La stessa materia spinale americana
Trump leader del mondo inquieto che abitiamo, in Campidoglio si respirava stessa aria di rivoluzione di Kennedy

Trump ha parlato mostrando di credere in quel che dice. E quel che dice, a quanto pare, è ciò in cui l’America crede. È un’America che con l’ennesimo colpo di reni rinasce dalle sue ceneri, forse entusiasmata dall’idea di diventare di nuovo grande, che Trump ha espresso senza cupezze, con un’assertiva solarità.
Senza che qualcuno si senta insultato per il paragone con il Re Artù cattolico John Fitzgerald Kennedy, posso testimoniare che ieri si respirava la stessa aria di rivoluzione di 64 anni fa. Non è un confronto per somiglianza, ma per intensità corale. Forse Donald Trump è l’antimateria di Kennedy, ma nell’uno e nell’altro presidente è riconoscibile la stessa materia spinale americana.
Che poi il nuovo Presidente riesca a realizzare in tutto, in parte o non realizzare per niente il suo programma, è questione marginale. Il punto è che quest’uomo, con tutti i suoi sfrontati eccessi e anzi grazie a questi eccessi, ha fatto di sé il leader che parla ai suoi tempi e non soltanto ai suoi fellows Americans, perché parla a chi l’ha votato ma anche a tutti gli altri – compresa la stragrande maggioranza della borghesia liberal che ha voltato le spalle ai dem, e che magari da domani andrà di nuovo ai matti per la sua ineffabile postura, i suoi programmi scorretti e lapidari, e anche per la sua ambizione pontificale al Nobel della pace.
Fatto sta che Donald Trump si è liberato della condanna al cono d’ombra che i benpensanti gli avevano cucito addosso, e ha restituito all’America la missione, l’ispirazione e il titolo di Nuovo Mondo. Altro, totalmente dal resto del pianeta. Dalla Cina che scruta e compete, all’Europa sempre impegnata a mordersi la coda, fino al triste Luna Park del Cremlino: tutti hanno assistito ieri ad un raro turning point della storia, determinato da un uomo che ha fatto di sé stesso, almeno per un giorno, il leader del mondo inquieto che abitiamo.
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