Il tango è il ballo della passione per antonomasia ed è anche quello della socialità. Si balla insieme, le persone si abbracciano, stabiliscono un contatto tra loro fatto di sorrisi, sguardi e passi. Ed è l’occasione per conoscersi e abbattere i muri anche per persone affette da sindrome di Down. Succede a Firenze nella scuola di danza Pablo Tango dove dal 2015 si svolge il progetto Pablo Tango T21: corsi di tango gratuiti per normodotati e persone Down. Una bella idea che mette insieme tutti inseguendo una unica passione: il tango.

L’idea è nata nel 2014 da una chiacchierata tra Giovanni Eredia, titolare della scuola di danza Pablo Tango di Firenze e la dottoressa Eleonora Paparo, psicologa. Giovanni aveva incontrato in una delle sue milonghe una ragazza con la sindrome di Down e aveva notato che era bravissima, non meno di altri allievi normodotati. Da qui il sogno di aprire una classe per tutti. “L’obiettivo è quello di fare inclusione al 100% – racconta con emozione Eleonora Paparo – il tango è un viatico di socialità. Ballando siamo tutti diversi e tutti uguali”.

Il progetto T21, sigla di trisomia 21, il nome scientifico della sindrome, vuole abbattere il muro che relega le persone affette da sindrome di down ad attività in associazioni specializzate “che pure sono importantissime per imparare a vivere il quotidiano – sottolinea la psicologa – ma per noi è importante che tutti possano entrare in contatto con questa sindrome e chi ne è affetto esca da quella sorta di ‘recinto’ che si crea intorno a loro. Succede così che ballando si fa amicizia, si conoscono persone diverse e c’è un arricchimento a vicenda”.

Una volta al mese il gruppo di tangheri si incontra per il “Pablo Tango Social”, un momento in cui ognuno racconta le emozioni che questa danza gli trasmette. “Il tango ha un codice universale – continua Paparo – chi impara a ballarlo può farlo in ogni parte del mondo e con qualsiasi tipo di persona”. È proprio questo che annulla le distanze e porta tutti a capire che si può fare, si può ballare, parlare, scherzare, vivere emozioni, anche con chi è molto diverso. Chi partecipa al progetto Tango T21 capisce subito che non è strano nè complicato avere a che fare con i diversamente abili. E chi ha la sindrome di Down vive le occasioni del tango in maniera normale: si sente al telefono con i compagni di ballo, organizza le serate, magari  festeggia il proprio compleanno durante una milonga e alla fine chiama un taxi per tornare a casa. Come fanno tutti.

Ma non è solo la socialità a vincere. “In 5 anni di attività abbiamo notato grandi progressi anche dal punto di vista motorio per i ragazzi affetti da sindrome di Down – continua la psicologa – sono molto più coordinati nei movimenti, hanno più equilibrio e sono molto più sciolti. Dipende anche dalla propensione che ciascuno ha, ma tuttavia è lo stesso anche per chi non ha nessun tipo di disabilità”.

Attualmente la classe di Firenze è composta da 8 ragazzi diversamente abili e 10 normodotati. Spesso fanno trasferte e si esibiscono in serate di beneficenza. Ma il progetto sta crescendo e già ha aperto una succursale a Bologna. Sabato 22 febbraio si esibiranno durante la kermesse “Danza in Fiera”, la più grande manifestazione dedicata alla danza di tutta Europa. Un bel successo per il gruppo di tangheri che si stanno preparando all’evento con tante prove ma soprattutto grandi emozioni.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.