In Sicilia ordinanza per 55 Comuni
Zona gialla, tre Regioni a rischio da settembre: torna la paura per terapie intensive e ricoveri

Passato indenne il mese di agosto, con tutta Italia ‘colorata’ di bianco, a settembre la zona gialla dovrebbe tornare a fare capolino nello Stivale. Indiziata numero uno resta la Sicilia, che già si è salvata dal passaggio da bianca a gialla per pochi decimali nella percentuale di occupazione di terapie intensive e degenze ordinarie Covid.
Ma la Regione guidata dal presidente Nello Musumeci è in difficoltà e il segno evidente arriva dalla scelta di emettere una ordinanza nei confronti di 55 comuni con una bassa percentuale di vaccinati, inferiore al 60 per cento del totale della popolazione vaccinale.
In questi Comuni infatti si è reso necessario l’utilizzo di mascherine all’aperto nei contesti di presenza di molti cittadini (quali ad esempio le strade) e il divieto di assembramento in pubblico e le misure di contenimento per gli eventi privati (tampone nelle 48h antecedenti). Per i Comuni di Barrafranca e Niscemi, inoltre, su proposta delle Asp competenti, è stata disposta la più gravosa misura della “zona arancione”.
Ma il destino della Regione sembra essere segnato. Il 30 agosto, dopo la solita valutazione da parte della Cabina di regia del Ministero della Salute, la Sicilia potrebbe essere la prima Regione a tornare ufficialmente in zona gialla, facendo dunque i conti con l’obbligo di mascherina all’aperto e restrizioni per eventi, cinema, teatri.
Gli ultimi dati diffusi dall’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali, evidenziano numeri preoccupanti: posti letto di terapia intesiva sono occupati al 9 per cento (contro il 10 previsto come limite) mentre quelli di area medica sono il 19 per cento (contro il 15).
Chi invece spera di non seguire la Sicilia sono Calabria e Sardegna, altre due Regioni ‘osservate speciali’ dal Ministero della Salute. In Calabria il tasso di occupazione delle terapie intensive è al 7% e quello dei ricoveri ordinari al 14, mentre in Sardegna è rispettivamente al 12 e al 10 per cento. Numeri a rischio, ma c’è una differenza che fa ben sperare: se infatti in Sicilia la situazione dei numeri tende a peggiorare, nelle due Regioni i numeri si sono stabilizzati.
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