La scelta
Trump guarda al modello dei centri in Albania: 30mila immigrati illegali a Guantánamo. E gli USA viaggiano al ritmo di 1000 arresti al giorno

Generalmente, il primo arco temporale per valutare l’operato di un presidente degli Stati Uniti è di 100 giorni. Vale per qualsiasi nuovo capo di Stato o di governo, ma per Donald Trump – che per il suo secondo mandato non si pone alcun limite tradizionale – i primi 10 sembrano già sufficienti per capire che dalle parti del 1600 di Pennsylvania Avenue si fa sul serio. E questa volta con un’accurata copertura politica. Niente di avventato come nel primo mandato: ora si cerca di sfondare anche tra i democratici, come avvenuto in occasione della prima legge bipartisan varata dal Congresso e firmata da The Donald.
Si tratta del Laken Riley Act, il testo che prende il nome della giovane studentessa 22enne uccisa da un criminale venezuelano. Il provvedimento ha ottenuto il voto di 48 deputati e 12 senatori democratici, che il presidente ha prontamente ringraziato, e che permetterà l’arresto e l’immediata espulsione dei soggetti ritenuti pericolosi anche prima che sopraggiunga una condanna. Un cambio di passo radicale rispetto alla precedente gestione dell’immigrazione durante l’amministrazione Biden, e in linea con gli attuali sentimenti degli Stati Uniti. Nonostante in Europa siano piovute critiche pesanti, soprattutto dalla stampa di sinistra, questa volta persino il pianto greco a mezzo social di una star come Selena Gomez è stato talmente criticato da costringerla a eliminarlo dai social. Non solo: i più favorevoli alla linea dura sono gli immigrati regolari, che per anni hanno pagato – in termini sociali e percettivi – gli ingressi irregolari e il relativo aumento di violenze e crimini di ogni genere.
Mille arresti al giorno
Trump lo sa e tira diritto con arresti ed espulsioni di massa, che fin dai primi numeri dimostrano come il fenomeno fosse dilagante e fuori controllo. Siamo a circa 1.000 arresti al giorno contro i 300 del passato. Quello che sta facendo il repubblicano, in termini di percezione e propaganda non è diverso da quello che fece lo stesso Obama, che pubblicamente avvisò gli aspiranti clandestini di non “entrare” negli Usa. Ma per comprendere quanto la Casa Bianca abbia modificato il livello di pericolosità sociale, basta cogliere le parole che la portavoce Karoline Leavitt ha pronunciato durante il briefing con la stampa: interpellata sul numero di criminali presenti tra gli irregolari arrestati, ha seccamente replicato che “tutti sono criminali in quanto l’ingresso irregolare è un crimine”. Una definizione giuridicamente inoppugnabile in qualsiasi Stato definibile come “serio”, ma impensabile fino a qualche settimana fa.
Dura vita per lo Ius Soli
Come sempre, l’amministrazione Trump procede spedita sulla sospensione o sull’eliminazione dello ius soli che – seppur tradizionale nella storia degli Stati Uniti – non trova oggi le stesse basi di 150 anni fa. Qui ovviamente lo staff della Casa Bianca e quello del dipartimento di Giustizia dovranno irrobustire la proposta legislativa, che segnerà comunque un cambiamento radicale nella politica statunitense. A livello normativo, il piano di espulsione gli Usa sembra seguire l’esempio italiano dei centri in Albania a cui è allergica la sinistra e una parte di magistratura.
Washington, come già avvenuto in passato, ha trovato la soluzione al problema sul luogo in cui allocare 30mila immigrati illegali: nella base di Guantánamo, a Cuba. GTMO, dove ha sede anche il celebre carcere di massima sicurezza utilizzato per la detenzione dei terroristi islamici di Al Qaida, ha una peculiarità giuridica non da poco: se è territorio americano de facto, non lo è de iure. La vicenda è controversa e contestata, quindi il territorio in questione è fuori dalla giurisdizione federale in senso stretto. Questo, dunque, permette all’amministrazione una capacità di manovra ben più ampia.
Trump questa volta si è preparato bene: ogni passo era stato già preparato e studiato. E – a quanto pare – il suo pugno di ferro che piace ai repubblicani conquista sostenitori anche a sinistra, facendo breccia tra chi ha subìto e non condiviso le politiche imposte dagli estremisti che tenevano sotto scacco Biden e i suoi. Per ora, la teoria del randello sta funzionando dentro e fuori i confini americani.
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