Europa
Unione Europea, a Bruxelles è la settimana dell’allargamento
Mentre la presidente della commissione continua ad ignorare, come già fece nel suo discorso sullo stato dell’Unione, i problemi di governabilità con un’Europa a 30, 32 o 35, il tema resta sulla bocca di tutti

Il weekend europeo, dopo una sonnacchiosa settimana che a Bruxelles, col ponte di mezzo, ha messo un po’ in sordina la politica, è stato tutto dedicato al tema della “fatica”. La fatica, ovviamente, è quella della tanto discussa telefonata di Giorgia Meloni coi due comici russi. A distanza ormai di una settimana, proprio con l’obiettivo di dimostrare che non c’è fatica, domenica è arrivata a sorpresa a Kiev la presidente della Commissione europea. Ursula von der Leyen ha rassicurato il presidente Volodymyr Zelenskyy che l’Ucraina, nonostante ciò che sta accadendo in Medio Oriente, rimane una priorità per l’Unione Europea e anzi ha lasciato fortemente intendere che la commissione raccomanderà agli Stati membri di aprire definitivamente i negoziati di adesione con l’Ucraina: “Sono fiduciosa che tu possa raggiungere il tuo ambizioso obiettivo: cioè, che la storica decisione di aprire il processo di negoziati di adesione sia presa già quest’anno”.
E sì, perché domani 8 novembre è prevista la pubblicazione dei report sullo stato dei progressi compiuti dall’Ucraina e dagli altri Paesi che hanno richiesto di aderire all’UE. Ed il messaggio di Ursula è chiaro: dopo aver visitato la Moldavia il mese scorso ed i Balcani la scorsa settimana, obiettivo della presidente della commissione è quello di arrivare alle elezioni europee con una procedura di adesione avviata sicuramente con l’Ucraina, la Moldavia ed il Montenegro (il più avanzato da tutti), forse pure con altri. Tentando di superare anche il veto di Orbàn (e probabilmente anche quello del nuovo premier slovacco Fico) che sarà inevitabile ma che a Bruxelles si conta di poter bypassare in qualche modo, a partire dal vertice del Consiglio Europeo di dicembre, dove si vorrebbe dare il via libera ai negoziati di adesione.
Mentre però la presidente della commissione continua ad ignorare, come già fece nel suo discorso sullo stato dell’Unione, i problemi di governabilità con un’Europa a 30, 32 o 35, il tema è quasi sulla bocca di tutti a Bruxelles. Se la commissione affari costituzionali del parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di modifica elaborata da un gruppo ristretto di cui fa parte l’ex premier belga Verhostadt e che prevede di rimuovere il diritto di veto in Consiglio e di dare più poteri a Parlamento e Commissione, un gruppo di Paesi tra cui Germania, Francia, Spagna e Portogallo sta lavorando ad un’altra proposta di riforma complessiva. Tutto questo mentre la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock giorni fa è intervenuta con decisione sul tema, dicendo che la Germania è disposta per prima a fare la sua parte, rinunciando a fare a meno del “suo” commissario per un periodo di tempo limitato. Insomma, la “settimana dell’allargamento” – come con efficacia ha titolato Politico – è aperta: rimane solo da aspettare come e quando si chiuderà.
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