Le ‘lungaggini’ della giustizia gli impediscono di ricevere cure mediche specialistiche. È quanto sta vivendo Massimo, 43enne detenuto nel reparto SAI del carcere napoletano di Secondigliano, che deve convivere con diversi tumori. 

A segnalare il caso è Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti, che questa mattina gli ha fatto visita nel penitenziario del capoluogo. A Massimo, spiega Ciambriello, sono stati autorizzati il 12 ottobre scorso dalla Corte di Assise di Catania gli arresti domiciliari nel suo comune della provincia “autorizzandolo a lasciare la propria abitazione per recarsi ad effettuare le necessarie cure mediche, cure e terapie”. 

Anche la direzione sanitaria di Secondigliano, aggiunge Ciambriello, “ha dichiarato la sua incompatibilità con il carcere”.

Qui però sorge il problema: “Stando in carcere per un altro reato definitivo, si attende da giorni la decisione della magistratura di Sorveglianza di Napoli”, spiega il garante campano dei detenuti. 

Quindi, nonostante le condizioni del 43enne siamo gravi e incompatibili con lo stato di detenzione, “resta ancora in carcere, aspettando carte “e cartuscelle”, direbbe Pino Daniele”.

Per Ciambrielllo “i ritardi non possono giustificare, in questi casi, sia la fisiologica solitudine del momento decisionale che i tempi lunghi per la parte conoscitiva ed organizzativa per le decisioni del magistrato. La tutela della salute e della vita dovrebbero avere una corsia preliminare”.

Redazione

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