Con la guerra civile entrata nella sua seconda settimana di scontri più feroci, la situazione in Sudan è ormai nel caos più assoluto. Una situazione che sta spingendo gli occidentali presenti nel Paese, tramite le ambasciate, a lasciare lo Stato che vede uno scontro sanguinoso tra le ‘truppe’ fedeli al al generale e presidente non eletto Abdel Fattah Durhan contro i miliziani dell’Rsf, le Forze di supporto rapido del generale Mohammed Dagalo, il vicepresidente noto anche come Hemedti.

Anche l’Italia si muove in questa direzione. Un messaggio inviato dall’Unità di crisi della Farnesina agli italiani intrappolati nella capitale sudanese Khartoum invita infatti i nostri connazionali a lasciare il Paese. “Cari connazionali, con il nostro Ministero della Difesa stiamo lavorando ad una finestra di opportunità per lasciare Khartoum via aerea, che potrebbe avere luogo nella giornata di oggi, domenica 23 aprile. Il punto di raccolta sarà entro le ore 12.00 presso la residenza dell’Ambasciatore d’Italia”, si legge nel messaggio.

A ribadire l’impegno italiano nei confronti dei connazionali ancora bloccati in Sudan è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Siamo mobilitati per mettere in sicurezza tutti nostri concittadini che sono a Khartoum. La nostra ambasciata sara’ il punto di raccolta, dopodiché faremo in modo di poterli mettere in sicurezza”, ha detto il titolare della Farnesina, che ha specificato come la nostra diplomazia “sta lavorando con le autorità locali per avere tutte le autorizzazioni necessarie”.

Mosse simili sono state prese anche dalle ambasciate di Francia, Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna e Turchia. La Francia ha iniziato una “operazione di evacuazione rapida” dei suoi cittadini e del personale diplomatico dal Sudan, ha annunciato oggi il ministero degli Esteri, mentre Washington ha a sua volta completato l’evacuazione del personale dell’ambasciata statunitense nel Paese.

I piani di evacuazione devono fare i conti con la difficile situazione nel Paese e sui rischi negli aeroporti. L’Rsf ha promesso “piena cooperazione con tutte le missioni diplomatiche, fornendo tutti i mezzi di protezione necessari e garantendo il loro ritorno sicuro nei loro Paesi”, col gruppo paramilitare al comando del vicepresidente Mohammed Dagalo che si è detto pronto ad aprire “parzialmente” “tutti gli aeroporti” in Sudan per evacuare i cittadini stranieri, anche se non è chiaro al momento quanti siano sotto il loro controllo.

La situazione nel Paese appare fuori controllo. In diverse zone del Sudan manca l’acqua e l’elettricità, migliaia di persone sono in fuga dalle aree in cui i combattimenti tra esercito regolare e miliziani dell’Rsf sono più intensi e cruenti. Una situazione che ha spinto la World Food Programme (WFP), un’agenzia dell’ONU che si occupa di assistenza alimentare, a sospendere temporaneamente le proprie attività in Sudan per ragioni di sicurezza: tre suoi impiegati sono stati uccisi nel Kabkabiya, regione occidentale del Darfur, durante il conflitto.

Nel corso dell’ultima settimana ci sono stati due tentativi di tregua, entrambi falliti, mentre sul campo sono morte più di 400 persone e i feriti sono ormai migliaia. Alla base della guerra civili interna lo scontro politico tra Abdel Fattah Durhan e il suo vice Hemedti: i due governano il Paese con la giunta militare che nell’ottobre 2021 prese il potere con un colpo di stato. Da settimane però si accusavano reciprocamente con toni accesi sul futuro governo sudanese e sulla transizione verso un governo civile: ma il tema più forte di scontro era int realtà quello dell’unione dei miliziani dell’Rsf nell’esercito sudanese per creare una unica forza armata.

Nel corso del suo Regina Coeli, oggi Papa Francesco ha rinnovato il suo appello per la pace nel Paese africano: “Rimane purtroppo grave la situazione in Sudan. Perciò rinnovo il mio appello affinché cessi al più presto la violenza e sia ripresa la strada del dialogo. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli e sorelle sudanesi“, le parole del pontefice argentino.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia