Giuseppe Vitello, il giovane arrivato dal Senegal nel 1991 ha confessato, anche se per il gip le dichiarazioni del 17enne – arrestato con l’accusa di aver stuprato una studentessa – “piuttosto che migliorare, aggravano la sua posizione”. Nella serata di domenica 13 novembre, è stata emessa la misura cautelare nel carcere minorile Ferrante Aporti.

Il ragazzo era stato fermato lo scorso 11 novembre dopo essere stato riconosciuto grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza. A seguito dell’aggressione, la studentessa aveva fornito agli inquirenti un identikit indicando un giovane dall’età apparente di 25 anni e di carnagione nera. Finita la violenza, il 17enne avrebbe minacciato la ragazza dicendole: “Se parli ti uccido”. Ma la giovane ha invece chiesto subito aiuto, raccontando di aver sentito bussare alla porta e, pensando si trattasse di qualcuno del campus, di aver aperto con tranquillità.

Tutt’altra versione quella del giovane che si è spinto a sostenere che dopo essere entrato nella stanza della ragazza, la stessa dopo un primo respingimento “avrebbe cambiato atteggiamento e l’avrebbe pure ringraziato, offrendogli di fare una doccia nella sua stanza”. Invito che lui avrebbe rifiutato aggiungendo che la vittima avrebbe spontaneamente “promesso di non denunciare”, oltre ad avergli rivolto “una sorta di complimento per il bel viso”.

Tutto molto “poco credibile”, secondo il giudice che aggiunge: “L’ha travolta con le sue pulsioni. L’ha sopraffatta con una violenza che poteva anche ucciderla”. Nelle 25 pagine con le quali si dispone la misura cautelare in carcere, sono ricostruiti gli indizi: Dna, impronte, riconoscimento fotografico. Ma spuntano anche dettagli inquietanti di quella notte. Dai filmati delle telecamere di sicurezza emerge che mezz’ora prima di compiere lo stupro aveva seguito un’altra studentessa fino all’ingresso dell’edificio: un pedinamento da corso Galileo Ferraris al portone della residenza.

Dagli atti il 17enne è descritto come una persona “violenta” e “insensibile alla sofferenza altrui”. Per il giudice il ragazzo è pericoloso e può stuprare ancora, anche perché “vive alla giornata, commettendo reati per recuperare i mezzi di cui poter vivere e il costoso abbigliamento illustrato con fierezza. Mostra una felpa da lui indicata come modello unico al mondo e assai costosa”.

Il 17enne avrebbe inoltre aggiunto un dettaglio “da lui stesso offerto”, ovvero di “aver subìto violenza sessuale da bambino”. Inoltre il gip evidenzia che non vi è un contesto sociale in grado di aiutarlo: “Ha dimostrato di essere incontenibile”, tanto “che la famiglia aveva cominciato ad allontanarlo” mandandolo “in Senegal a frequentare la scuola coranica”.

Il padre del ragazzo parla a La Repubblica: “Non ce lo aspettavamo. Da anni mio figlio ci dà problemi, fa tanti ‘casini’, ma non immaginavo potesse arrivare a fare una cosa così grave. Posso solo chiedere perdono a quella ragazza e alla sua famiglia”.

Riccardo Annibali

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