Poteva decidere di tornare in Italia, nella sua Camerino, come hanno fatto decine di colleghi. Invece Tommaso Claudi, 31enne vice console italiano in Afghanistan, è rimasto a Kabul per lavorare all’aeroporto della capitale, dando una mano in prima persona per evacuare le centinaia di persone che stanno tentando di lasciare il Paese. 

Sui social network sono circolate alcune immagini di Claudi che, giubbotto antiproiettile ed elmetto a tracolla, è impegnato a trarre in salvo soprattutto minori, le vittime più deboli del caos in cui è ripiombato l’Afghanistan dopo la riconquista da parte dei talebani del Paese e soprattutto di Kabul. 

Dal 2019 in Afghanistan, Claudi ha descritto così all’Ansa la situazione che sta vivendo il Paese e soprattutto la calca e il caos che attanaglia l’aeroporto: “Abbiamo purtroppo dovuto assistere a scene drammatiche ma siamo riusciti in condizioni di assoluta emergenza a riportare a casa i nostri connazionali e alcuni dei nostri collaboratori afghani che in questi anni ci hanno consentito di operare in un contesto difficile. In Afghanistan stiamo assistendo ad una grande tragedia umanitaria e tutti stiamo dando il massimo mettendoci tutto il cuore e la professionalità di cui siamo capaci”.

Gratitudine per il lavoro svolto dal vice console è arrivata da Ettore Sequi, segretario generale del Ministero degli Esteri: “Grazie Tommaso #KabulAirport”, è il tweet di poche parole dedicato a Claudi. 

L’ennesimo segnale della grande attenzione che l’Italia sta mettendo in campo nel seguire la crisi afghana. Secondo le ultime stime sarebbero circa 1.700 i civili afgani evacuati negli ultimi sette giorni grazie al ponte aereo italiano. L’Italia è infatti il Paese che percentualmente ha portato via il maggior numero di collaboratori afgani rispetto ad altri partner, esclusi gli Stati, come confermato dall’Alto rappresentante civile della Nato, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo.

Redazione

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