Ian Manuel ha vissuto in una cella di un carcere della Florida, per quasi due decenni in totale isolamento. All’età di 15 anni, infatti, era stato condannato a un isolamento a lungo termine dal 1992 al 2010. Dalla fine dell’amministrazione di George Bush Senior fino agli inizi dell’era Barack Obama. “Per 18 anni non ho avuto una finestra nella mia stanza per distrarmi dall’intensità della mia reclusione – racconta Ian al New York Timesnon mi era permesso parlare con i miei compagni di prigionia e nemmeno con me stesso. Non avevo cibo sano e nutriente. Mi è stato dato quel tanto che basta per non morire”.

Ian è stato arrestato nel 1990, per una rapina e durante il tentativo fallito ha sparato a una donna che è sopravvissuta ma ha subito gravi ferite alla mascella e alla bocca. È stato spericolato e sciocco da parte mia, l’atto di un tredicenne in crisi, e sono semplicemente grato che nessuno sia morto“. Il giorno in cui è arrivato al Reception and Medical Center, la prigione di stato a Lake Buter in Florida, venne messo subito in isolamento per la sua giovane età. Tre settimane dopo fu trasferito in un’altra prigione e un anno e mezzo dopo è stato rimesso in isolamento dopo essere stato accusato per alcune infrazioni minori, ancora ignaro del fatto che sarebbe rimasto in isolamento per i successivi 18 anni.

È certificato da vari tipi di studi che l’isolamento causa disturbi di stress post-traumatico e compromette la capacità dei detenuti di adattarsi alla società. Inoltre, gli standard delle Nazioni Unite sul trattamento dei prigionieri proibiscono l’isolamento per più di 15 giorni dischiarandolo “crudele, disumano o degradante“. Nel 2016, l’amministrazione Obama ha vietato l’isolamento minorile nelle carceri federali.

Ian racconta anche varie vicende che ha visto nel suo periodo in isolamento. Come ad esempio quando una guardia ha spruzzato in faccia a un prigioniero non vedente sostanze chimiche semplicemente perché, secondo loro, l’uomo era in piedi vicino alla porta della sua cella mentre passava un’infermiera. Il prigioniero cieco, in seguito, ha detto a Ian che per giustificare l’atto, l’ufficiale ha affermato che il prigioniero di stava masturbando davanti l’infermiera. L’unica “via d’uscita” dall’isolamento era finire in ospedale e a volte Ian si drogava di proposito fino a procurarsi un’overdose, in modo tale da poter passare una notte in ospedale. Ian racconta anche quella volta in cui venne picchiato dagli agenti che, mentre doveva cambiare cella, fecero sbattere la sua testa per tutte le porte d’acciaio lungo la strada.

Da bambino, sono sopravvissuto a queste condizioni rievocando storie di ciò che avrei fatto quando sarei stato finalmente rilasciato – sono queste le parole scritte nel blog americano da IanLa mia mente era l’unico posto in cui trovavo la libertà dalla mia realtà: l’unico posto in cui potevo giocare a basket con mio fratello o ai videogiochi con i miei amici e mangiare la torta di ciliegie calda di mia madre sotto il portico. Era l’unico posto in cui potevo essere semplicemente un bambino. Nessun bambino dovrebbe usare la propria immaginazione in questo modo – per sopravvivere“.

 Il Liman Center della Yale Law School ha stimato che 61.000 americani tra adulti e bambini erano in isolamento nell’autunno del 2017 e un rapporto del 2010 del Dipartimento di giustizia rileva che il 24% dei bambini del paese detenuti in quel momento sono stati sottoposti a isolamento confinamento. In Florida, dove è stato incarcerato, circa 10.000 persone ovvero più del 10% della popolazione carceraria è in isolamento ogni giorno. “Non importa il numero, ho visto troppe persone perdere la testa mentre erano isolate. Avrebbero involontariamente oltrepassato un limite e semplicemente non sarebbero mai tornati alla sanità mentale. Forse non volevano – commenta IanRimanere nella loro mente era l’opzione migliore, più sicura e più umana“. Per Ian è ancora difficile il reintegramento nella società e affronterà per il resto della sua vita piccole e grandi sfide.

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Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia