Mentre l’amministrazione di Donald Trump si prepara al suo secondo mandato, l’industria petrolifera statunitense va verso un’espansione senza precedenti, accompagnata da cambiamenti politici che promettono di trasformare il panorama energetico globale. Il repubblicano non è ancora entrato ufficialmente in carica, ma il suo ritorno alla Casa Bianca sta già facendo tremare i mercati energetici e internazionali.

Il suo approccio al “dominio energetico globale”, che aveva segnato il suo primo mandato, sembra destinato a tornare con ancora più forza. Tra promesse di espansione della produzione interna, politiche protezionistiche e un atteggiamento deciso nei confronti degli avversari globali, il petrolio e il gas americani si preparano a diventare nuovamente protagonisti della scena internazionale.

La fine delle restrizioni di Biden

L’industria petrolifera ha accolto con entusiasmo le prospettive offerte dalla nuova amministrazione. Trump ha già segnalato l’intenzione di revocare le restrizioni sulle trivellazioni offshore imposte da Joe Biden a inizio anno, che riguardavano oltre 625 milioni di acri tra il Golfo del Messico, il Mare di Bering e le coste americane.

È altamente probabile che The Donald utilizzi la stessa legislazione usata dal suo predecessore (Outer Continental Shelf Lands Act) per rilanciare una politica aggressiva di trivellazioni con lo slogan “drill, baby, drill”. Secondo gli analisti, questa mossa potrebbe non solo aumentare la produzione interna, ma anche ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri, rafforzando la narrativa della sicurezza nazionale tanto cara al nuovo presidente.

Sanzioni, geopolitica e il prezzo del petrolio

Nel frattempo le sanzioni contro la Russia, recentemente inasprite da Biden, rischiano di avere effetti ambivalenti. Da un lato potrebbero colpire le esportazioni energetiche di Mosca, creando difficoltà economiche e offrendo all’Ucraina un margine negoziale più forte nel conflitto in corso; dall’altro potrebbero provocare un’impennata dei prezzi del petrolio, una situazione che Trump potrebbe sfruttare a proprio vantaggio.

Con i mercati globali che cercano alternative al petrolio russo, gli Stati Uniti potrebbero riempire il vuoto, espandendo le esportazioni e conquistando nuovi mercati. Mike Sommers, presidente dell’American Petroleum Institute, ha dichiarato al Wall Street Journal: “L’energia era sulla scheda elettorale e l’energia ha vinto”. Le parole riflettono l’ottimismo delle compagnie petrolifere, che vedono nel ritorno di Trump un’opportunità per espandersi e aumentare i profitti.

L’impatto sull’ambiente

Non tutti, però, accolgono con favore questa prospettiva. I sostenitori delle energie rinnovabili e delle politiche climatiche temono un drastico arretramento. In teoria The Donald ha già suggerito la possibilità di ritirarsi nuovamente dagli Accordi di Parigi e di smantellare le norme più rigide sulle emissioni delle auto, tra cui gli standard di consumo carburante (CAFE). Nella pratica, gli investimenti nelle rinnovabili proseguiranno. Pecunia non olet è un principio che vede proprio nel prossimo presidente Usa il suo campione.

Un’industria in fermento

Gli effetti di questa politica sono già visibili nei mercati. I contratti futures sul petrolio hanno registrato aumenti significativi, con il WTI e il Brent in rialzo rispettivamente del 3,28% e del 2,64%. Gli investitori, attratti dalle prospettive di un’espansione petrolifera statunitense, stanno già spostando capitali verso il settore energetico. Tuttavia la volatilità rimane alta: le tariffe commerciali e le tensioni geopolitiche potrebbero frenare la crescita, portando a fluttuazioni imprevedibili nei prezzi.

Il futuro del petrolio americano

Mentre il mondo si interroga su come evolverà il panorama energetico globale, una cosa è certa: la presidenza Trump promette di lasciare un segno indelebile. Con politiche audaci e spesso controverse, il nuovo corso potrebbe ribaltare le dinamiche internazionali e consolidare il ruolo degli Stati Uniti come leader energetico. Ma le incognite rimangono numerose, e le decisioni prese nei prossimi mesi potrebbero avere conseguenze durature non solo per gli Usa, ma per l’intero pianeta. Un’America energica, ambiziosa e assertiva si affaccia sul nuovo mandato. E, con Trump al timone, il mondo intero è pronto per essere scosso nelle fondamenta.