Cinema
The Gray Man, di cosa parla il nuovo film che arriva nelle sale e su Netflix
Quando si tratta di darsele pesantemente, Netflix non prende certo il compito sottogamba e così, The Gray Man, disponibile per la visione dal 22 luglio e dal 13 già in cinema selezionati, è il film d’azione e “scazzottate” ad oggi più costoso prodotto dal gigante dello streaming, con un budget speso di 200 milioni di dollari. Basato sul bestseller, The Gray Man – Tre Giorni per un delitto di Mark Greaney, il film, primo di un franchise, è diretto da due esperti del genere, i fratelli Joe ed Anthony Russo, già al timone di successi provenienti dall’universo Marvel, tra cui Avengers: Endgame, che ricordiamo essere il secondo film con maggiori incassi nella storia del cinema. Per una pellicola ad alto tasso di impegno fisico, c’è tutto un cast di desiderata in quanto a prestanza e abilità, partendo da Ryan Gosling, protagonista nei panni di Court Gentry, il Gray Man del titolo, detto anche Sierra Six, agente più abile della Cia e un tempo sicario a pagamento.
Per un perfetto protagonista, ci vuole un antagonista che possa tenergli testa ed ecco che spunta Chris Evans, vecchia conoscenza dei fratelli Russo per tutti i Captain America e gli Avengers, qui nel ruolo di Lloyd Hansen, un ex collega psicopatico di Court che mette una taglia sulla sua testa, innescando una caccia all’uomo. A completare il quadro di star pronte a compiere imprese alla Tom Cruise, troviamo Ana de Armas (l’agente Dani Miranda), Regé-Jean Page e Billy Bob Thornton (ex supervisore di Court). Incontriamo virtualmente il folto cast, pronto per la doppia avventura sala/streaming e i fratelli Russo sono i primi a distanziare il loro Gray man dagli altri spy thriller in circolazione, primo fra tutti, ovviamente, 007: «È una storia moderna, Bond, come sapete, invece, è una saga nata tantissimi anni fa – chiariscono. Il nostro film è più connesso a quello che sta succedendo nel mondo in questo momento. I personaggi sono esistenzialisti e piuttosto divertenti. Questo libro possedeva il nostro stesso senso dell’umorismo ed abbiamo pensato potesse connettersi bene con il pubblico di oggi».
Chi è fan di Ryan Gosling e le sue gesta, sia enigmatiche alla Drive che musical-romantiche in La La Land, saprà che l’attore cerca di sottrarsi più che può a interviste e conferenze. The Gray man non fa eccezione e Gosling si concede poco e solo su questioni “fisiche”: «Abbiamo dovuto fare molto training per il film ma ho avuto anche tantissimo aiuto dal meraviglioso team di stunt. Ho dovuto imparare differenti stili di arti marziali, il tutto supervisionato da un ex membro dei Delta Force che mi ha dato consigli pratici che mi sono serviti per sviluppare il personaggio, rendere il film speciale». Del suo Sierra Six, Ryan Gosling ha scritto nelle note di produzione: «Non vedo l’ora che il pubblico possa guardare questo film perché io lo avrei amato da giovane. Penso che sia facile immedesimarsi in Six perché è un eroe analogico in un mondo digitale». Più eloquente del suo contrappunto in Gray Man, c’è Chris Evans che elogia i Fratelli Russo: «Interpretare un cattivo in genere è sempre più divertente. Poi, lavorare con i Fratelli Russo infonde anche molta libertà e un senso di fiducia costante. Senza di loro questa non sarebbe stata un’esperienza così appagante come invece è stata. Loro sanno, senza che io debba dirglielo, quali sono le cose che non ho piacere di fare e quali invece le imprese che non vedo l’ora di affrontare. Questa familiarità mi porta anche ad affrontare rischi maggiori».
Non ha un ruolo da femme fatale e nemmeno uno da pulzella in pericolo Ana De Armas ed è anche in questo che The Gray man si propone di differenziarsi sin da questo primo capitolo della saga: «Sono stata molto felice che i Russo abbiano pensato a me, volevo lavorare nuovamente con Ryan e Chris e ho amato il personaggio di Dani Miranda, sin dalla sceneggiatura. Amo questa donna, chi è, il suo vissuto, la sua preparazione fisica, mentale e anche quanto sia intrepida e tosta. In più – aggiunge guardando ai colleghi – siamo un cast eccezionale e come antagonisti funzioniamo perfettamente, ce le siamo date di santa ragione». Insieme alle colleghe Alfre Woodard, Jessica Henwick e Julia Butters poi, De Armas, sottintende al suo passato cinematografico (Bond Girl in No Time to die e intelligenza artificiale olografica “innamorata” di Ryan Gosling in Blade Runner 2049) per discutere dei personaggi femminili in Gray Man: «Sono stata quel tipico personaggio femminile nei film che è sempre bellissima e indossa sempre i tacchi. Ma film come questo che non prevedono e non si concentrano su quel tipo di personaggio, portano un senso di rinnovamento. Questa volta non sono l’interesse amoroso di Ryan, lo sono stata (in Blade Runner 2049) ma qui si parla del nostro potere di donne in una maniera differente, per questo è importante renderci parte integrante dei film d’azione».
Molto entusiasta nel far parte di un cast stellare come questo è infine Regé-Jean Page, attore a cui è letteralmente cambiata la vita grazie al ruolo del Duca di Hastings in Bridgerton. Del suo Danny Carmichael, lo “spietatamente ambizioso” capo dipartimento Cia, dall’evidente lato oscuro dice: «La cosa divertente dei villain è che non hanno barriere ad impedirgli di raggiungere i propri obiettivi. Ho voluto assaporare il gusto della disonestà, per una volta e spero questo diverta il pubblico». È sempre Jean Page a fare la migliore recensione al film: «È un’avventura globale, e include spie, esplosioni, armi da fuoco, cadute da aerei, c’è un po’ di tutto. Ha anche un’eleganza sofisticata tipica di James Bond e ricorda l’iperrealismo e l’iperviolenza di Bourne. Combina tutto insieme e rende tutto più appetibile».
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