Le prime azioni
La monarchia americana di Trump grazie alla Corte Suprema ‘amica’, ecco il nuovo neonato a Stelle e strisce
Il secondo mandato inizia con una raffi ca di ordini esecutivi che riscrivono le regole, o almeno ci provano. A partire dai cardini degli Stati Uniti: il presidente può (quasi) tutto, soprattutto con una Corte favorevole

Ordini esecutivi. Donald Trump quarantasettesimo buon presidente degli Stati Uniti d’America parte con una raffica di ordini esecutivi di cui noi in Europa in genere sappiamo poco e niente e quel poco lo confondiamo con altro. Premessa indispensabile. Il tipo di presidenza concepito dai padri fondatori degli United States non somiglia ad alcun altro genere di presidente europeo o di qualsiasi altra nazionalità. Il presidente degli Stati Uniti infatti è per costituzione un re. E può essere anche un re capriccioso oppure col delirio opposto un buon democratico come i primi ministri europei.
Il nuovo neonato a Stelle e strisce
Quello che sta facendo Donald Trump provocherà conflitti e non è detto che li vinca. Accenniamo per ora al primo, perché attira più attenzione degli altri, ed è un decreto con cui Trump – in barba alla tradizione secolare per cui chiunque nasca negli States e perciò stesso un cittadino americano anche se va a vivere altrove -, cambia le regole e dice che un neonato può nascere a Stelle e strisce se e soltanto se i suoi genitori hanno titoli legali per trovarsi negli Stati Uniti. È un modo per impedire che tutti gli immigrati illegali procreino figli americani legali. Naturalmente dal punto di vista storico e dell’identità americana questa è una vera provocazione perché violenta uno degli aspetti che rendono da due secoli l’America patria degli uomini liberi, terra delle opportunità e delle immigrazioni.
La Corte Suprema amichevole
Se accadrà ci sarà una gigantesca battaglia legale, e non è detto che Trump vinca. Ma allo stesso tempo il solo fatto che possa legittimamente emettere un ordine esecutivo come tutti gli altri che ha preannunciato dimostra che i suoi poteri sono praticamente illimitati, arginati da una costituzione che è una groviera di eccezioni ed emendamenti per cui qualsiasi presidente può almeno sognare di fare quel che gli pare scavandosi un tunnel fra le regole specialmente se, come al caso di Donald Trump, ha a disposizione una Corte Suprema molto amichevole.
Ma per distinguere bene tra legittimità e illegittimità bisogna tornare un minuto alla storia, perché quando le colonie ribelli si proclamarono indipendenti costituirono una Repubblica – in tempi in cui la parola “Repubblica” e la parola “ribelle” erano viste come il fumo negli occhi da tutte le 300 e passa teste coronate che governavano il mondo ad ogni latitudine. Una Repubblica di ribelli era l’ultima delle credenziali accettabili e la costituzione americana produce meraviglie nel dibattito a Philadelphia per assicurare i re e gli imperatori del fatto che il loro monarca era esattamente come tutti gli altri salvo che durava quattro anni, rinnovabili.
La first Lady regina
Poco dopo la Francia faceva la festa al suo re e si proclamava République, e dopo la pausa angosciosa del grande Terrore, passò direttamente alla monarchia assoluta e imperiale con Napoleone. Ma il presidente degli Stati Uniti è restato sempre un re cui nessun altro presidente può somigliare. E la sua first Lady è a tutti gli effetti e titoli una regina che può stare a tavola con le altre regine, e non soltanto una moglie. L’evidenza di queste caratteristiche è andata sfumando nel tempo ma già con John Fitzgerald Kennedy produce un re al quale, del resto, fecero subito la festa con un fucile italiano Carcano dalle fessure di una libreria di Dallas, nelle mani dal giovane Lee Harvey Oswald – da poco arrivato dall’est con una moglie russa dopo la crisi cubana dei missili sulle rampe di lancio.
Il perdono a chi aveva assaltato Capitol Hill
Ieri Trump ha perdonato tutti i riottosi che in suo nome avevano dato l’assalto a Capitol Hill (ma il suo predecessore ha perdonato suo figlio Hunter), ha chiamato gli Stati Uniti fuori dal trattato di Parigi sul clima, annunciando il trionfale ritorno e trionfo di tutti i derivati del petrolio proclamando trionfalmente il diritto di tutti a non avere un’auto elettrica. E quanto al social cinese TikTok, ne ha decretato la fine anche se lui stesso ha detto che sul caso intende discuterne personalmente con Xi Jinping. Per bloccare il diritto di cittadinanza ai neonati illegali, farà appello al quattordicesimo emendamento, ma non sarà una passeggiata. Ha revocato ben ottanta Executive orders emessi da Joe Biden e ha congelato in questo modo quasi tutte le udienze che lo riguardano. Ha ribadito che polizia ed esercito daranno la caccia a migliaia di illegali che vivono nel ventre delle grandi periferie, ma con un criterio selettivo per città e secondo una graduatoria di pericolosità. E poi ha mostrato muscoli e fatto la faccia feroce all’intero (e cosiddetto) Deep State (l’insieme di tutto ciò che è segreto e militare) imponendo gente di sua personale fi ducia. Quindi si è mosso come un rinoceronte infuriato ma con autocontrollo verso quelli che considera i nemici interni della libertà. Questa è solo una parte delle prime ore di Trump tornato nello Studio Ovale perché è per lui l’ora di mostrare dinamismo, rapidità e fedeltà alle promesse. E fra queste c’è l’Ucraina dove la guerra infuria proprio perché tutti lo attendono.
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