I freni allo sviluppo
Sull’ecologia serve pragmatismo, ma il governo Meloni è distratto
L’Italia può emergere come leader, ma nulla è stato fatto sul fronte dell’energia nucleare o sull’implementazione delle fonti rinnovabili
L’ecologismo sta diventando, purtroppo, un palcoscenico tumultuoso per usurate comparse. Tra le attiviste di Extinction Rebellion che fanno irruzione nel Duomo di Torino, Schlein che definisce insostenibile l’energia nucleare, e il presidente della cop28 Sultan Al Jaber che sostiene che l’eliminazione dei combustibili fossili porterebbe a “un ritorno al tempo delle caverne”, ci troviamo in un vortice di confusione, con fazioni contrapposte, come se l’ecologismo dovesse essere per forza un campo di battaglia piuttosto che un terreno fertile per soluzioni innovative.
In questa giungla di posizioni emerge la necessità di abbracciare un approccio pragmatico, che da un lato sfugga alle catene di un’ideologia che sembra ignorare le sfide ambientali e dall’altro superi finalmente il negazionismo climatico che contesta la stessa esistenza del problema. L’ecologismo oltranzista ha spesso agito come un freno allo sviluppo, bloccando progressi importanti con un approccio “nimby” che ha persino ostacolato l’implementazione di fonti di energia rinnovabile. Questo rigido dogmatismo ha impedito la costruzione di un futuro sostenibile, lasciando un’Italia dipendente da soluzioni obsolete e inadeguate. Dall’altra parte, il negazionismo climatico, che ignora le evidenze scientifiche, ha inflitto danni ambientali che si sono moltiplicati senza freni. Un approccio realistico richiede invece di analizzare lo stato delle cose e adottare soluzioni concrete. In pratica il contrario di quanto sta facendo il governo, che a parole ha invocato l’autonomia energetica, ma nei fatti ha tradito ogni promessa.
Noi di Italia Viva portiamo avanti un ecologismo pragmatico, che abbandona le dicotomie e riconosce che le soluzioni non sono monolitiche ma richiedono una sinergia e una combinazione intelligente di energie rinnovabili e nucleare di ultima generazione. La chiave, infatti, sta nel promuovere l’innovazione e investire nella ricerca e nello sviluppo. L’Italia, con il suo ricco patrimonio scientifico, può emergere come leader in questo campo, offrendo soluzioni che bilanciano la sostenibilità ambientale con la crescita economica.
E gli italiani sono all’avanguardia nella ricerca mondiale su tecnologie nucleari sicure ed efficienti, purtroppo all’estero. Dobbiamo portare la ricerca in Italia, non solo per evitare che il nostro Paese continui a pagare con la crisi energetica i pregiudizi della politica, ma per renderla un’altra eccellenza del made in Italy. Invece il nostro Paese sul fronte energetico sta vivendo un isolamento costante che pagheremo in termini economici ed ambientali. Un isolamento che ci fa chiedere dov’era Meloni quando solo due giorni fa nella Cop28 ventidue Paesi hanno firmato l’accordo per implementare l’energia nucleare entro il 2050 per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni? Di certo distratta.
Del resto il suo governo nulla ha fatto sul fronte dell’energia nucleare o sull’implementazione delle fonti rinnovabili, è stato invece impegnato a rendere la vita ancora più difficile per le imprese che nel nostro Paese investono sulla green economy, aziende che già oggi lavorano e che vorrebbero risposte. Come ha fatto restituendo le risorse del Pnrr destinati alla transizione ecologica o nel decreto su aree idonee in cui ha reso un’impresa impossibile installare impianti di energie rinnovabili. Nessuna risposta seria dal governo, nessuno sguardo al futuro. Uno sguardo che sarebbe necessario a far compiere passi in avanti a un’Europa che continua ad alzare l’asticella sulla decarbonizzazione, ma che, con un +7% di uso del carbone, non ottiene risultati concreti. Ed è proprio in Europa che si compie la sfida di una vera transizione ecologica, una battaglia che solo una forza riformista e pragmatica come Italia Viva può vincere.
Per dire sì al nucleare di nuova generazione, per convertire il comparto dell’automotive con razionalità e non depauperando la nostra industria in favore solo dell’elettrico made in Cina, per semplificare e valorizzare l’economia circolare di cui l’Italia è punta di diamante. Alle europee del 2024 dovrà scendere il sipario sulle ideologie e i troppi “no”. Gli italiani saranno chiamati a scegliere il copione di cui essere protagonisti: che sia una commedia di soluzioni pragmatiche o un dramma di ideologie estreme, spetta a noi decidere quale ruolo interpretare nella straordinaria rappresentazione della sostenibilità.
© Riproduzione riservata