Fra le varie problematiche che ho dovuto affrontare nel mio ruolo di garante dei diritti delle persone private della libertà personale, c’è quella relativa al vitto e sopravvitto. È una questione significativa di come funzioni il sistema penale. Il vitto è rappresentato dai tre pasti principali che vengono distribuiti da parte dell’amministrazione penitenziaria alla popolazione detenuta. Il sopravvitto consiste in tutti quegli alimenti (autorizzati in apposita lista dall’amministrazione penitenziaria) che le persone ristrette possono acquistare a loro spese.

Vitto in carcere, 2,39 euro per colazione, pranzo e cena

Presentata così, la questione potrebbe sembrare chiara, ma analizzandola attentamente dal di dentro (e cioè dal carcere) mi sono subito resa conto che tanto chiara la questione non era. Il primo riscontro, a quella che già all’inizio mi sembrava una situazione opaca, è stato di informarmi su quanto il Dipartimento pagasse per il vitto giornaliero per ogni detenuto: 2,39 euro per colazione, pranzo e cena. Esattamente la quota con la quale la ditta che serviva il vitto a Rebibbia si era aggiudicato l’appalto.

Prodotti di scarto pagati a peso d’oro

Una quota palesemente insufficiente per far fronte ad una alimentazione adeguata. Così, controllando le modalità di erogazione del sopravvitto, ho scoperto che la gestione di vitto e sopravvitto era allora riconducibile alla stessa ditta. Mi è stato a quel punto più chiaro capire i tanti reclami che avevo ricevuto dai detenuti in merito da una parte alla pessima qualità e alla scarsa quantità del vitto giornaliero, e dall’altra per l’elevato costo per acquistare i prodotti dal sopravvitto. Prezzi assolutamente esagerati per prodotti di pessima qualità. Pomodori, frutta, carne, formaggi, pagati a peso d’oro anche quando si trattava (per la maggior parte dei casi) di prodotti di scarto.

“Ma funziona così da anni”

Ho deciso di seguire questa vicenda che mi sembrava assurda ed ingiusta. La maggior parte degli interlocutori a cui mi sono rivolta mi diceva: “Ma funziona così da anni”; “Ma tanto lo sanno tutti ed il sistema non cambierà mai”. Non mi sono arresa e ho iniziato quella che non sapevo sarebbe diventata la mia battaglia solitaria per molti mesi. Ho iniziato a raccogliere i reclami, a controllare quotidianamente il vitto che veniva servito, a confrontarlo con le “tabelle vittuarie”, a fare le verifiche sul cibo acquistato. Ho analizzato le salsicce acquistate al prezzo di carne pregiata: erano piene di grasso e riempite di colorante, il pollo intero era senza ali (perché le ali venivano vendute a parte), le uova arrivavano sempre prossime alla scadenza, i limoni marci, i pomodorini in poltiglia, la frutta immangiabile.

Nel frattempo la qualità del vitto che veniva distribuito era veramente scarsa e scadente: latte diluito con acqua, caffè fatto con i fondi, carne contenente altre sostanze… Una vera galleria dell’orrore. Ho raccolto tutto pazientemente grazie alla collaborazione di alcuni detenuti che non ne potevano più di subire questo stato di cose. Ho preparato un dossier molto documentato e ho consegnato un esposto alla Procura di Roma. Nel frattempo anche la Corte dei Conti del Lazio ha segnalato anomalie nella gara di appalto. Poi sono arrivate alcune interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro della Giustizia (allora Marta Cartabia) che, in Senato, ha ammesso che era necessario modificare le gare di appalto per la fornitura del vitto e per garantire il sopravvitto.

L’inchiesta dalla Finanza

Per mia fortuna, l’esposto presentato in Procura è andato avanti e sono stata ascoltata come persona informata dei fatti da un bravissimo colonnello della Guardia di Finanza. Grazie alla sua attenzione e professionalità, riesco a ricostruire tanti passaggi e situazioni che porteranno ad un blitz (gennaio 2023) della Guardia di Finanza all’interno degli istituti penitenziari di Rebibbia per il sequestro degli alimenti predisposti per il vitto. Nel giugno 2024 vengono rinviati a giudizio i proprietari della ditta fornitrice di vitto e sopravvitto. A novembre 2024 inizia il processo. In una recente interrogazione al Senato per la mancata costituzione parte civile al processo da parte del Ministero della Giustizia, il Ministro Nordio ha richiesto informazioni del procedimento alla Procura di Roma che ha cosi risposto: “All’esito di articolata indagine, consistita anche in attività tecniche che hanno permesso di appurare la costante sostituzione del cibo oggetto di fornitura con alimenti avariati o comunque non rispettosi delle indicazioni riportate nel capitolo tecnico di gara, è stata effettuata una ispezione presso i magazzini di Rebibbia con conseguente sequestro a sorpresa degli alimenti oggetto del servizio di vitto: le successive analisi hanno confermato appieno quanto sino a quel momento era stato oggetto di censura da parte del garante dei detenuti o ascoltato nelle conversazioni captate”. La parola “appieno” mi ripaga dell’impegno profuso e dell’isolamento subìto da parte di chi doveva invece tutelare il mio lavoro.