Il governo del Burkina Faso ha denunciato un altro tentativo di colpo di stato organizzato per abbattere la giunta militare guidata dal capitano di artiglieria Ibrahim Traorè. Stando alle notizie trapelate da Ouagadougou questo sarebbe il secondo tentativo di abbattere i militari che guidano l’ex Alto Volta da circa due anni. Questo gruppo aveva preso il potere rovesciando un’altra giunta militare che nel gennaio del 2022 aveva preso il potere mettendo agli arresti il presidente Roch Marc Christian Kaborè  alla guida del paese dal 2015. Questa volta la televisione nazionale burkinabè ha mostrato le prove trasmettendo un video di tre persone agli arresti che hanno confessato il tentativo di colpo di stato.

Golpe, la confessione prima dell’uccisione

A parlare è stato l’ex capo delle Forze Speciali Ahmed Kinda che sarebbe stato arrestato a Niamey, la capitale del Niger, mentre stava organizzando il golpe. Questa video-confessione non potrà però mai essere confermata o smentita perché Kinda sarebbe rimasto ucciso subito dopo l’intervista in un tentativo di fuga. Nella lunga confessione rilasciata alla telecamera, insieme a due presunti complici, Ahmed Kinda ha raccontato che il suo arresto sarebbe avvenuto in Niger, mentre stava aspettando dei complici per raggiungere un deposito di armi.

Gli altri membri del gruppo non lo avrebbero però raggiunto e lui avrebbe chiamato telefonicamente il tenente-colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, ex presidente golpista detronizzato proprio da Traorè e che ora si sarebbe rifugiato in Togo. Insieme a lui sarebbero coinvolti anche il tenente-colonnello Romeo Ouoba ed il giornalista Abdoulaye Barry, voce critica dell’attuale giunta militare al potere in Burkina Faso. Kinda ha poi spiegato la logistica di questo tentativo di rovesciamento del potere che avrebbe visto un gruppo armato composto da circa 150 uomini, tutti mercenari centrafricani. A tenere i contatti con i soldati di ventura sarebbe stato proprio Barry che avrebbe anche trovato il modo di armare questi soldati con armi pesanti e leggere.

Il paese dei colpi di stato e dei rapporti solo con Putin

Il portavoce del governo ha dichiarato che tutte le persone coinvolte sono state arrestate o sono ricercate e che queste avevano l’obiettivo di gettare il paese nel caos. Resta complicato capire quanto ci sia di vero in questo ennesimo episodio che avrebbe colpito il Burkina Faso che dal secondo colpo di stato resta completamente isolato e mantiene rapporti soltanto con i russi e i paesi dell’Alleanza del Sahel, composta da Mali e Niger.  Poverissimo e strategicamente ininfluente il Burkina Faso, dall’uccisione del suo leader Thomas Sankara nel 1987 ha vissuto una lunga sequela di presidenze autoritarie e colpi di stato da parte dell’esercito. Oggi il giovane capitano Ibrahim Traorè sta cercando di posizionare il suo paese nel fronte anti-occidentale ed ha anche inoltrato una richiesta di adesione al gruppo Brics, l’alleanza economico-politica guidata da Cina e Russia e che sta crescendo sempre di più anche nel continente africano.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi