Il discorso di insediamento
L’America dell’oro di Trump: “Libertà, due generi (maschio-femmina), stop guerre e sbarco su Marte” perché “Dio lo vuole”

L’attesa è finita. Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti e da oggi – Martin Luther King Day, ma acclamato dallo stesso repubblicano come Giornata della liberazione – per l’America inizia una nuova età dell’oro. Quello pronunciato al Congresso è stato un discorso dell’insediamento “in crescendo”. Cadenzato da promesse che possono far tremare chi non sta dalla sua parte, ma anche frastagliato da contraddizioni. Come si conviene, del resto, all’uomo del “senso comune”. Perché così vuole apparire. Un uomo tranquillo. Americano doc. Che, senza orpelli, è al comando della prima potenza globale.
Trump e la rottura del protocollo sui punti essenziali
Dopo un incipit monocorde, con una già nota elencazione delle debolezze e delle sconfitte che l’amministrazione Biden lascia in eredità, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha sparato le bordate che tutti quanti si aspettavano. Del resto, era stato lui stesso ad averle anticipate – durante il ballo dell’insediamento domenica notte – rompendo il protocollo per cui dovrebbero essere i portavoce a far passare con discrezione i punti essenziali del governo dell’amministrazione entrante. Trump ha promesso un’America fiera, prospera e libera. Dove gli oppressi che lo hanno votato potranno vivere in pace. «Ho sentito le vostre voci», ha detto ringraziando gli elettori afroamericani, asiatici e ispanici. «E vi prometto che realizzeremo il sogno del Reverendo King». E, appunto, in crescendo: «Dio lo vuole».
“Rimani pure in Messico”
Ma è anche un’America che vuole far paura. Gli ordini esecutivi presto in vigore lo dimostreranno. A tutti colori che violano i suoi confini. L’immigrazione illegale è da ieri una minaccia nazionale, così come i cartelli ispanici – che la gestiscono – delle organizzazioni terroristiche straniere. «Rimani pure in Messico». È il monito di Trump, che intende rimettere in vigore l’Alien and Sedition Acts del 1798, tale per cui il presidente – in caso di guerra – avrebbe il potere di dichiarare nemico ogni cittadino della nazionalità coinvolta nel conflitto residente nel territorio statunitense. Contro l’immigrazione illegale mobiliterà l’esercito. Perché un’invasione va respinta con la forza.
La Trumpeconomics
Secondo ordine consecutivo: uscire dall’emergenza economica. L’inflazione che pesa sugli elettori dev’essere bloccata con due misure che andranno a compensarsi l’un l’altra. Dazi e trivelle. Questa è la ricetta della nuova Trumpeconomics. I primi verranno introdotti per arricchire l’America, che ha pagato troppo caro energia e manifatturiero stranieri. L’intenzione è di istituire un External Revenue Service per raccogliere tariffe doganali e accise che entreranno nel Tesoro e permetteranno al sogno americano di vedere la luce. Verrà istituito un dipartimento dell’Efficienza governativa per snellire la burocrazia creata da chi l’ha preceduto. E poi le trivelle. L’America di Trump vuole tornare a esportare energia in tutto il mondo. Picchi produttivi di “oro liquido” per aumentare le riserve e far scendere i prezzi. Mossa economica dal chiaro sapore strategico.
Usa terra di libertà e due generi: maschio e femmina
E ancora. Gli Stati Uniti di The Donald sono anche una terra di libertà. Dove chiunque può comprarsi la macchina che vuole. Anche se non è elettrica. Purché sia fatta dagli operai che l’hanno votato. Una terra di libertà dove nessuno può essere perseguitato politicamente. «Io ne so qualcosa», dice Trump. Dove chi ha rifiutato il vaccino dovrà essere integrato (e risarcito) nel suo precedente impiego. Una terra dove «non ci si preoccupa del colore della pelle, ma che si basi sul merito. Due generi: maschio e femmina». Qui si è perso il conto delle standing ovation.
Il Golfo d’America e Panama tolta alla Cina
Ma se il messaggio della rivoluzione del tempo comune tocca l’uomo tranquillo americano, Trump non può dimenticarsi di essere di nuovo il commander in chief. Anzi, in 40 minuti di speech ci ha tenuto a dirlo almeno due volte. E così l’America che vuole essere prospera in casa deve difendersi dai nemici esterni più vicini. Il Messico per primo, il cui Golfo si chiamerà Golfo d’America. Poi Panama, che dovrebbe tornare sotto la giurisdizione di Washington dopo che vessa di tasse le navi Usa e fa amicizia con la Cina.
Dalle guerre a Marte
«Con una forza militare mai vista – ha detto il presidente – faremo terminare le guerre. Anche quelle in cui siamo coinvolti». Di cosa parlava? Dell’Ucraina? Non è specificato. Chiara è invece l’auto-attribuzione di aver portato alla tregua Israele e Hamas. Biden, a fianco del podio, sorride amaro ed è costretto ad applaudire. Infine lo Spazio. Trump promette alla sua America di conquistare Marte. Il pianeta del Dio della guerra. Il pianeta rosso. Il colore della guerra: rosso come le cravatte dei repubblicani in sala. Anche Musk sorride. Ma applaude sincero.
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