Nel ringraziarvi per tutte le segnalazioni ricevute e nel constatare che anche l’ultimo articolo, sulle problematiche relative alla Magistratura Onoraria, ha suscitato grande dibattito e interesse è utile oggi affrontare un tema sempre più attuale e concreto, ossia la procedura di sfratto.

Per capire l’entità del problema è doveroso ricordare qualche numero fornito dal Ministero dell’Interno.
Dal 2002 al 2021 su tutta la penisola, sono stati eseguiti con l’ufficiale giudiziario 519.243 sfratti. Un dato che se comparato ai casi già dichiarati esecutivi (ossia da mettere in esecuzione) è molto preoccupante. Sono, infatti, 1.091.065 gli sfratti esecutivi: 29.068 (2,66%) per necessità del locatore, 150.687 (13,81%) per finita locazione e la stragrande maggioranza, 911.310 (83,52%), per morosità e altro. In generale le richieste di esecuzione, in 20 anni, superano quota 2 milioni.

Numeri enormi che incidono pesantemente sulla tenuta socio-economica del nostro Paese. Da una parte i giusti interessi e la tutela dei diritti dei proprietari di casa e dall’altra la tutela di chi ha necessità di una abitazione. In mezzo però la necessità di una giustizia che sia rapida ed incisiva su temi fondamentali come questi per cui si discute.

I tempi e soprattutto la procedura per ottenere uno sfratto non sono del tutto veloci e pratici.
Per prima cosa esistono due grandi temi, ossia l’occupazione di un immobile senza alcun titolo ed occupazione di un immobile con regolare contratto. A seconda dei casi le procedure sono diverse. Accade spesso che nella pratica molti cittadini diano in locazione un immobile senza un regolare contratto registrato o addirittura senza alcun contratto.

Le conseguenze pratiche sono molteplici e senza entrare troppo nei vari tecnicismi è utile evidenziare che un’eventuale sfratto per morosità o cessata locazione può essere fatto con la procedura apposita e più snella solo nel caso in cui ci sia un regolare contratto di locazione.

Diversamente dovrà essere intrapresa una causa ordinaria con tempi e costi più gravosi. Il tutto con i vari risvolti che ogni causa specifica può avere. Ma fermiamoci ad un caso concreto recentemente accaduto. Un proprietario di un immobile si rivolge al proprio avvocato perché vuole ottenere lo sfratto per morosità persistente da parte di colui che ha preso la casa in locazione. Bene, prima cosa da fare è preparare un atto denominato: intimazione di sfratto per morosità.

Nel caso in esame, il proprietario cercava di ottenere un pagamento dei canoni già ampiamente scaduti attraverso un semplice decreto ingiuntivo. Non voleva sfrattare l’inquilino ma ottenere almeno un titolo esecutivo per i canoni scaduti. Il tutto anche perché la persona in locazione otteneva agevolazioni pubbliche proprio per avere la possibilità di pagare i canoni di locazione. Purtroppo, però i soldi non venivano utilizzati per il reale scopo e il proprietario non riceveva mai il proprio affitto. Bene, la richiesta di decreto ingiuntivo veniva fatta nel gennaio 2021.

Di solito la procedura per ottenere il decreto è di poche settimane. Nel caso di specie il cittadino otteneva il provvedimento solo a giugno 2021 dopo numerosi solleciti anche al CSM. Per metterlo in esecuzione ci vollero ovviamente altri mesi ma purtroppo senza alcuna possibilità di reale incisività. Anche perché nel frattempo la persona in affitto aveva ben nascosto il proprio eventuale capitale aggredibile.

A questo punto, persi soldi a settembre 2021 il proprietario di casa decide di passare almeno allo sfratto. E quindi altre spese e altro iter per ottenere almeno la liberazione del proprio appartamento. E qui inizia l’iter e la cosiddetta farsa. Alla prima udienza fissata a novembre l’inquilino cosa fa? Chiede il fantomatico termine di grazia, ossia la possibilità prevista dalla legge di sanare il debito entro un termine di 90 giorni. Ossia, quasi sempre una colossale presa in giro. Ed, infatti, nella successiva udienza del marzo 2022 l’inquilino neanche si presentava e ovviamente non aveva saldato il debito.

E da qui inizia la fase dell’esecuzione, o meglio la vera tribolazione. Dopo tutta la fase per ottenere il provvedimento esecutivo si inizia l’iter più problematico, ossia quello dello sgombero coatto. Perché è sempre più raro che l’inquilino vada via spontaneamente dall’immobile, soprattutto se questo ha bambini a suo carico. Per di più, questo tema meriterà altri approfondimenti, esiste l’ulteriore carenza di organico degli Ufficiali Giudiziari, ossia coloro che hanno il compito di mettere in esecuzione lo sfratto. Nel caso che stiamo raccontando venivano fatti vari tentativi ma l’inquilino si faceva trovare con il bambino e con problemi di salute.

Insomma, per farla breve, alla fine solo grazie all’intervento dei Servizi Sociali del Comune si è riusciti a sgomberare l’appartamento dopo tre anni. Questo sicuramente non è il caso peggiore ma nella fattispecie il proprietario di casa aveva una esigenza impellente, la propria salute. Infatti, il proprietario aveva appena scoperto di aver una malattia incurabile e voleva a tutti i costi risolvere ogni questione per lasciare alla propria unica figlia ogni cosa risolta.

Questa cara persona ci ha lasciato qualche giorno fa e poco prima per fortuna era riuscita a risolvere la questione giudiziale. Ecco immaginatevi quanti risvolti può avere una giustizia in-civile, non solo interessi economici ma anche semplicemente umani e di buon senso. Il tutto ben ricordando che se poi gli affitti delle case aumentano a dismisura un motivo deve essere anche ricercato in questa poca efficienza da parte del sistema giudiziario. Alla prossima puntata. Inviatemi le vostre segnalazioni a: avvandreaviola@tiscali.it

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Andrea Viola, Avvocato, Consigliere Comunale Golfo Aranci, Coordinatore Regionale Sardegna Italia Viva; Conduttore Rubrica Vivacemente Italia su Radio Leopolda