La piazza è divisa sotto la piramide Cestia. Metà urla insulti, l’altra lancia petardi e offese sessiste dure come pietre. Il 25 aprile all’ombra di porta San Paolo comincia presto e subito all’insegna delle divisioni. Da poco oltre le otto della mattina la Brigata ebraica sventola le bandiere con la stella di David e il presidio antifascista e antisionista dei movimenti filo palestinesi risponde.

Oltre i caschi blu della polizia in tenuta anti sommossa si sentono chiare le urla “Assassini, assassini” dei manifestanti antagonisti. Poi sono volate un paio di bombe carta, lattine e sassi. A una signora con la kefiah al collo viene intimato di andarsene: “Forse è meglio che te la togli questa, tr*ia!”, tutto sotto il naso della polizia schierata in assetto anti sommossa che, nel corso della mattinata ha evitato più volte che le due fazioni arrivassero allo scontro, soprattutto quando la piazza si è fatta più calda e la Brigata ebraica ha cercato di ritornare sotto al palco: “Noi non ce ne andiamo. Hanno stuprato le nostre donne il 7 ottobre. Loro non dovrebbero essere qui”.

Tra le centinaia di giovani antagonisti e dei movimenti studenteschi sventolano striscioni con su scritto “resistenza antisionista” ma anche “ebreo antisionista”, bandiere della Palestina, foto di persone ferite e uccise nella Striscia. Fra i manifestanti anche ragazzi ebrei che chiedono “la fine del genocidio a Gaza”. Si rincorrono gli slogan “free Palestine”, “mai più genocidio” e “questa è la piazza della Resistenza”. Lo scambio di accuse è reciproco.

Bella Ciao intonata dalla parte pro Palestina: “Loro con la resistenza non c’entrano nulla. Questa città è stata liberata dai partigiani”, l’inno di Mameli cantato da quella della Brigata ebraica. Tra i manifestanti i collettivi universitari come Osa, che negli ultimi mesi hanno protestato alla Sapienza chiedendo l’interruzione di ogni rapporto accademico con Israele. “Sono venuti qua solo per provocare. Come hanno fatto all’università”, l’urlo si fa strada distinto tra i primi suoni che provengono dalle casse del palco dell’Anpi. La Brigata ebraica è rimasta circondata dalla polizia a ridosso del podio dei partigiani per circa un’ora, poi è iniziato il faticoso deflusso in viale Campo Boario.

La giornata è proseguita e si è chiusa senza disordini con una piazza piena di bandiere della Palestina, di quelle delle sigle sindacali, della pace e molte kefiah. Riccardo Pacifici, ex presidente della comunità ebraica di Roma, inveisce contro la presenza dei pro Pal. “I palestinesi che stavano con i nazisti ora stanno qui a celebrare il 25 aprile. Non è accettabile. Siamo al rovesciamento più totale della storia. La Brigata ebraica stava lasciando il corteo. Poi è iniziato il dietrofront. Spero che possano dire che il gran Mufti ha sbagliato, che stavano dalla parte sbagliata della storia, come lo sono sempre stati”.

Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma, per contro, cerca di riappacificare gli animi: “Ancora oggi i componenti della nostra comunità, molti giovani, che manifestavano per celebrare il 25 Aprile sono stati accolti con lancio di oggetti. Nessuna reazione c’è stata contro i giornalisti, come qualcuno ha detto. Invito tutti alla calma, seguendo i nostri valori morali che sono quelli della democrazia, soprattutto oggi, e ad avere fiducia nelle istituzioni e nella professionalità delle forze dell’ordine”.

Il corteo pro Palestina si sposta così da Porta San Paolo per raggiungere la stazione della metropolitana al circo Massimo e quindi proseguire verso Centocelle per prendere parte al secondo corteo per la festa della liberazione, quello organizzato dal Comitato 25 aprile. La manifestazione è stata scortata dalla polizia, mentre gli elicotteri sorvolano la stazione Ostiense. Dopo i momenti di tensione della prima mattinata la situazione si è calmata. La polizia indaga su alcuni episodi che si sono verificati durante il confronto fra brigata ebraica e movimenti antagonisti. Le immagini delle telecamere sono al vaglio della scientifica.

Finalmente il corteo organizzato dall’Anpi, partito da Largo Benedetto Bompiani, in zona Garbatella, entra in piazza. In migliaia sono arrivati dietro lo striscione “I partigiani”, con il sindaco di Roma Gualtieri e, di fianco a lui, il padre di Ilaria Salis, Roberto. Tante le bandiere italiane e quelle della pace, insieme ai gonfaloni di Anpi, Anppia (Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti), Anfim (Associazione nazionale famiglie italiane martiri) e dei quartieri di Centocelle e Quadraro. Sul palco si susseguono tanti artisti, dal Coro Inni e canti di lotta della Scuola Popolare di Musica di Testaccio alla Banda Jorona e letture di poesie della resistenza, come quelle di Alfonso Gatto e di testi di Primo Levi.

Prendono infine la parola il sindaco Roberto Gualtieri e Roberto Salis che ha letto un breve messaggio della figlia Ilaria, ora candidata alle elezioni europee per Alleanza Verdi e Sinistra, detenuta dallo scorso anno in carcere a Budapest perché accusata e ora sotto processo per aver preso parte all’aggressione a due naziskin durante un raduno di movimenti di estrema destra: “Sono orgogliosa – legge Roberto con la voce rotta dall’emozione – che nel mio Paese si ricordi tutti gli anni la cacciata dei nazifascisti grazie alla coraggiosa lotta di partigiani e partigiane.
Dalla mia cella ardentemente desidero che il mio paese si mostri tutti i giorni all’altezza della propria storia, che oggi come in passato voglia opporsi all’ingiustizia del mondo e schierarsi dalla parte giusta della storia. Buon 25 aprile”.

Salis ha concluso dal palco citando Leonardo Sciascia: “Se si guarda il pozzo dall’alto si vede il sole e la luna. Se si vuole vedere la verità bisogna andare in fondo al pozzo. Ilaria aveva già ben chiaro qual è la situazione, qual è la parte giusta della storia molto meglio di me e di molte persone e sicuramente enormemente meglio dei nazisti che la stanno carcerando in questo modo.
Adesso nel pozzo c’è stata abbastanza e bisogna tirarla fuori”.

Il sindaco Roberto Gualtieri: “È importante ricordare chi ha dato la sua vita per donarci la nostra libertà. La nostra democrazia, la nostra costituzione, la nostra Repubblica e il nostro sistema sociale avanzato sono frutto e figlio del coraggio di chi ha voluto non stare a guardare e dare la vita per partecipare alla liberazione dell’Italia e riscattarsi dai crimini del nazifascismo. Quelli della Liberazione sono valori preziosi che devono essere costitutivi della nostra nazione e cittadinanza e devono unire il Paese”, ha detto il sindaco di Roma.

“Questa data credo debba essere un giorno che unisca tutti. Poi esistono tanti temi e si possono avere posizione diverse. Ma il 25 aprile deve unire tutti”. Quindi ha sottolineato: “Tutti gli antifascisti e tutti gli italiani devono celebrare questi valori e princìpi”. Il primo cittadino della Capitale, oltre a puntualizzare l’importanza della Resistenza “nell’autodeterminazione dell’Italia” alla fine della Seconda guerra mondiale, ha rivolto “un abbraccio al papà di Ilaria Salis”, perché “in un Paese europeo vedo lo stato di diritto negato e schiacciato. Ci sono diritti civici politici e sociali scritti nella nostra Costituzione e in cui l’Europa si riconosce”.