Il cerchio attorno all’uomo che nella serata del 31 dicembre scorso ha aggredito con tre coltellate una turista israeliana 24enne all’interno della Stazione Termini di Roma si starebbe chiudendo.

La caccia all’uomo, che ha sferrato tre fendenti alla ragazza sorpresa alle spalle davanti alle macchinette automatiche per l’acquisto dei biglietti, non si è mai fermata in questi giorni di indagini serrate portata avanti dalla Procura capitolina e dalle forze dell’ordine.

La polizia ha infatti ricostruito a ritroso il percorso fatto dall’aggressore per raggiungere lo scalo ferroviario più importante della città. Secondo quanto emerso l’uomo sarebbe partito dalla periferia sud dell’Eur fino a piazza dei Cinquecento, l’anticamera della Stazione Termini, grazie ad un autobus, il 714 partito da piazzale Nervi, zona in cui potrebbe anche risiedere. L’uomo, secondo quanto riportano Corriere e Repubblica, sarebbe un senzatetto 24enne di origine polacca, ripreso da numerose telecamere di vigilanza.

Secondo quando riporta Il Messaggero il suo nome è Aleksander Mateusz Chomiak, nato a Grudziadz, abituale frequentatore dello scalo romano. Il giovane sarebbe arrivato in Italia otto mesi fa e ha precedenti penali.

A Termini ha incontrato Abigail Dresner, la 24enne israeliana ancora ricoverata presso il Policlinico Umberto I: le condizioni della giovane con una perforazione del fegato sono in ripresa, è fuori pericolo ed ha incontrato madre e fidanzato arrivati da Tel Aviv. Alla polizia ha invece spiegato che il suo aggressore non l’aveva mai visto prima e soprattutto che non ci aveva mai discusso.

La Procura di Roma ha intanto aperto un fascicolo per tentato omicidio: l’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Michele Prestipino, è stato aperta dopo la trasmissione di una prima informativa da parte della Polfer. Al momento la vicenda non vede coinvolti i pm dell’antiterrorismo, mentre il movente razzista o antisemita inizialmente scartato sembra trovare nuovo ‘spazio’.

L’aggressore potrebbe aver colpito Abigail, a Roma per una vacanza assieme ad una amica, spinto dall’odio: sullo zaino e su una borsa della 24enne c’erano infatti simboli e scritte israeliane. In particolare un logo centrale “Schkedia”, che indica un produttore di cereali, anche se sulla presenza di stemmi o adesivi come causa scatenante dell’aggressione gli inquirenti non si sbottonano invitando alla prudenza.

Non è un caso se sulla vicenda, scrive oggi Il Messaggero, indagano anche i funzionari dell’ambasciata e i servizi segreti di Tel Aviv. La vicenda ha infatti destato scalpore anche in Israele, occupando pagine dei quotidiani: “Ancora non sappiamo quale sia lo sfondo di questo episodio. Siamo in contatto con la donna e la sua famiglia, che si trova con lei”, spiega il portavoce del ministero degli Esteri d’Israele, Lior Hayat. “Mia figlia sta meglio ma non vuole parlare, è difficile rivivere quei momenti drammatici. Vuole solo dimenticare. Non le va neanche di vedere la televisione in camera“, ha detto invece la madre di Abigail subito dopo aver incontrato la figlia in ospedale, con le parole riportate da Repubblica.

L’altra pista battuta dagli inquirenti porta invece a un clochard, uno dei tanti che gravitano quotidianamente nella zona della stazione, che avrebbe aggredito Abigail dopo un suo “no” alla richiesta di denaro per aiutarla ad acquistare il biglietto: circostanza che però la 24enne avrebbe negato alle forze dell’ordine che l’hanno sentita in ospedale.

Redazione

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